Foreign exchange, truffa internazionale da 5 milioni e mezzo. Denunciate 54 persone

Venerdì 16 Giugno 2023
Foreign exchange, truffa internazionale da 5 milioni e mezzo. Denunciate 54 persone

VENEZIA - Il Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Venezia, sotto la direzione della procura della Repubblica di Pordenone, ha denunciato 54 persone, di nazionalità ucraina, serba, ceca, ungherese, russa ed israeliana, accusati di aver messo a segno truffe seriali a italiani attraverso 14 società con base in Scozia, Ucraina, Isole Marshall, Serbia, Estonia, Inghilterra, St. Vincent e Grenadine, Svizzera, Germania, Repubblica Ceca, Israele e Ungheria. Le truffe riguardano il settore del "Foreign Exchange", mercato valutario internazionale non regolamentato e del mercato azionario internazionale. Sono contestati i reati di associazione per delinquere transnazionale finalizzata ai reati di truffa aggravata, abusiva raccolta del risparmio, abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento e riciclaggio ed è stato richiesto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di quasi cinque milioni e mezzo di euro, ritenuti frutto dei raggiri.

Come agivano i truffatori

Come emerso dalle indagini il primo livello, costituito da call center nell'Europa centrale, era funzionale a contattare i potenziali investitori italiani e a convincerli a inviare denaro ai codici Iban di società dell'Europa centro-orientale per investimenti forieri di «miracolosi» guadagni, con l'unico scopo di carpirne i risparmi.

Il secondo livello, a cui giungeva il denaro, formato dalle aziende, provvedeva alla raccolta abusiva del risparmio degli ignari truffati, senza avere le previste autorizzazioni governative, disponendo poi i vari fittizi investimenti. Allettati dai primi guadagni, i truffati finivano per impiegare e bruciare nell'investimento telefonico tutti i risparmi di una vita. Secondo quanto ricostruito dai finanzieri, «il denaro veniva utilizzato, mediante servizi di pagamento non autorizzati, anche per il saldo di fatture emesse da imprese comunitarie nei confronti di aziende ucraine e russe e dell'Europa orientale». I proventi illeciti venivano diluiti, reinvestendoli, cancellandone le tracce e travasandoli in ulteriori conti societari, fino a farli scomparire, per mezzo di professionisti titolari di società svizzere e dei Caraibi. Secondo il meccanismo ricostruito dalla guardia di finanza, queste ultime società, definite terzo livello, facendo girare ulteriormente il denaro di illecita provenienza, lo indirizzavano poi al terminale criminale costituito dalla cerchia dei responsabili di Israele e dell'Europa orientale. Molto spesso, come emerso dalle indagini, i truffati erano liberi professionisti, talvolta dell'area economico-legale, certamente facoltosi in quanto hanno avuto la possibilità di investire decine se non centinaia di migliaia di euro, spesso anche con pregressa esperienza di investimenti azionari. Le indagini, svolte anche su territorio estero per il tramite di rogatorie internazionali (in particolare in Ungheria e Svizzera) promosse dalla Procura della Repubblica di Pordenone e a mezzo della cooperazione internazionale di polizia veicolata dal Comando Generale del Corpo, oltre al perseguimento dei responsabili, sono tese al recupero delle somme oggetto delle truffe.

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Ultimo aggiornamento: 10:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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