SAN DONÀ - «Le donne islamiche che indossano (o non) il burkini raccontino la loro esperienza alla Casa delle donne». L'invito è del comitato femminista "Se non ora quando", in merito alla vicenda del burkini. Mercoledì scorso due donne mussulmane lo hanno indossato in piscina, suscitando la reazione di alcuni sandonatesi che si sono rivolti al Comune. La protesta ha innescando uno scontro tra destra e sinistra: da una parte il sindaco Alberto Teso e l'assessore Gianluca Forcolin che hanno posto le questione anche sul piano culturale e dall'altra Maria Grazia Murer, segretaria del Pd, che ha invitato al rispetto di culture e tradizioni diverse.
Parola alle donne
Il comitato femminista, quindi, si interroga sul concetto di libertà, rispetto all'abbigliamento dettato dalle mode e dalle religioni. «La parola va data alle donne che indossano il burkini spiegano dal gruppo - e a quelle che non ne fanno uso. La Casa delle Donne è aperta per un confronto tra persone diverse per provenienza, religione, età, perché è il dialogo che crea e forma la comunità». Rispetto al vestiario islamico anche tra le femministe ci sono opinioni diverse. «C'è chi ritiene velo e burka libere scelte delle donne e che, in quanto tali, vadano difese precisano chi si chiede se l'uso di un abbigliamento tanto scomodo sia davvero una libera scelta. Come mai la tradizione del dress-code islamico va salvaguardata solo dalle donne visto che i maschi vestono e soprattutto si svestono all'occidentale?». «Ci farebbe piacere che le risposte venissero proprio dalle donne islamiche della nostra città continuano- Le aspettiamo per dialogare su questo e altri temi e le invitiamo a considerare la Casa delle Donne anche loro. Anche quest'anno, come da qualche estate, vengono espresse opinioni sull'uso del burkini: A fronte di quanto sta accadendo in Iran e Afghanistan, appaiono come l'espressione concreta del patriarcato islamico».