Sequestrano una connazionale, restano in carcere tre ragazze cinesi

Martedì 1 Marzo 2022 di Gianluca Amadori
Il tribunale di Venezia
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MESTRE - Restano in carcere le tre ragazze di nazionalità cinese arrestate la scorsa settimana per aver sequestrato una connazionale considerata responsabile di una truffa.

Ieri mattina, di fronte al giudice per le indagini preliminari di Venezia, assistite dagli avvocati Marco Marcelli e Giuseppe Favaron si sono avvalse della facoltà di non rispondere. La Procura le accusa di sequestro di persona finalizzato all’esercizio arbitrario delle proprie ragioni, nonché di lesioni personali ai danni della connazionale. Le tre indagate hanno rispettivamente 20, 25 e 27 anni. Gli atti dell’inchiesta saranno trasferiti a Rimini dove è iniziato il sequestro di persona.

La vicenda è piuttosto complessa e, da quanto accertato finora dalla polizia, si colloca nell’ambito di una lunga serie di truffe messe a segno da un uomo di nazionalità cinese ai danni di connazionali, dai quali avrebbe ricevuto ingenti somme di denaro (si parla complessivamente di circa un milione di euro) per fornire borse e altri capi d’abbigliamento griffati che in realtà non sarebbero mai stati consegnati. Gran parte dei truffati appartiene alla comunità cinese di Bologna. E la merce acquistata, a prezzi “stracciati”, era poi destinata ed essere rivenduta in Cina con prevedibili alti guadagni. 

Le tre ragazze cinesi di Marghera avrebbero versato una somma ingente - superiore a 20 mila euro - per acquistare una lussuosa borsa, pare di marca Hermes, che non è stata loro consegnata. Per questo motivo si sono recate a Rimini per poi rientrare a Marghera con una connazionale, da loro ritenuta legata al truffatore che ha fatto perdere le proprie tracce dopo una manifestazione dei truffati sotto la sua abitazione, lo scorso dicembre. Nella denuncia presentata alla polizia, la vittima sostiene di essere stata trattenuta contro la sua volontà in un appartamento di Marghera per un giorno intero e indotta, con minaccia e violenza, a telefonare ai genitori in Cina per farsi spedire i soldi. A liberarla sono stati gli agenti, allertati da un’amica della rapita che ha fornito indicazioni utili all’individuazione dell’appartamento. La ragazza cinese residente a Rimini in precedenza era già stata vittima di un sequestro simile per analoghe ragioni: agli agenti ha dichiarato di essere stata a sua volta vittima del connazionale truffatore.

Ultimo aggiornamento: 07:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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