L’odissea dei tamponi: ore in coda a Venezia in piedi e al freddo

Giovedì 6 Gennaio 2022 di Alice Carlon
A Venezia ore in coda per i tamponi

VENEZIA - «Il centro storico è completamente abbandonato». È il commento che rimbalza in questi giorni lungo la fila interminabile di persone in coda per un tampone all’ex Giustinan di Dorsoduro. Si parla di attese lunghe due, tre, quattro ore in condizioni estreme: in piedi, al freddo, in mezzo alla nebbia. Tutti mischiati, positivi e non, con prenotazione o senza, persone con sintomi o apparentemente sane, anziani, bambini. Nessuna corsia preferenziale, operatori ridotti all’osso e stremati per i ritmi frenetici. C’è anche chi viene dalle isole come Giudecca e Murano ed è stato costretto a prendere addirittura i mezzi, pur avendo sintomi e magari con tampone fai da te positivo. Questo perché l’ex Giustinan è di fatto l’unico centro tamponi messo a disposizione dall’Ulss 3 per centro storico e isole, Lido escluso. E pure essendo l’unico, ha orari di apertura notevolmente ridotti rispetto agli altri presidi del territorio. Sul sito dell’Ulss Serenissima infatti sono elencati i centri tamponi distrettuali ubicati nel comune di Venezia: Piazzale Giustiniani a Mestre che ha orario dalle 8 alle 24, Monoblocco al Lido con orario dalle 8:30 alle 17:30 e, appunto, l’ex Giustinan a Dorsoduro con orario dalle 8:00 alle 13. L’ex Giustinian quindi serve un bacino di circa 50.000 utenti, eppure è la sede che chiude i battenti prima. Non stupisce che la coda ogni giorno sia impressionante e che ogni giorno ci sia qualcuno che, dopo essere stato in fila per ore, sia costretto a ritornare a casa senza tampone perché quando giunge il proprio turno finisce anche quello stabilito per gli operatori sanitari. 
Questi dal canto loro ce la mettono tutta: due persone dedicate all’espletamento delle pratiche burocratiche per l’accettazione e due, massimo tre, dedicate ai tamponi.

E oltre allo stress dovuto al super lavoro, capita anche che vengano aggrediti verbalmente ed insultati. Ieri, ad esempio, la security è dovuta intervenire due volte per via di persone in coda che inveivano contro il personale e non volevano rispettare turni e regole.  «Noi veneziani siamo completamente abbandonati - si lamenta una signora anziana, in fila per essere stata a contatto con un positivo durante le feste - Io sono dovuta venire qui da Castello a piedi nonostante dei problemi al ginocchio e sto aspettando dalle 8:15, quindi da due ore».  A pochi metri da lei un ragazzino di 15 anni accompagnato dal padre, anche lui contatto di un positivo, racconta di essere venuto anche il giorno prima ma di non essere riuscito a fare il tampone prima dell’orario di chiusura: «Sono preoccupato che possa succedere anche oggi, perché ieri c’era meno gente in coda eppure non ce l’ho fatta».  Poi ci sono quelli con i sintomi: tosse, occhi arrossati, voce rauca. Alcuni hanno già fatto il test fai da te che è risultato positivo, ma hanno comunque bisogno della conferma tramite tampone molecolare. «Io in questo momento ho la febbre a 38 - spiega un quarantenne di Murano - e per forza di cose ho dovuto prendere il traghetto da Murano alle Fondamente Nuove e poi farmela tutta a piedi con questo tempo. L’alternativa sarebbe stata quella di aspettare i medici Usca a domicilio ma ormai i tempi di attesa sono lunghissimi visto il numero incredibile di contagi». «Possibile che non ci si renda conto che la realtà veneziana è particolare e che non si riesca ad allestire più centri tampone in città? - domanda una coppia di anziani in fila - Qui non è come a Mestre che si sta in macchina seduti al caldo: siamo tutti in piedi al freddo, tutti appiccicati in modo che se c’è qualche negativo il rischio è che il Covid se lo prenda proprio qui. A Mestre mio figlio con la sua famiglia ha fatto due ore di coda ma non è mai sceso dalla macchina».  Di fronte alla prospettiva di lunghe attese in balia del freddo, pare che ci siano persone che, nonostante i sintomi, rinuncino: «Se avessi saputo di dover fare una coda del genere, non sarei mai venuta - protesta una signora - lo so che non è molto responsabile ma non lo è nemmeno costringere persone, anche debilitate dal Covid, a stare ore in piedi a gennaio. È il caso che chi di dovere intervenga perché così non si può andare avanti».

Ultimo aggiornamento: 17:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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