Le ultime volontà del figlio dell'aviatore Pierluigi Penzo: «Un museo per mio papà nel nome dello stadio del Venezia»

Le volontà di Luigi Penzo per ricordare il genitore illustre

Sabato 8 Gennaio 2022 di Raffaella Vittadello
VENEZIA Una partita allo stadio Pier Luigi Penzo
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VENEZIA - Luigi Penzo, dalla sua casa di Sona (Verona) dove viveva, era preoccupato, fino a qualche mese fa, per lo stadio di Venezia dedicato al papà Pierluigi, aviatore veneziano scomparso nel 1928 quando lui era un neonato. 
Luigi seguiva il calcio e temeva che l’impianto sportivo, inaugurato nel 1931 quando era ancora vivo lo scalpore della notizia della morte di Penzo sul Rodano, fosse intitolato ad altri in fase di ristrutturazione per l’ampliamento della capienza dovuta alla promozione del Venezia in serie A, o in una eventuale nuova realizzazione. 
Ci teneva moltissimo, invece, a conservare la memoria di quello che la storia dell’aviazione veneziana ricorda come un eroe e di cui ai Giardini di Castello è conservata una statua. Chiedeva insistentemente ai figli di fare qualcosa. 
Luigi Penzo è morto nel dicembre scorso, a 94 anni, dopo una carriera militare da generale e una vita straordinariamente intensa a livello culturale e familiare. «Un personaggio eccezionale - lo ricorda la figlia Lucia - che non possiamo considerare una proprietà privata. Per questo ai funerali, anche se a lui interessava molto poco, abbiamo accolto le richieste di chi voleva fosse portata la divisa da generale. Perchè Luigi era amico di tutti e abbiamo voluto ascoltare le richieste di tutti».
E proprio per questa sua vita donata agli altri e per far onore al desiderio dell’anziano papà, i figli Lucia e Pierluigi (proprio come il nonno) hanno deciso di mettere a disposizione di chi fosse interessato i tanti cimeli accumulati in una vita, per realizzare una sorta di museo, magari a Venezia, in memoria di Pierluigi Penzo. 
I nipoti conservano infatti gelosamente l’elica dell’idrovolante “Marina 2” con cui l’aviatore si schiantò fatalmente a 32 anni durante un ammaraggio di fortuna sul Rodano, nella rotta tra Strasburgo e Avignone di ritorno dalla spedizione di salvataggio al Polo Nord condotta da Umberto Nobile. E la bussola che fu ritrovata a bordo di quel velivolo, come pure tanti documenti, lettere agli amici e alla compagna, mappe e cartografie delle spedizioni effettuate dal nonno Pierluigi.

LE ORIGINI 
Pieluigi Penzo era nato a Malamocco - dove lo ricorda l’intitolazione della scuola elementare - ma quando il padre Vittorio fu chiamato a dirigere la corporazione degli ormeggiatori del porto la famiglia si trasferì nel cuore di Venezia, perchè mancavano i collegamenti con le isole. E a Venezia frequentò prima l’istituto nautico, poi l’accademia militare. A vent’anni era già arruolato nella Regia Marina. Ma ad attirarlo era il cielo, non il mare. E la carriera fu fulminea, con in tasca un brevetto di pilota di idrovolante preso nell’isola militare di Sant’Andrea. Ma non furono solo successi: fu abbattuto verso la fine della prima guerra mondiale nell’Alto Adriatico, fatto prigioniero, processato a Spalato per irredentismo, spedito a Mathausen. A fine guerra fu congedato, e divenne molto amico di Gabriele D’Annunzio, con cui condivideva la passione per il volo. E dalla Marina passò all’Aeronatica, partecipando a crociere con personaggi del calibro di Italo Balbo. Poi la spedizione al Polo Nord, con la missione di salvataggio all’equipaggio del dirigibile Italia e il triste epilogo al rientro. 

Ultimo aggiornamento: 16:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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