VENEZIA - La trappola ha funzionato nelle chiese di San Salvador e San Moisé. Gli agenti della polizia locale, in borghese, si sono fatti agganciare dai falsi sordomuti che da una settimana ormai inseguono i turisti nelle chiese dell’area marciana.
LA TATTICA
Il gancio è sempre lo stesso: si avvicinano in maniera gentile ai turisti, cartelline in mano e penna con la quale firmare a favore di un’inesistente associazione di aiuto ai sordomuti. Nelle cartelline sono solitamente riportati dei fogli excel con tre diverse bandiere a indicare le diverse lingue. Fatta la firma, al momento dell’offerta agli ignari donatori viene mostrato l’importo delle precedenti donazioni sul foglio, per lo più dai 20 ai 50 euro, con la speranza che il nuovo benefattore segua l’esempio dei precedenti. I soldi tolti dal portafoglio da parte del donatore però non bastano mai: è capitato, così, che ad una turista venissero presi i soldi nel portafoglio mentre lei stava dando un’offerta non considerata congrua.
LA PIAGA
Il fenomeno dei falsi sordomuti era esploso nel 2019. Adesso, però, si è innescata una maggiore aggressività da parte di chi prova a raggirare turisti e passanti ingenui. Martedì c’era stata la minaccia a don Roberto Donadoni che ne stava cacciando uno dalla chiesa di San Moisè, mercoledì è andata anche peggio al sacrista di San Zaccaria, picchiato sul volto con una cartellina in plastica dal falso sordomuto che stava per avvicinarsi ai fedeli e ai turisti in vista nella chiesa.
A muoversi, nel cuore del centro storico di Venezia, sono due bande di falsi sordomuti: sono una trentina, ci sono anche delle donne (come quella che ieri ha provato a incastrare dei turisti a San Salvador) e le due bande si danno una sorta di cambio. Se pizzicati nelle chiese, non tornano nei giorni successivi, facendo andare altri del gruppo.