Argo 16, quell'aereo caduto a Tessera nel 1973 e il patto del terrore Foto

Domenica 9 Luglio 2023 di Adriano Favaro
Argo 16, quell'aereo caduto a Tessera nel 1973 e il patto del terrore

Un saggio della storica Valentine Lomellini torna sul caso dell’aereo esploso nel novembre 1973, cinque minuti dopo il decollo da Tessera.

E su quell’accordo con gli estremisti arabo-palestinesi: una sorta di immunità se avessero evitato di fare attentati in Italia.

Quando i due poliziotti di Marghera giunsero, tra i primi dopo la caduta dell'aereo dei servizi segreti italiani "Argo 16" rimasero a bocca aperta. Per i quattro corpi dilaniati trovati sparsi sul terreno, per le 60 auto dei dipendenti Montedison parcheggiate lì vicino quasi distrutte, per l'inferno che avevano attorno. Ma anche per una cosa sorprendente: «Ovunque soldi, biglietti da diecimila lire e altri grossi tagli intrisi di cherosene, volavano dappertutto, uscivano da dentro il Dakota». È quello che ha ricordato più volte il maresciallo Luigi Russo, arrivato lì quel giorno, assieme al commissario di polizia di Marghera Luigi D'Aquino e ad un appuntato. Nessuno però indagherà a fondo sul velivolo schiantatosi davanti la palazzina della direzione Montefibre, dopo cinque minuti dal decollo da Tessera il 23 novembre 1973 alle ore 8:35. Fosse caduto sui serbatoi di fosgene lì vicino l'aereo avrebbe creato un'esplosione come una atomica. Ma non si trattava di un incidente, come le frettolose indagini avevano concluso. Anzi. Quell'aereo italiano era stato al centro di episodi che destabilizzavano equilibri del Medio Oriente; dentro ad un giallo appena raccontato, perché il finale non è ancora scritto.


PRIMA DELLA STORIA
Siamo nell'annus horribilis del terrorismo, locale e internazionale. Ed è Venezia ancora una volta al centro. Comincia, per noi, il 17 maggio del 1973 quando davanti alla questura di Milano l'anarchico veneziano Gianfranco Bertoli ("ma noi non lo conosciamo" dicono gli anarchici lagunari) lancia una bomba: quattro morti, 52 feriti. Il ministro dell'Interno il vicentino Mariano Rumor lì per una cerimonia in memoria del commissario Calabresi ucciso l'anno prima - si era appena allontanato in auto. L'obiettivo era il ministro, che il veneziano di destra Carlo Maria Maggi - mandante della strage di piazza della Loggia a Brescia nel '74 , responsabile di Ordine Nuovo del Triveneto - voleva assassinare. Bisognerà aspettare quasi 30 anni perché il generale Nicolò Pollari (ex direttore SISMI) confermi che l'anarchico Bertoli era stato informatore e collaboratore dei nostri servizi segreti. Ecco come andrà: i "servizi" partecipano a tutti i passaggi che portano anche alla distruzione di Argo 16 a Marghera.


I SERVIZI SEGRETI
Questa narrazione naviga tra le sponde della politica e quella dei servizi segreti con un occhio a casa nostra e un altro al Mediterraneo. Andiamo con ordine e ritorniamo ad Argo 16. Che è un aereo dei servizi segreti, omaggio di qualche decennio prima degli Usa all'Italia, il robusto Dakota C-47 dotazione al 306° gruppo del 31° stormo dell'Aeronautica Militare. Non è un aereo qualsiasi perché era servito ai nostri servizi segreti per portare in Libia alcuni terroristi arabi che erano stati imprigionati perché stavano progettando di abbattere il velivolo che portava il presidente israeliano Golda Meir, in visita a Roma, usando missili terra-aria russi.
Arrestati in settembre 1973 ad Ostia poco prima dell'attentato, su segnalazioni del Mossad, il servizio segreto israeliani, i cinque arabi erano legati a Settembre Nero. L'organizzazione terroristica palestinese che l'anno prima, durante le Olimpiadi a Monaco aveva sequestrato e fatto morire 11 atleti israeliani. Nel 1972 perirono anche cinque feddayn e un poliziotto tedesco. Pochi giorni dopo i due attentatori con passaporto libanese furono "lasciati" in un appartamento di Roma e portati a Malta e da lì in Libia; li accolse Gheddafi. Per l'operazione si utilizzò Argo 16: a bordo anche quattro uomini del Sid, tra cui il capitano Antonio Labruna (negli elenchi P2) e il colonnello Stefano Giovannone (molto legato a Moro, apparirà in clamorose inchieste giudiziarie). Gli altri tre estremisti verranno liberati a dicembre. Perché si rilasciano terroristi trovati con le armi in mano? Perché esiste il "Lodo Moro", un patto che le autorità italiane hanno messo in piedi fin dalla fine degli anni '60 con il terrorismo arabo-palestinese. Funzionava così, grosso modo: vi lasciamo transitare sul nostro territorio, portate anche armi ma non fate alcun attentato in Italia; se qualcuno vi arresta vi liberiamo.


