Masi Agricola, nuovi attacchi e dimissioni. L'ad Boscaini: «Sono accuse infondate»

Dopo Renzo Rosso se ne va anche il presidente dei sindaci indicato dalla Red Circle del patron di Diesel e Otb

Sabato 8 Aprile 2023 di Maurizio Crema
L'ad Boscaini: «Sono accuse infondate, volevano solo più potere»

Ora sembra proprio guerra aperta. Masi Agricola, dopo Renzo Rosso se ne va anche Cristiano Agogliati, presidente del collegio sindacale della società del vino quotata in Borsa famosa in tutto il mondo per il suo Amarone.

L'addio è motivato, spiega una nota, «dall'impossibilità di svolgere con la necessaria autonomia il proprio ruolo».

LA REPLICA
«Sono considerazioni che la società non condivide in quanto pretestuose e infondate» risponde Masi Agricola. Agogliati, ricorda una nota della società veronese che controlla a Valdobbiadene (Treviso) la Canevel, è stato tratto dalla lista di minoranza presentata, in occasione dell'assemblea degli azionisti del 23 aprile 2021, dal socio Red Circle Investments, società del patron di Diesel Renzo Rosso che ha il 10% del capitale di Masi.

«Faccio fatica a capire il comportamento del presidente del collegio sindacale - commenta il presidente e Ad di Masi Agricola, Sandro Boscaini - rigettiamo totalmente le sue considerazioni, sono infondate e immotivate». Sembrano quelle che vi ha fatto un mese fa Renzo Rosso quando si è dimesso dal cda. «Vengono dalla stessa lista, quanto meno», la risposta di Boscanini.
Rosso, uno dei grandi imprenditori della moda italiana, fondatore e proprietario del gruppo Otb-Diesel da 1,73 miliardi di fatturato, impegnato anche a realizzare il polo del vino d'alta gamma Brave Wine, nella sua lettera di dimissioni è stato duro: ha riscontrato in Masi «un'organizzazione del governo societario non in linea con gli standard di riferimento di società con azioni negoziate sui mercati di capitali».

Una settimana fa è entrata nel cda sua moglie Arianna Alessi. Ieri la bordata del "suo" presidente del collegio sindacale. Red Circle e la coppia d'oro della moda veneta non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.
Chi è voluto intervenire invece è Sandro Boscaini, che insieme ai fratelli Bruno e Mario controlla la casa vinicola veronese col 73,5% del capitale diviso in tre parti uguali legate da un patto di sindacato e di prelazione. Perché queste accuse di Rosso e di Agogliati? «Bisognerebbe essere nella loro testa. In piena pandemia, maggio 2020, Rosso per conto della Red Circle Investments ha acquistato il 5% della Masi Agricola - spiega Boscaini -. Nella primavera del 2021 Red Circle ha aumentato la sua quota al 7,5% per cogliere la possibilità fornita dallo statuto di presentare la sua lista di minoranza e quindi di nominare 2 consiglieri in cda e il presidente del collegio sindacale, indicato in Agogliati. La lista di maggioranza è stata quella di noi tre fratelli, sempre compatti e solidali nonché uniti da un patto di sindacato che prevede anche la prelazione in caso della vendita di una delle nostre quote paritetiche. In seguito RC è arrivata al 10%, tutto questo senza informare noi. Beninteso, non ne avevamo il diritto».

MINORANZA DI BLOCCO
Perché questa ulteriore "scalata"?
«Probabilmente era per acquisire una quota di blocco stabilita dallo statuto in caso di delisting - risponde Boscaini -. Per uscire dalla Borsa serve anche il benestare dei soci di minoranza al 10%. Ma a noi non ha mai spiegato la sua posizione. Poi un mese fa sono arrivate le sue dimissioni e le critiche sulla nostra gestione: anche in quel caso non ha mai fornito elementi specifici, né a noi né alle autorità di vigilanza. È la Consob ad avere poteri e autorità di fare osservazioni, che non ha peraltro mai fatto. A parlare si fa presto, poi bisogna argomentare le accuse. Pensi che in un'intervista recente aveva dichiarato che Masi era una società "ben strutturata". Probabilmente si è ricreduto sulle possibilità di avere un potere maggiore nell'ambito della Masi, quando scali la montagna devi guardare se hai le attrezzature adatte... La nostra azienda ha 250 vendemmie di storia ed è stata sempre in mano alla famiglia Boscanini nella guida e nella proprietà. Operiamo per uno sviluppo solido e a passo d'uomo. Noi puntiamo a una crescita organica, per acquisizioni che si integrano nel nostro portafoglio e immagine come Canevel, che da quando è con noi ha raddoppiato il suo fatturato. Se capitasse qualcosa in Friuli sarebbe perfetto. Chi vuole stare con noi deve capire che viene in un ambiente che ha già una sua linea ed è evidente che non possiamo essere scalati. Non abbiamo mai ceduto una delle nostre quote, il fondo Alcedo a suo tempo è entrato solo con un aumento di capitale. Oggi abbiamo un migliaio di piccoli azionisti, molti dall'estero. E poi c'è l'Enpaia, che pochi giorni fa ha portato la sua quota dal 5% al 6% comprando sul mercato».

Rosso era meno paziente e più interventista?
«Gli interessava uno sviluppo diverso - afferma Boscaini - ma noi siamo soddisfatti del nostro. Nel 2022 siamo cresciuti di quasi il 13% con ricavi a 74,7 milioni, margini migliori e un utile netto in calo da 5,4 a 4,5 milioni per colpa dei rincari. Anche quest'anno distribuiremo un dividendo, anche se ridotto a 6 cent». E ora come sta andando? «Siamo in linea con le nostre aspettative», dice il presidente di Masi. E a Rosso che dice? «Gli faccio tanti auguri per il polo del vino che vuole costruire».
 

Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci