Antonio Megalizzi, il podcast che racconta il sogno del giornalista morto nell'attentato dell'11 dicembre a Strasburgo

Giovedì 8 Dicembre 2022 di Angela Pederiva
Antonio Megalizzi

La sua ultima foto su Instagram era stata postata nel giorno dell'Immacolata: un selfie a Nordest, davanti a un gazebo con la bandiera blu stellata e l'hashtag #iameuropean, io sono europeo. Un'affermazione di orgoglio e di appartenenza che da oggi, con una puntata al giorno fino a martedì, riecheggerà attraverso il podcast Antonio Megalizzi e il sogno d'Europa. A quattro anni dall'attentato jihadista di Strasburgo dell'11 dicembre 2018, è infatti più che mai viva la memoria del giovane giornalista radiofonico che si era laureato a Verona e che arrivava da Trento, grazie anche alla Fondazione che ne porta il nome e gli ideali fra i ragazzi.


UN COMUNICATORE
È proprio la Fondazione Megalizzi, fondata dalla sua famiglia e presieduta dalla sua fidanzata Luana Moresco, a raccontare chi era il 28enne, spirato tre giorni dopo essere stato colpito dal terrorista islamico Chérif Chekatt nella zona dei mercatini, dove si trovava con la veneziana Clara Stevanato, la trentina Caterina Moser e il polacco Bartek Niedzielski, ucciso a sua volta: era un cronista, un autore, uno speaker, uno scrittore.

Un comunicatore a tutto tondo, insomma, che dal 2015 aveva messo le sue competenze e il suo entusiasmo al servizio delle istituzioni e delle iniziative comunitarie: «Antonio, sempre pieno di idee, intercetta il gap comunicativo tra le istituzioni europee e i cittadini europei. Inizia così subito a prodigarsi per colmare le carenze informative e a progettare dei format per spiegare ed avvicinare l'Unione europea alla gente. Nello stesso anno partecipa alle selezioni nazionali per entrare nella redazione italiana di Europhonica, il format radiofonico europeo sull'Unione europea. Le vince e diventa caporedattore di una redazione di 25 ragazzi da Trento a Catania. Antonio affronta il suo ruolo con grande entusiasmo e dedizione giorno dopo giorno; realizza oltre 100 pezzi radiofonici sull'Ue in quattro anni e forma 40 ragazzi, partecipando a decine di trasferte al Parlamento europeo di Strasburgo dove intervista i più importanti eurodeputati italiani e stranieri».


LA SERIE
Proprio la sua voce risuona ora attraverso la serie in onda ogni giorno alle 13.30 su Spotify e Google Podcast, curata da Eleonora Montis e voluta da Unica Radio in collaborazione con la Fondazione Megalizzi e con l'associazione Raduni, nonché con il contributo della Fondazione di Sardegna. In tutto 6 puntate da 7 minuti ciascuna, per ripercorrere la vita di Antonio, la sua attività nelle emittenti e per l'Ue, la sua morte prematura e la sua eredità morale. «L'obiettivo del programma spiegano i promotori è di far sì che la storia di Antonio Megalizzi e il suo lavoro non vengano dimenticati, di portare avanti il suo sogno e ciò che faceva come cittadino europeo e come giornalista. Ci si impegna a trasmettere e divulgare in maniera chiara e semplice la sua passione e il suo impegno verso l'Unione europea, soprattutto a tanti altri ragazzi come lui tramite la radio, il suo mezzo preferito».
La trasmissione ripropone così anche gli audio dei suoi interventi sui più svariati temi di respiro continentale: Cosa succederà alla Premier League dopo la Brexit, Ecco perché la Repubblica Ceca vuole farsi chiamare Cechia, Austerity, ce lo chiede l'Europa e altri stereotipi sull'Ue, Perché Juncker commenta le elezioni. Sempre con uno sguardo al Nordest, terra da cui proveniva anche un europeista del calibro di Alcide De Gasperi, come quando dava conto delle tensioni fra Italia e Austria sul transito dei richiedenti asilo, in uno dei tanti brani che ora possono essere riascoltati: «Mai come oggi il confine del Brennero si era rivelato tanto cruciale nella diatriba tra gli Stati membri per la gestione del flusso dei migranti...». Per questo ragazzo dell'Europa, come canta Gianna Nannini nella colonna sonora della prima puntata, il desiderio era uno solo: fare il giornalista a Strasburgo perché, spiegava lui stesso, «ancora non esiste un media service giovane che si occupi di Ue».


GLI AMBASCIATORI
A portare avanti il suo lascito ideale sono oggi i ragazzi della Fondazione, che fra i vari progetti si propone anche di selezionare e formare 30 studenti universitari e neolaureati a livello nazionale, i cosiddetti ambasciatori, per realizzare eventi, seminari e laboratori didattici, «finalizzati alla divulgazione della storia e del funzionamento delle istituzioni europee, alla diffusione degli strumenti e metodi per riconoscere e combattere le forme di disinformazione online e offline, e alla condivisione di buone pratiche di educazione civica e giornalismo nelle scuole di diverso ordine e grado in tutta Italia». E in tutta la Penisola si moltiplicano gli appuntamenti e le iniziative in sua memoria, fra borse di studio, premi per tesi di laurea, panchine europee. Come quella inaugurata nel capoluogo del Trentino, con la scritta gialla sul legno blu: Unione europea, perché? Le alternative sono inimmaginabili ed essenzialmente tragiche.


La citazione è dello stesso Megalizzi, a cui l'Università di Trento ha anche assegnato la laurea a titolo d'onore in European and International Studies, con l'apprezzamento del presidente della Repubblica. «È di grande significato ha dichiarato Sergio Mattarella che l'Ateneo abbia deciso di attuare questo conferimento. È la dimostrazione di una grande sensibilità che ha veramente grande valore civile e morale, come hanno grande valore civile e morale gli impegni degli amici di Antonio Megalizzi, che ne coltivano le idee e le sviluppano. Così come di grande significato e commovente è che le persone che gli sono state più vicine, che gli hanno voluto bene in maniera intensa e particolare, abbiano animato la Fondazione che reca il suo nome».
 

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