Case di riposo, la procura indaga su venti decessi durante la prima ondata di Covid

Giovedì 19 Novembre 2020 di Gianluca Amadori
NEL MIRINO La residenza per anziani “Venezia” di Marghera ha avuto molti casi sui quali la procura sta indagando

VENEZIA Sono una ventina i fascicoli aperti dalla Procura di Venezia in relazione ai contagi da Covid-19 avvenuti all’interno delle residenze per anziani della provincia di Venezia con esito mortale. A coordinare gli accertamenti è il sostituto procuratore Giovanni Gasperini, il quale ha già chiuso una delle indagini, relativa alla casa di riposo “Adele Zara” di Mira, con una richiesta di archiviazione, non essendo emersa alcuna violazione dei protocolli di sicurezza all’interno della struttura.

Tra l’altro, l’unico caso finito all’attenzione della Procura riguardava un ospite mandato in ospedale e tornato con tampone negativo, diventato positivo pochi giorni più tardi e dunque non contagiatosi all’esterno della residenza per anziani.


MISURE DI SICUREZZA
Sugli altri fascicoli sono ancora al lavoro i carabinieri del Nas, incaricati fin dalla scorsa primavera di ricostruire, struttura per struttura, la vicenda relativa a ciascun anziano contagiato e deceduto a causa del coronavirus. In tutti i casi è pacifico che il contagio sia avvenuto all’interno della casa di riposo, ma ciò non comporta necessariamente una responsabilità di natura penale a carico degli amministratori. L’elemento dirimente è costituito dall’adozione e dal rispetto di adeguati protocolli e delle conseguenti misure di sicurezza, posto che anche le case di riposo non erano (e non sono) assolutamente blindate (il personale entra per lavorare e poi esce per rientrare a casa) e dunque il contagio è sempre possibile. Per il momento, gli approfondimenti effettuati dai carabinieri del Nas non avrebbero evidenziato particolari mancanze nei protocolli o violazioni delle misure di sicurezza. 
Tutti i casi finiti all’attenzione del pm Gasperini si riferiscono alla prima ondata di contagi, ovvero ai decessi avvenuti durante la primavera, o comunque prima dell’estate, segnalati dai familiari che, in molti casi, si sono rivolti ad uno studio legale per ottenere assistenza. In alcune segnalazioni si riferisce che gli infermieri giravano senza mascherina oppure usavano la stessa per molti giorni, circostanze che però non sono facili da provare. Una parte consistente degli esposti riguardano la Residenza Venezia di Marghera dove si sono verificati una trentina di decessi.


RICERCA CONOSCITIVA
A dare la notizia dell’apertura di un’indagine conoscitiva sulla situazione delle residenze fu il procuratore capo, Bruno Cherchi che, lo scorso aprile, annunciò di aver dato il via agli accertamenti, precisando che non vi era alcun intento di criminalizzazione preventiva di chi gestisce le case di riposo. Ai carabinieri del Nas è stato affidato l’incarico di acquisire tutta la documentazione necessaria a ricostruire come è stata gestita l’emergenza in ciascuna delle strutture; quali le misure di sicurezza sono state adottate e a partire da quando; quali protocolli sono stati introdotti per impedire che il personale di assistenza potesse contagiarsi e, di conseguenza, contagiare gli anziani; quali difficoltà sono state incontrare nel procurarsi i dispositivi di protezione che, soprattutto nella prima fase, non erano facili da reperire. I sindacati commentarono favorevolmente l’iniziativa della Procura, sostenendo che gli accertamenti sarebbero stati anche garanzia di sicurezza per la salute dei lavoratori.
Complessivamente, nelle case di riposo delle Ulss 3 e 4 sono morti per Covid poco meno di 140 anziani.

Ultimo aggiornamento: 11:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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