IL LODO ITALIA
Nel recente saggio «Il Lodo Moro» la storica Valentine Lomellini utilizzando molti documenti finora secretati ricostruisce la storia di questo patto fra Italia e terroristi arabo-palestinesi suggerendo di chiamarlo però «Lodo Italia»; perché di fatto entra in azione prima di Moro nei centri del potere e anche perché altri paesi europei - come Francia e Germania hanno tentato la stessa strada, pur con risultati diversi. Secondo i documenti il Lodo dura fino agli anni Ottanta. Il copione è sempre lo stesso: terroristi fanno un attentato, vengono presi e incarcerati. I compagni minacciano rappresaglie sanguinose e quindi si liberano gli attentatori sanguinari; che quasi sempre finiscono il Libia.


TERRORE A ROMA
Il 17 dicembre 1973 un gruppo di cinque uomini armati compie un attentato a Fiumicino. Uccidono sulla pista, buttano bombe al fosforo in un aereo Pan Am, sparano: alla fine si contano 32 morti, molti italiani. Con un aereo tedesco sequestrato vanno in Kuwait e in Egitto. Dopo il processo al Cairo e la condanna i terroristi scompaiono. Perché attaccare l'Italia se esiste il Lodo? In quello stesso giorno è una tesi si apriva il processo ai tre terroristi arrestati per i missili di Ostia. Un gesto di "punizione" verso il nostro Paese. Altri pensano a diatribe interne all'Olp, l'organizzazione per la liberazione della Palestina. Non esiste una verità.


ARGO 16
IL Dakota dei servizi segreti decollato da Tessera alle 8:30 del 23 novembre 1973 per recarsi ad Aviano era da poco stato in Libia. Scrive la storica Valentine Lomellini: «Secondo la ricostruzione giudiziaria accreditata anche da alcuni storici, qualche settimana dopo (il viaggio in Libia, ndr) lo stesso velivolo esplose in volo uccidendo quattro uomini del SID: una rappresaglia portata a termine dal Mossad». Altro segnale per l'Italia. C'è da sapere anche che i servizi segreti erano divisi: Vito Miceli, capo del Sid è filoarabo e vicino a Gheddafi mentre il numero due Gianadelio Maletti è uomo di collegamento tra gli israeliani e in nostri servizi. Tutto galleggiava nel Lodo Moro, e tra il silenzio: il giorno dopo della storia dell'incidente aereo a Marghera non più una riga, ma in prima pagina c'è una (beffarda vista adesso) foto di Gheddafi che sorride a Pompidou il primo ministro francese.
È il 1997 quando il giudice istruttore Carlo Mastelloni che sta indagando sul terrorismo e su Argo 16 incrimina 22 ufficiali dell'Aeronautica con l'accusa di soppressione, falsificazione e sottrazione di atti concernenti la sicurezza dello Stato. Ma non accade nulla: insufficienza di prove; e per i giudici che sentenziano il 16 dicembre 1999 l'aereo cadde per un'avaria o per un errore del pilota. Su tutto pesa ancora oggi il segreto di Stato.

Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 10:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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