MESTRE - Le torri della stazione ferroviaria. Due edifici da 100 metri con almeno 20 piani o 25 uniti da una piastra con sopra un giardino prensile che diventeranno la cifra della stazione di Mestre, trasformandola da “stazioncina di campagna” (che però ospita 15 milioni di passeggeri l’anno ed è quindi una delle più importanti d’Italia) a una vera e propria stazione degna di una città e di uno dei nodi ferroviari più importanti del Veneto; e, inoltre, dando vita a tutta quell’area di edifici abbandonati che richiamano e moltiplicano il degrado. Il progetto c’è da anni ed ora che Comune e Ferrovie dello Stato sono pronti a firmare l’accordo di programma definitivo per la riqualificazione dell’intera area (si incontreranno entro due mesi) e ad avviare i cantieri il prossimo gennaio, anche l’iter per le due torri da 80 milioni di euro su uno spazio di 28 mila metri quadrati, può ripartire.
Era stato bloccato a luglio del 2019 da Michael Kluge, l’imprenditore tedesco costruttore dell’ostello AO di via Ca’ Marcello e fondatore dell’omonimo Gruppo che nel 2017 ha venduto a un fondo americano per 320 milioni di euro, e che nel 2017 aveva acquistato l’edificio ex Poste a fianco della stazione ferroviaria. Kluge aveva annunciato l’abbandono del progetto perché i tempi della burocrazia si erano dilatati troppo: aveva, infatti, acquistato l’ipoteca sull’edificio dalla banca a fronte dell’affermazione che l’Accordo di programma fosse pronto per la firma entro fine luglio 2017, e intendeva inaugurare le torri per il 2019.
SECONDO TENTATIVO
Quello di Kluge è il secondo progetto saltato nel giro di una decina d’anni: il tedesco, infatti, aveva acquistato l’edificio per 6 milioni di euro dal curatore dell’Immobiliare Favretti che anni prima aveva chiuso il preliminare con la catena alberghiera spagnola H10 che, però, alla fine se ne andò a investire altrove visto che i tempi burocratici veneziani erano eterni.
L’ULTIMO OSTACOLO
Ora che è tutto pronto per avviare la riqualificazione della stazione, che secondo gli esperti genererà investimenti privati per circa 350 milioni di euro (tra i quali gli 80 di Kluge, e altri 100 milioni del gruppo Salini Impregilo-Cediv Spa sugli 8 ettari del versante di Marghera tra via Ulloa, via Paolucci, la Cita e la bretella della Carbonifera), manca l’accordo tra l’imprenditore tedesco e le Ferrovie con Grandi Stazioni: nei mesi scorsi le due parti hanno già fatto cinque o sei incontri a Roma, ma ancora non è pronta la gara per vendere i due piccoli lotti. Se l’Amministrazione Brugnaro, dunque, è pronta per approvare gli esecutivi e dare a Kluge le autorizzazioni e i permessi a costruire, le Ferrovie sono ancora ferme e, invece, sarebbe il momento di accelerare.
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