Pier Maria Pasinetti, scrittore e giornalista dimenticato troppo presto

Lunedì 4 Aprile 2022 di Alberto Toso Fei
Pier Maria Pasinetti ritratto da Matteo Bergamelli

Fu saggista, romanziere, giornalista, sceneggiatore e professore universitario. Fu persona eclettica e cosmopolita. Per quanto nato in una famiglia molto in vista, e fin da giovane sia stato un promotore culturale, fu forse più conosciuto all'estero che non in Italia, complice il fatto che divise buona parte della sua vita tra Venezia e la California, dove tra il 1949 e il 1985 fu docente di letteratura comparata e di lingua italiana all'Università di Los Angeles. Malgrado la distanza, Pier Maria Pasinetti intese però sempre raccontare la sua Venezia, a cominciare dai romanzi: tra il 1959 e il 1968 pubblicò i suoi primi tre, Rosso Veneziano, La confusione (riedito diversi anni più tardi col titolo de Il sorriso del Leone) e Il Ponte dell'Accademia, finalista quest'ultimo al Premio Campiello.
Successivamente Pasinetti scrisse altri sei romanzi, uno dei quali - Dorsoduro, del 1983 - gli valse una seconda finale al Campiello.

In ogni romanzo, pur introducendo personaggi e vicende nuove, richiamò costantemente in scena anche alcune figure già presenti nei libri precedenti, creando così nel tempo una rete di rapporti e di collegamenti che consentono di considerare la sua opera narrativa come una saga, che pur parlando di Venezia e di veneziani esplora meccanismi e psicologie più profonde, con una scrittura raffinata e potente.

Nato a Venezia il 24 giugno 1913 da Carlo, primario all'Ospedale Civile e docente a Padova, e da Maria Ciardi - proveniente da una celebre famiglia di pittori - fu fratello minore di Francesco Pasinetti, che fu il primo laureato in cinema e fu un famoso storico della cinematografia. Proprio assieme al fratello mosse anch'egli i primi passi nel cinema, e visse da protagonista quella prima parte di Novecento nell'Italia fascista dando vita alla rivista culturale studentesca Il Ventuno, nel corso della formazione liceale tra i licei Marco Polo e Marco Foscarini. Nel 1935 si laureò in lettere a Padova con una tesi su James Joyce; l'inglese fu ben presto una sua seconda lingua.
Subito dopo aver effettuato una prima permanenza negli Stati Uniti (si trasferì all'Università di Berkeley, in California, grazie a una borsa di studio) iniziò a collaborare alla terza pagina della Gazzetta del Popolo. Nel 1938 fu lettore di italiano all'università di Berlino, e assistette da testimone oculare alla Notte dei Cristalli; trascorse gli anni della guerra tra le Germania e la Svezia (dove diresse anche l'Istituto italiano di cultura di Stoccolma), continuando a insegnare l'italiano, e subito dopo il conflitto si spostò negli Stati Uniti dove nel 1949 prese la cattedra di Letteratura Comparata e di Lingua Italiana presso l'UCLA, l'università di Los Angeles, incarico che mantenne fino al 1985 dividendo la sua vita fra la California e Venezia, dove tornò definitivamente.
Assieme al suo ruolo non trascurabile di romanziere - benché paradossalmente poco conosciuto a Venezia, dove fu più noto il fratello Francesco - Pier Maria Pasinetti fu un saggista prolifico e un giornalista attento ai temi culturali e di costume: per una trentina d'anni, fino al 1993, collaborò regolarmente col Corriere della Sera al quale inviava le sue corrispondenze. Nel 1957 era stato co-fondatore della rivista letteraria Italian quarterly.
In ambito cinematografico, dopo le prime esperienze col fratello, fu sceneggiatore per Michelangelo Antonioni ne La signora senza Camelie, del 1952 (nel quale compare in alcuni fotogrammi) e per Franco Rossi. Recitò nel ruolo di se stesso nel film di Francesco Rosi Lucky Luciano, del 1974. Dal suo Rosso Veneziano fu tratta una mini-serie televisiva due anni più tardi.
Personalità fin troppo inafferrabile, finì per essere dimenticato presto dai veneziani, malgrado una significativa attività di conferenziere, a Venezia e negli Stati Uniti, anche dopo il suo ritorno in Italia. Morì l'8 luglio 2006; il suo archivio fu donato al Centro Interuniversitario di Studi Veneti di Venezia. Una sua autobiografia, Fate partire le immagini, rimase incompiuta e fu pubblicata postuma nel 2010.
 

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