Truffa dei bitcoin: 700 truffati, spariti 23 milioni, gli indagati salgono a 38

Giovedì 27 Aprile 2023 di Valeria Lipparini
L'indagine sulla Nft si allarga: gli indagati sono saliti a 38, i truffati sono oltre 700 e i milioni spariti 23

TREVISO - La mega truffa della New Financial Technology ricostruita in cifre. A farlo è la Procura del Tribunale che sta indagando e ha cristallizzato la foto del raggiro al 18 aprile scorso. Sono 700 i clienti beffati, che hanno perso tutti i soldi investiti, e hanno presentato denuncia. Il numero potrebbe rappresentare solo una parte di quanti si sono fidati della società, con sede a Silea, che aveva promesso interessi mirabolanti. Pari anche al 10 per cento delle somme investite
E sono 23 milioni e 500mila euro i soldi investiti e “spariti” in rivoli che portano a banche un po’ in tutta Europa, con ramificazioni anche negli Emirati Arabi e in America. L’obiettivo dei sostituti procuratori Giulio Caprarola e Michele Permunian, che stanno seguendo l’inchiesta per abusivismo finanziario e associazione a delinquere finalizzata alla truffa, è quella di ridisegnare il castello piramidale della company e intercettare così il “tesoro” della società. Per tentare la carta del risarcimento, anche se in minima parte. Risultano indagati a tutt’oggi l’avvocato Emanuele Giullini, Christian Visentin e Mauro Rizzato, identificati come le “menti” della Nft. A loro si sono aggiunte altre 35 persone: si tratta dei promoter che proponevano gli investimenti e per i quali è ancora da verificare il tipo di coinvolgimento. La truffa si perfeziona, infatti, quando viene dimostrato che i promotori finanziari erano al corrente che il meccanismo promesso ai risparmiatori con guadagni alle stelle, di fatto non esisteva.


IL TESORETTO

La Procura per cercare di mettere le mani sui 23 milioni, a fronte di un sequestro di beni per 2 milioni in terreni, auto di lusso e denaro degli indagati, ha fatto ricorso alle rogatorie internazionali. Ha “bussato” alla porta della Lituania in primis, perché il cambio di euro in criptovalute passa da lì. E alla Svizzera. «Siamo in attesa di risposte» conferma il procuratore Marco Martani. Sono state attivate, inoltre, rogatorie in Belgio, Spagna, Svezia, Croazia, Malta e nella Repubblica Ceca. Per non lasciare nulla di intentato la Procura ha avviato contatti investigativi tramite l’Interpol con gli Emirati Arabi, il Regno Unito e gli Usa. Porte, queste ultime, che per ora restano chiuse. 
Ma il disegno investigativo della Procura trevigiana rende l’idea del castello messo in piedi dalla Nft per “spacchettare” il denaro, criptovalute, euro o dollari che fossero, e rednerne quasi impossibile l’intercettazione. A fini di sequestro. «Bisognerà aspettare mesi, se non anni, e speriamo che qualche Stato estero ci risponda e, soprattutto, che ci risponda con chiarezza per ricostruire i movimenti di denaro legati alla Nft» ha messo le mani avanti il Procuratore Marco Martani. Che aggiunge: «Stiamo facendo un lavoro immane, un’opera d’indagine gigantesca, ma ci serve la collaborazione di Paesi che hanno un interesse specifico a rallentare le risposte».

Le rogatorie sono sempre un terreno minato. Ma in questo caso, se possibile, ancora di più. E con gli Emirati Arabi, in mancanza di rapporti internazionali di cooperazione, è più complesso ottenere risposta.


IL MECCANISMO

L’inchiesta intende altresì accertare il meccanismo del “continuo arbitraggio”, cioè la compravendita costante su diverse piattaforme grazie a un algoritmo che sarebbe stato messo a punto da una delle menti della Nft. Era in base a questo meccanismo, che prevedeva la vendita e l’acquisto continuo delle criptovalute, in modo da ottenere delle plusvalenze e di conseguenza dei guadagni, che la New Financial Technology prometteva mirabolanti guadagni agli ignari investitori. In realtà, il guadagno non sarebbe avvenuto grazie ai differenziali di prezzo e alle operazioni compiute dai trader, quanto piuttosto grazie ai nuovi investimenti dei risparmiatori che portavano contante con cui venivano pagati gli interessi.  Uno schema Ponzi che, nell’estate del 2022, è crollato mettendo a nudo la colossale truffa. «Chi è rimasto intrappolato nel giochino - ha fatto il punto il procuratore - potrà comunque costituirsi parte civile nell’ipotetico processo in quanto vittima di reati procedibili d’ufficio».

Ultimo aggiornamento: 07:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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