"Tintoretta", la figlia d'arte pittrice di corte e musicista morta misteriosamente a 30 anni

Lunedì 11 Settembre 2023 di Alberto Toso Fei
Marietta Robusti ritratta da Matteo Bergamelli

L’unico suo documento autografo pervenutoci è del 12 marzo 1583: si tratta di una ricevuta per 50 ducati ereditati dopo la morte di un prozio, Antonio Comin. Questo già racconta di come le donne veneziane avessero diritti su loro stesse e sui propri beni, in pieno Cinquecento. Malgrado l’esiguità dei documenti che la riguardano, di Marietta Robusti noi sappiamo però molto, essendo conosciuta anche come “la Tintoretta” in quanto figlia di Jacopo Robusti, che con lo pseudonimo di Tintoretto doveva attraversare la storia. E sebbene sia molto difficile oggi riconoscere con certezza il suo volto tra le tante figure di donna disseminate dal padre e dalla sua bottega in centinaia di dipinti, noi conosciamo benissimo il suo volto, perché Marietta Robusti si autoritrasse con certezza in almeno un dipinto, essendo lei stessa pittrice come il padre e come il fratello Domenico.
D’altronde il suo fu un destino segnato: la Tintoretta fu la figlia primogenita di Robusti, nata probabilmente nel 1554 da una relazione - precedente al matrimonio con Faustina Episcopi, che gli diede gli altri figli e figlie - con una donna di origine tedesca, il cui nome sembra fosse Cornelia, e che morì quando Marietta era ancora piccola. La bambina ricevette un’educazione convenzionale ma fu molto amata dal padre, che si faceva accompagnare da lei in bottega fin da quando era piccola. Tintoretto la portò con sé ovunque, le insegnò a dipingere e disegnare, facendone la sua collaboratrice. 
Oltre a ciò, Marietta fu musicista: non a caso nel suo autoritratto, del 1578 (conservato agli Uffizi), compare con un madrigale.
Ma fu anche e soprattutto una valente ritrattista. Oggi risulta difficoltoso attribuirle con certezza le opere, sebbene gli studiosi d’arte siano al lavoro per cercare di individuare la sua produzione. Secondo il pittore Carlo Rodolfi, autore di numerose biografie di artisti suoi contemporanei, Marietta Robusti dipinse numerosi ritratti di dame e gentiluomini veneziani. Assieme all’autoritratto degli Uffizi le viene attualmente attribuita un’altra opera - forse un altro autoritratto - conservata alla Galleria Borghese di Roma. Al Museo del Prado, a Madrid, una “Dama veneziana” è catalogata col suo nome.
Di sua mano potrebbe poi essere il disegno di una “Testa di Vitellio”, presente in una collezione milanese, sul quale si legge “Questa testa si è di man de madonna Marieta”. Ulteriori attribuzioni riguardano una “Madonne con bambino” alla National Gallery of art di Washington, di alcune parti del “Miracolo di Sant’Agnese” nella cappella Contarini alla Madonna dell’Orto e del “Battesimo di Cristo” a San Pietro Martire a Murano.
Eppure finché fu in vita Robusti dipinse molto, e fu richiesta come pittrice di corte dal re di Spagna Filippo II, dall’arciduca del Tirolo Ferdinando II d’Asburgo e dall’imperatore Massimiliano II d’Austria, ma il padre, al quale era legatissima in un rapporto d’amore ricambiatissimo (sottolineato anche da un romanzo storico di Melania Mazzucco, “La lunga attesa dell’angelo”, nonché dalla tradizione leggendaria veneziana che narra di lei bambina e di una vicenda di stregoneria dalla quale la salva Tintoretto), non la lasciò mai partire.
Anzi, pensando di sistemarla permettendole di continuare la sua attività artistica, nel 1578 la fece sposare un po’ frettolosamente al gioielliere tedesco Marco Augusta; gli sposi andarono a vivere nella contrada di San Stin, nel sestiere di San Polo, e il 9 aprile 1580 tennero a battesimo la figlia Orsola Benvenuta.
Mentre era ancora in vita, Moderata Fonte la citò nel “Merito delle donne”, pubblicato postumo nel 1600, e alla sua bellezza e a quelle delle “Tintorette” il poeta Luigi Groto dedicò alcuni versi nella prima parte delle “Rime”, del 1577. Donna schiva e riservata (d’altronde il padre aveva un carattere ugualmente spigoloso), racconta ancora la vulgata come usasse vestirsi da uomo per ribadire la sua indipendenza.
Marietta Robusti morì poco più che trentenne a Mantova, dove si trovava col padre, per cause mai chiarite. Fu sepolta a Venezia, nella chiesa della Madonna dell’Orto, in una tomba nella quale la raggiunsero successivamente il padre e il fratello Domenico.
 

Ultimo aggiornamento: 16:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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