Adesca la sorella dodicenne della moglie, 30enne mestrino alla sbarra

Sabato 18 Dicembre 2021 di Nicola Munaro
Il trentenne dovrà rispondere di atti sessuali con minori
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MESTRE - Lei aveva 12 anni quando tutto è iniziato e rimasto nel silenzio fino ai primi giorni del 2020, fino all’inizio del lockdown per il coronavirus e alla confidenza che lei, diventata quattordicenne, fa alla sua psicologa: racconta che il marito di sua sorella ha dei rapporti completi con lei da due anni, che le ha fatto regali e che lei, ora, di questa situazione non ne può più. 
Parole potenti diventate in poco un’inchiesta della procura di Venezia e destinate, da febbraio, a fare da fondamenta a un processo per atti sessuali con minorenni, accusa per cui il giudice dell’udienza preliminare Barbara Lancieri ha rinviato a giudizio un trentenne mestrino, assistito dal penalista Gaio Tesser.

IL PLAGIO
Nell’adescare la dodicenne, sua piccola cognata, il trentenne l’aveva, in un certo senso, circuita facendole dei regali, pagandole dei piercing, gli svaghi e i divertimenti che la dodicenne poteva desiderare: una sorta di plagio che gli aveva permesso di avere dei rapporti sessuali, anche completi, con la dodicenne. 
Una storia andata avanti due anni tra regali e incontri di nascosto con il trentenne disposto a comprare il silenzio della ragazzina soddisfacendo ogni suo desiderio. 

LA DENUNCIA
Ma a inizio 2020 la svolta: la ragazzina frequenta una psicologa che si accorge dei comportamenti della ragazza, ormai quattordicenne. Scavando e facendosi raccontare le sue esperienze, la psicologa riesce a farsi raccontare quanto la ragazzina ha vissuto negli ultimi due anni: gli incontri segreti in cambio dei regali che avevano il compito di renderla accondiscendente all’uomo che aveva sposato la sua sorella maggiore.
Subito dopo la confessione, il racconto della quattordicenne finisce in procura: le indagini sono veloci e portano alla scrittura di un capo d’imputazione nei confronti del trentenne, che viene indagato per i continui rapporti sessuali avuti negli ultimi anni con la minorenne.
LA CONFERMA
Per cristallizzare ogni accusa il giudice per le indagini preliminari fissa un incidente probatorio nel quale sentire di nuovo la versione della quattordicenne. 
Lei, affiancata da una psicologa, ripercorre ogni attimo di quell’incubo senza discostarsi per nulla dalle parole con le quali si era confessata alla sua dottoressa scoperchiando un vaso di Pandora. 
Per questo, per l’aderenza tra i due racconti, avvenuti a distanza di quasi due anni, la versione della quattordicenne viene considerata credibile dal giudice che decide per il rinvio a giudizio dell’imputato, il quale aveva anche tentato la via del patteggiamento con la procura: strada però respinta dal giudice dell’udienza preliminare.
LA PROVA
Da febbraio quindi si aprirà il processo che avrà come chiave di volta la versione della ragazza.
Come vuole il codice di procedura penale, infatti, quanto detto durante l’incidente probatorio diventa prova nel futuro processo senza che ci sia bisogno di riconvocare in aula chi ha già testimoniato e costringerlo, così, a rivivere momenti diventati il cardine di un dibattimento.

Ultimo aggiornamento: 08:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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