Attentato mafioso al giornalista Ario Gervasutti. Le confessioni di Mercurio il pentito che accusa Filippi: «Investivo i soldi del clan»

Martedì 15 Agosto 2023 di Gianluca Amadori
Ario Gervasutti e buchi delle pallottole sulla sua casa di Padova

PADOVA - È un pezzo grosso della ndrangheta Domenico Mercurio, il collaboratore di giustizia che ha fatto finire nei guai l'imprenditore vicentino, ed ex senatore leghista, Alberto Filippi, accusato di essere il mandante dei cinque colpi di pistola che, nell'estate del 2018, furono esplosi contro l'abitazione del giornalista padovano Ario Gervasutti (ex direttore del Giornale di Vicenza, oggi capo redattore de Il Gazzettino) nonché, nel 2019, di un'estorsione con incendio ai danni del titolare di un'azienda toscana con la quale era in atto una controversia di natura economica.
Mercurio, 53 anni, originario di Crotone ma per lungo tempo residente a Lavagno, in provincia di Verona, da alcuni anni è finito in tutte le inchieste attraverso le quali è stata smantellata la rete di potere costruita da esponenti della ndrangheta calabrese nella provincia di Verona, attraverso minacce, estorsioni, violenze, ma anche una lunga serie di reati finanziari di vario tipo, in particolare la realizzazione di fatture a fronte di operazioni inesistenti.

RICICLAGGIO
«Il mio ruolo consisteva nel raccogliere del denaro attraverso soggetti che ne avevano la disponibilità - ha raccontato Mercurio nell'agosto del 2020 agli inquirenti, dopo essersi pentito - In particolare i Giardino (importante famiglia della zona di Crotone, ndr) avevano denaro liquido di provenienza illecita che necessitava di essere reinvestito e io mi occupavo di questo».
In provincia di Verona, Domenico Mercurio era titolare di un'impresa edile, la Socoma srl, «e ne controllava molte altre attraverso prestanome», ha raccontato Giuseppe Giglio, un altro dei collaboratori di giustizia che hanno aiutato la procura distrettuale antimafia di Venezia a ricostruire le fasi dell'infiltrazione e del radicamento della cosca Arena - Nicoscia e quella Grande Aracri nell'area veronese.
Un pezzo grosso, molto vicino a Salvatore Nicoscia: quando il boss fu arrestato, a cavallo tra il 2008 e il 2009 (nel 2019 è stato condannato all'ergastolo a Catanzaro), stava rientrando proprio da Verona dove era stato ospitato da Mercurio.
In due processi di primo grado celebrati con rito abbreviato a Venezia, Domenico Mercurio è stato condannato rispettivamente a quattro e tre anni di reclusione per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, e riciclaggio.

LE CONFESSIONI
Nell'ultima inchiesta, chiusa da poche settimane dai pm Lucia D'Alessandro e Stefano Buccini, le rivelazioni di Mercurio hanno avuto importanza determinante nel ricostruire una serie di episodi di violenza, tra cui minacce, rapine, estorsioni che riguardano anche alcuni esponenti di spicco della famiglia Giardino, alcuni dei quali residenti a Verona. Ed è stato proprio il collaboratore di giustizia a raccontare dell'incarico che suo zio, Santino Mercurio, 65 anni, di Isola di Capo Rizzuto (vicino alla famiglia Giardino), avrebbe ricevuto per mettere a segno, a Padova, nel 2018, l'atto intimidatorio ai danni del giornalista Gervasutti: una presunta ritorsione per alcuni articoli non graditi che risalivano ad una decina di anni prima.
Non è chiaro come Filippi abbia conosciuto Mercurio e se sapesse della sua affiliazione alla ndrangheta: per il momento l'imprenditore vicentino ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione, riservandosi di parlare con i magistrati, come ha annunciato il suo difensore, l'avvocato Cesare Dal Maso. Certamente lo farà per respingere ogni accusa.
Dalla notifica dell'avviso di conclusione delle indagini, gli indagati hanno 20 giorni di tempo per depositare memorie difensive o per chiedere di essere interrogati: poi spetterà alla procura distrettuale antimafia di Venezia il compito di decidere se chiedere il rinvio a giudizio per tutti, compreso l'ex senatore Filippi.
 

Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 20:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci