Il ministro Brunetta: «Venezia sarà la più antica città del futuro. Io presidente? Me l'hanno chiesto»

Lunedì 12 Luglio 2021 di Alda Vanzan
Il ministro veneziano Renato Brunetta

VENEZIA - Quando ha detto - «da figlio di Venezia, da ragazzo di Cannaregio» - di essere onorato di partecipare alla discussione sul futuro della città e all'atto costitutivo della fondazione di Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità, gli si sono arrossati gli occhi.

Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione, tra l'altro in vetta con il collega Dario Franceschini nella classifica del gradimento secondo il sondaggio Index Research, era visibilmente emozionato.

Ministro, si è commosso?
«Sì. Perché sta nascendo il futuro di Venezia ed è un futuro antico. La comunità veneziana, nell'arco dei molti secoli della sua storia repubblicana, ha realizzato un modello di sostenibilità ambientale, economica e sociale ante litteram. Negli ultimi cento anni della sua storia, la comunità veneziana espansa al di là della laguna ha affrontato la modernità, con momenti topici, dallo sviluppo di Porto Marghera al Mose. Ora si tratta di trasformare Venezia nella più antica città del futuro».


Sembra un ossimoro.
«Venezia non è un museo, non è solo eredità: ha bisogno di trovare una sua evoluzione. Con un modello ambientale, sociale e urbanistico volto allo sviluppo sostenibile, un modello che possa essere utile al mondo. Oggi è il momento Italia. Ed è il momento Venezia. Non è un caso che nel giorno in cui all'Arsenale si è concluso un importante G20, a Ca' Corner sia nata la Fondazione sulla sostenibilità».

Cosa succederà?
«Ci sono sette progetti chiave: organizzare periodicamente una Biennale della Sostenibilità per rendere Venezia un polo di riferimento mondiale per il dibattito scientifico, accademico e culturale; avviare un polo di idrogeno ed energie alternative a Marghera; favorire la decarbonizzazione e la circolarità, insieme alla tutela dell'ecosistema lagunare e della biodiversità; c'è il progetto VeniSIA sulle start up per la sostenibilità ambientale; studiare un piano strategico per il rilancio delle attività produttive e della residenzialità; scommettere sui giovani, sullo studio, sulla ricerca».

Il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, teme la burocrazia.
«Escludo che ci sia questo rischio. Con le riforme del Governo Draghi nulla sarà più come prima».

Fatta la Fondazione, si dovrà pensare alla governance. Si parla di lei come presidente.
«Me lo hanno chiesto. Sì, sarebbe una cosa straordinaria riportare al centro della storia Venezia, città-Mondo. Dopo i disastri dell'acqua alta e della pandemia stiamo vivendo una congiuntura astrale favorevole. Occorre far superare all'ecosistema umano e ambientale di Venezia la sfida epocale dei cambiamenti climatici, combinando obiettivi di salvaguardia del suo contesto fisico e ambientale, l'urbs, con quelli di vitalità della comunità veneziana, la civitas».

Zaia ha detto che il Governo deve mettere i denari.
«Ci sarà un mix di risorse pubbliche, sia dal bilancio ordinario sia dai grandi progetti europei del Pnrr, e private. Quello che conta è la credibilità dell'Italia in questo momento».

Ha annunciato novità a breve per Venezia. Cosa succederà?
«Decisioni importanti che verranno prese nei prossimi giorni. Avremo una soluzione molto seria, ponderata, strutturale, responsabile sulle grandi navi e la città. Poi risolveremo il problema dei pagamenti delle imprese che hanno lavorato e lavoreranno al Mose. Arriverà un nuovo decreto per l'Autorità per la laguna di Venezia, con la rinascita del Magistrato alle Acque. Ci abbiamo lavorato molto con il presidente Draghi e con il Governo, con il sindaco Brugnaro e con il governatore Zaia. È questione di giorni. Tutto si tiene: momento Italia, momento Venezia, il nostro futuro».
 

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