Covid. Ritorno in aula dopo le vacanze: in Veneto 10% di banchi vuoti. E senza 8.800 prof e bidelli

Martedì 11 Gennaio 2022 di Alda Vanzan
Covid. Ritorno in aula dopo le vacanze: in Veneto 10% di banchi vuoti. E senza 8.800 prof e bidelli
1

Dieci per cento e undici per cento. Sono i tassi di assenza per Covid-19 registrati ieri in Veneto, al ritorno in classe dopo le vacanze natalizie, rispettivamente tra gli studenti e il personale. Complessivamente, dalla scuola dell'infanzia (paritarie comprese) alle superiori, in Veneto ci sono 650mila studenti: circa 65mila ieri non hanno risposto all'appello, assenti perché positivi alla Sars-Cov-2 o perché in quarantena dopo essere entrati in contatti con un positivo. Un po' di più, invece, le assenze tra gli 80mila professori, bidelli e amministrativi: in questo caso si è arrivati all'11 per cento. «Ci aspettavamo questi dati - ha detto la dottoressa Carmela Palumbo, direttore dell'Ufficio scolastico regionale per il Veneto - e tra l'altro non ci sono state neanche grosse difformità tra le province, i dati sono pressoché omogenei in tutta la regione».


I NODI

Le criticità, ha ammesso Palumbo, riguardano il personale: «Non è semplice sostituire un insegnante assente, soprattutto nella scuola dell'infanzia e alle primarie». È qui, infatti, che non ci sono neanche aspiranti supplenti, se manca una maestra non si riesce a trovare un sostituto.

E allora cosa si fa? «Se non si riesce a garantire il servizio mensa o le lezioni pomeridiane - ha detto la dottoressa Palumbo - gioco forza si dovrà concentrare l'attività il mattino. Ma questo vale solo in alcune situazioni, non è assolutamente la regola. Vedremo nelle prossime ore come evolverà la situazione e si individureanno le soluzioni».


IL PROTOCOLLO

Ieri in alcune scuole ci sono state anche classi che, a causa di particolari situazioni sanitarie, di concerto con le rispettive Ulss, hanno ripreso le lezioni post pausa natalizia solo con la Dad, cioè la didattica a distanza. Ma c'è stato il caos temuto dal presidente della Regione? «Che le Ulss siano appesantite è sotto gli occhi di tutti - ha detto la dottoressa Palumbo - ed è chiaro che se non si riusciranno a fare i tamponi al giorno zero e al giorno quinto, come previsto dalle nuove disposizioni, il protocollo salterà, senza contare che è complicata la gestione per le superiori con la prevista didattica mista a seconda dello stato vaccinale degli studenti. Stiamo lavorando proprio per definire l'applicazione del protocollo, dire chiaramente chi deve fare cosa se si verifica un caso o più casi positivi in classe». Al riguardo la direttrice dell'Ufficio scolastico regionale ieri ha avuto un incontro con la responsabile della Prevenzione del Veneto Francesca Russo, mentre oggi il confronto sarà con i presidi.


CHIUSURE ESCLUSE

Intanto, il governatore del Veneto Luca, ieri a Mattino 5, ha contestato le nuove misure relativamente ai tamponi: «Il bambino che va nella scuole primaria deve avere un tampone al primo giorno e poi al quinto, una cosa impossibile da fare. Addirittura i ragazzi della scuola secondaria dovranno fare l'autosorveglianza andando in farmacia. Questa è una falsa apertura. La mia è la Regione che fa più tamponi nelle 24 ore ogni giorno, circa 160mila, ma non riusciamo a fare più test e questi che dobbiamo fare in più rispetto alle nuove regole scolastiche non si faranno mai. Abbiamo una macchina da guerra per i tamponi, ma dobbiamo utilizzare di più il fai da te: il ragazzino a contatto con un positivo andrà in quarantena ed è inutile che gli facciamo fare un tampone». Il governatore ha comunque escluso ordinanze regionali di chiusura della scuole, com'era avvenuto un anno fa. «Io rappresento una Regione che nel gennaio 2021 non aprì le scuole - ha detto Zaia -. Quest'estate è stato fatto un decreto, poi convertito in legge a settembre, che stabilisce che i governatori possono intervenire sulla chiusura delle scuole soltanto se si è in zona rossa. Il mio Veneto è in zona gialla». E ha escluso anche restrizioni totali: «Non credo che si faranno altri lockdown, non possiamo far vaccinare la gente per poi chiuderla in casa, bisogna far rispettare le regole e fare scelte oculate».

Ultimo aggiornamento: 16:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci