Il primo procuratore di San Marco: «Abbiamo salvato la Basilica, ma ancora non basta»

Sabato 7 Ottobre 2023 di Roberta Brunetti
VENEZIA Il primo procuratore di San Marco Carlo Alberto Tesserin

VENEZIA - La Basilica di San Marco, come Venezia tutta, ha bisogno di un lavoro incessante, di miglioramenti continui. «Quello che hanno fatto i dogi per secoli: non sono mai stati fermi, così dobbiamo continuare a fare anche noi» raccomanda Carlo Alberto Tesserin, primo procuratore di San Marco. Lui, da otto anni e mezzo alla guida della Procuratoria, non si può dire che non si sia dato da fare. Instancabile, soprattutto dopo le disastrose acque alte del 2018 e 2019, nella ricerca di finanziamenti per la “sua” Basilica aggredita dalla salsedine. Ora qualche fondo è arrivato, i lavori procedono. E Tesserin, classe 1938, lascerà l’incarico tra pochi mesi, allo scadere del terzo mandato. «Gli anni sono tanti, altri dovranno impegnarsi» annuncia nell’intervista.
 

Primo procuratore, come sta andando per San Marco quest’anno di grande ritorno del turismo?
«Questo per noi è stato soprattutto l’anno in cui abbiamo constato l’efficacia della difesa messa in campo per San Marco (la barriera di lastre in vetro, in funzione da novembre, ndr.). Le acque alte sono state tenute al loro posto, anche quelle estive. Il percorso per arrivarci è stato difficilissimo: prima per convincere tutti dell’utilità di questa difesa, poi per realizzarla».
 

I tempi, come ha denunciato spesso, non sono stati rispettati.
«Tutto è durato di più. É anche comprensibile che mettendo mano alla Basilica ci sia una attenzione particolare. Ora che il risultato è raggiunto voglio ringraziare il patriarca Moraglia, che ha acconsentito a questo intervento, e tutti quelli che hanno dato una mano: dal progettista Rinaldo, all’ex procuratore Campostrini, al proto Piana. Ma quello che si è fatto è solo una tappa di un percorso. Il primo gradino di una scala. I danni subiti negli ultimi anni, con l’acqua salsa entrata in Basilica, sono enormi. La corrosione è ovunque. C’è molto da fare per salvare tanta bellezza».
 

Avete stimato 100 milioni di spese: 10 milioni all’anno per 10 anni. Sono arrivati i primi 3,3. A che punto sono i lavori?
«Continuano, ma sono un pezzetto. Ancora molto poco. Stiamo progettando anche la nuova illuminazione. Un’altra meraviglia che diventerà visibile. La bellezza di questa Basilica è ancora tutto da mettere nelle condizioni di essere conosciuta. C’è tanto da fare, ma altri se ne dovranno occupare».
 

In che senso?
«Tra sette mesi, dopo tre mandati, io lascerò. Ho tanti anni, è giusto passare la mano ad altri che si impegnino. Ho cercato di fare il meglio, per quel che potevo. Bisogna fare sempre di più e meglio per Venezia. Non si può stare fermi. I dogi non lo sono mai stati. E così dobbiamo fare noi e quelli che verranno dopo di noi. Io compio 86 anni, ho iniziato a lavorare a 18. Mai stato fermo in 67 anni di lavoro: 33 alla Centrale del latte di Chioggia; 25 in Consiglio regionale, dove mi ha portato il voto dei cittadini; 8 e mezzo come procuratore di San Marco. In Basilica ho avuto la fortuna di festeggiare i 60 anni di matrimonio con mia moglie, che mi ha sempre sostenuto in questo percorso, ora alla fine. Bisogna avere il buon senso di riconoscerlo».
 

Se dovesse trarre un insegnamento da tanti anni di lavoro?
«Ho imparato che solo quando si lavora insieme si raggiungono risultati. Da soli si finisce per sbagliare».
 

Tornando a San Marco, questi sono stati mesi di grande afflusso turistico, con lunghe code anche davanti a Basilica e campanile. Una gestione difficile?
«La nostra scelta è stata quella di ridurre il numero di ingressi, anche per far star meglio i visitatori. Tutto nel rispetto delle funzioni religiose: la Nicopeia è sempre aperta. Ora bisognerebbe avere attorno altri spazi visitabili, come a Firenze. Penso a San Basso, a Sant’Apollonia, dove si potrebbero fare cose straordinarie».
 

Quanti sono stati gli ingressi e i relativi incassi?
«Non abbiamo ancora i dati. Siamo comunque in crescita rispetto all’anno scorso».
 

In questi mesi è scoppiato il caso dei sei dipendenti licenziati per aver fatto la cresta sui biglietti. Alla fine sono stati denunciati?
«Non voglio parlarne. È stato un dispiacere enorme».
 

Da quasi un anno sono stati avviati i cantieri per la messa in sicurezza dall’acqua dell’intera Piazza. Ci vorranno almeno altri quattro anni di lavori. La sua impressione?
«Se penso agli anni che sono passati, questi interventi dovevano essere fatti subito. Sono una necessità impellente. Alla fine San Marco sarà molto più bella. Quindi prima si finisce, meglio è. Ognuno faccia la sua parte».
 

E la barriera in vetro, a fine lavori, che fine farà?
«Non avrà più motivo di essere. Sarà tolta e si tornerà ad avere la visione originaria della Basilica».
 

Che priorità lascia al suo successore per San Marco?
«La Basilica è sempre stata in divenire, guardo sempre ai dogi, a quel che hanno fatto. Bisogna continuare così. Siamo vicini ai 1000 anni della Basilica. Dovrà essere una grande festa e dovremo arrivarci con una San Marco ancora più bella. Tante cose sono state fatte negli ultimi anni a Venezia. Il centro è piccolo, ma deve essere abitato. La speranza è che i veneziani siano sempre di più. Non ci sarebbe San Marco senza i veneziani».
 

Ultimo aggiornamento: 17:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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