Verona. Abusi in questura, sospeso un altro poliziotto. Il deputato Flavio Tosi: «Accuse ideologiche»

Mercoledì 7 Febbraio 2024 di Angela Pederiva
Verona. Abusi in questura, sospeso un altro poliziotto. Il deputato Flavio Tosi: «Accuse ideologiche»

VERONA - Un altro agente è stato sospeso dal servizio per le asserite violenze nella Questura di Verona. L’inchiesta della Procura era stata svelata nel giugno dello scorso anno: 5 poliziotti erano finiti agli arresti domiciliari, accusati a vario titolo di tortura, lesioni, falso, omissione di atti d’ufficio, peculato, abuso d’ufficio e discriminazione razziale ai danni di persone “fragili”, sottoposte alla loro custodia fra luglio del 2022 e marzo del 2023: 10 colleghi erano stati indagati a piede libero e 23 divise erano state trasferite, per il sospetto che non avessero impedito o denunciato gli abusi, tanto che per 12 di loro in ottobre il Tribunale aveva disposto la sospensione (anche se in dicembre il Riesame di Venezia aveva parzialmente riformulato le misure cautelari e ne aveva revocata una).

Ora la gip Livia Magri ha accolto una delle due ulteriori richieste interdittive dei pm Carlo Boranga e Chiara Bisso per cui si era riservata di decidere, ma scoppia la polemica politica sulla decisione di riconoscere l’aggravante della minorata difesa da parte della presunta vittima: un immigrato irregolare e pregiudicato, che non ha presentato denuncia temendo di poter essere espulso.

L’EPISODIO

Questo capitolo della vicenda riguarda l’episodio avvenuto il 21 ottobre 2022, quando le volanti avevano fermato il nordafricano. «Tunisino di merda, figlio di puttana, cosa ci fai qui?», lo avrebbero provocato i poliziotti, secondo la ricostruzione dei pm accolta dalla gip, spruzzandogli lo spray urticante, prendendolo a calci e mortificandolo con una «azione degradante consistita nell’avere, uno dei poliziotti, urinato sulla parte lesa distesa a terra dopo aver proferito le espressioni: “So io come svegliarlo”». L’uomo non è quello che, comunemente parlando, potrebbe dirsi uno stinco di santo: sul suo conto pendeva un cumulo di pene pari a 4 anni e 2 mesi per spaccio, porto abusivo d’armi, spendita di monete false e lesioni, tanto che nel corso dell’inchiesta è stato rinchiuso nel carcere di Santa Maria Maggiore. Ma per i pubblici ministeri, e per la giudice delle indagini preliminari, nessun reato può giustificare in reazione comportamenti come quelli contestati ai servitori dello Stato. In particolare all’agente che, attraverso un’ordinanza di 127 pagine, la gip Magri ha sospeso per 10 mesi, con l’accusa di aver commesso l’abuso di autorità, aggravato anche dallo «status della persona offesa di straniero irregolare sul territorio dello Stato». 

I DIRITTI

Da questo punto di vista la vittima, «conscia della precarietà della propria possibilità di permanenza sul suolo italiano, si è trovata inevitabilmente impossibilitata a fare valere i propri diritti nel corso delle azioni illecite patite e tuttora continua a manifestare la volontà di non presentare denuncia per quanto subìto, temendo l’avvio di un procedimento penale persino nella veste di parte lesa e temendo che la conseguenza della denuncia (...) possa essere l’espulsione e il rimpatrio in Tunisia e il conseguente “distacco forzato” dalla propria compagna e dalla propria figlia minore». Secondo la gip Magri, inoltre, l’agente «ha assunto un negativo comportamento nel procedimento, rendendo, nel corso del suo interrogatorio, dichiarazioni non veritiere, finalizzate a screditare l’intero racconto» del magrebino. Le sue presunte bugie sarebbero state finalizzate a consentire che il resto dell’equipaggio «andasse esente da qualsivoglia responsabilità». Di fronte a questo atteggiamento, «deve ritenersi concreto il pericolo che, in situazioni analoghe», l’indagato «possa assumere analogo comportamento di cinica indifferenza nei confronti dell’arrestato, di tacita o forse neppure tacita ma espressa condivisione di comportamenti violenti o denigratori assunti da propri colleghi, di volontario omesso intervento a difesa di arrestati/fermati vittime di abusi». 

LE CRITICHE

Il veronese Flavio Tosi, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia, critica la contestazione dell’aggravante: «È una tesi abbastanza singolare: siccome il clandestino decide di non denunciare, allora eventuali reati contro di lui sarebbero più gravi. Quindi, sembra di capire, per il gip se aggredisci una persona perbene e incensurata, è meno grave che picchiare un pregiudicato clandestino. Un approccio giurisprudenziale del genere è evidentemente ideologico». L’affondo dell’azzurro va oltre, stigmatizzando le valutazioni sulla veridicità delle dichiarazioni rese nell’interrogatorio: «Il processo deve ancora iniziare, come può un giudice delle indagini preliminari sostituirsi al giudice finale e dare per certi e assodati fatti e comportamenti tutti da dimostrare?».

Ultimo aggiornamento: 11:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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