Pestato e rapinato durante la festa nella sua abitazione: 3 arresti, uno è minorenne

Sabato 24 Aprile 2021 di Nicola Munaro
Sant'Elena a Venezia

VENEZIA  - Alla fine di quella festa casalinga a base di droga, dallo zaino di uno degli invitati ha fatto capolino un taser. Puntato contro il padrone di casa, un trentenne loro amico, è stato usato per stordirlo, rubargli 500 euro e garantirsi una via di fuga certa. Perché troppa confusione era già stata fatta quella notte del 17 ottobre 2020 in un appartamento a Sant'Elena: i vicini di casa della vittima, spaventati dalle urla del trentenne e dall'averlo visto sanguinante sul ballatoio del palazzo, avevano chiamato i carabinieri per chiedere aiuto e dare via così a un'indagine arrivata a dama ieri mattina all'alba quando i carabinieri del Nucleo natanti di Venezia, con l'ausilio delle stazioni dell'Arma di Castello, Giudecca e Favaro Veneto, hanno bussato a casa di tre ragazzi - due ventenni e un diciassettenne - vicini al mondo delle baby gang e destinatari di due ordinanze di custodia cautelare firmate dal tribunale ordinario e dal tribunale dei Minori. 
I NOMI

Rapina a mano armata l'accusa che ha portato ai domiciliari Simone Gritti, 20 anni di Sacca Fisola e figlio di Ivano Gritti, ucciso in calle delle Chiovere, a San Polo, nella notte tra l'8 e il 9 gennaio del 2010 dall'amico Ciro Esposito; e Sebastiano Vianello, di Favaro. È stato portato in una casa di recupero minorile, invece, il diciassettenne, residente in un'abitazione a Sant'Elena dove ieri mattina - grazie all'aiuto di un'unità cinofila della polizia locale di Venezia, sono stati trovati anche alcuni grammi di marijuana.
Dalle indagini dei carabinieri è emerso che tutti e tre gli arrestati, già noti alle forze dell'ordine per vicende di alcol e droga, pur non avendo mai partecipato a nessun pestaggio, gravitavano nell'orbita delle baby gang che tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019 avevano calato una coltre di terrore su Venezia e Mestre. E nelle pieghe del mondo dell'illegalità, i più grandi erano entrati in contatto con il trentenne diventato, una sera di ottobre, la vittima prescelta.
I FATTI

È il tardo pomeriggio del 17 ottobre 2020 quando il telefono del trentenne - di buona famiglia - squilla. Dall'altra parte ci sono i tre ragazzi: gli propongono di organizzare a casa sua una festa a base di stupefacenti, lui accetta e a tarda sera apre il portone di casa. Tutto sembra filare liscio fino a quando il trentenne viene aggredito con dei pugni al volto. Sorpreso e stordito, la vittima grida aiuto cercando di scappare dall'appartamento e svegliando così i vicini. È in quel momento che dallo zaino di uno dei tre spunta lo storditore elettrico, scaricato in tutta la sua potenza sul padrone di casa per rubargli 500 euro e poi scappare. Una rapina che sarebbe finita sottotraccia dal momento che la vittima non si era fatta curare in Pronto soccorso. A dare il via alle indagini, però, le chiamate dei vicini che danno il via al lavoro dei militari dell'Arma. Testimonianze e indagini telefoniche hanno poi fatto il resto. Nei prossimi giorno gli interrogatori .
 

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