Livio e Claudio, pescatori all'alba in Riva Sette Martiri: «Insegniamo ai nostri nipoti quest'arte»

Lunedì 8 Agosto 2022 di Costanza Francesconi
Pescatori a Riva sette martiri da 30 anni Livio e Claudio ora lo insegnano ai nipoti

VENEZIA - Manca poco alle 7 di mattina. In Riva ai Sette Martiri l'aria è frizzante, il sole è già alto e gli ormeggi sono tutti liberi da yacht e battelli fluviali. Le panchine in pietra d'Istria invece no. Canne da pesca, esche e secchi d'acqua ne fanno la scrivania dei pescatori di zona che ogni giorno, da maggio a ottobre, seguono il corso dell'acqua e portano avanti una tradizione che sui masegni dura il tempo di un respiro tra acqua sevènte e dosana.

Livio e Claudio saranno trent'anni che pescano.


STUDIO DELLE MAREE
«A seconda del giro dell'acqua, crescente o calante. Quando è più caldo il pesce entra in laguna, altrimenti ce n'è di più in mare spiegano mostrando il grafico del centro maree - Questa settimana l'orario ottimale è intorno alle 8.20. Con bissoni coreani o vermi qui abboccano orate e branzini, il fondale è alto e il pesce è buono. Saremmo pure in stagione di seppioline aggiungono -, ma ce ne sono poche, anche venendo la sera con la luce. Venezia a quest'ora è dei veneziani - raccontano i due amici - All'alba e al tramonto c'è una brezza calma che poi sparisce, lasciando la città riempirsi di turisti». Entrambi di Castello, si godono il fresco, fanno due chiacchiere e cominciano la giornata. «Con l'attrezzatura leggera, ci si ferma a piedi dove si trova posto. Non c'è un punto mio o tuo della riva chiariscono - Tra giovani che si appassionano e pensionati veterani, c'è ricambio generazionale. Con i vicini una parola tira l'altra finché ci si conosce e saluta tutti. Ci sono gli amici di sempre e i tanti filippini e bangladesi che pescano per sé o per i ristoranti in cui lavorano».


DALLE FILIPPINE
Romeo è tra questi: viene dalle Filippine e da 5 anni è a Castello. «Aspetto il mio giorno libero per portare in riva il necessario per pescare. È un riposo e un passatempo che mi piace tantissimo. Lavoro tutta la settimana e appena posso vengo qui vicino casa dice rimanendo in piedi, con un occhio vigile sul filo di nylon in tensione - Arrivo presto, altrimenti non trovo più dove sistemarmi. Stamattina (ieri, ndr) erano le 6. Ho tirato su due orate e farò il risotto che a mia figlia piace tanto. Come ho imparato io aggiunge -, sto insegnando a pescare anche a mio nipote». Più vanti, ai piedi del ponte dei Sette Martiri, Primo Scultz ha raggruppato le sue cose. Prima che termini l'ora dorata, si sposta vicino al monumento alla Partigiana veneta. Ha 83 anni, 4 figlie e un figlio, 12 nipoti. «Vivo ai Giardini e vado a pesca da quando sono nato, con mio nonno che mi portava fino al ponte Littorio (della Libertà, ndr) e usava ancora il filo in crine di cavallo ricorda - Da quando ho la labirintite non vado più in barca, vengo in riva e mi sposto tra i due pontili dei vaporetti. Il pescato lo tengo in congelatore o lo regalo ai miei nipoti dice sistemando una corbola viva sull'amo Negli anni ho tramandato la pesca a tutti in famiglia. A quest'ora prosegue -, c'è una Venezia diversa che poi finisce in mano ai foresti. Quest'usanza però rimane. Finita l'acqua in dosana, con chi c'è si va da Paolo ai Tosi Piccoli per una birra, poi al Gruppo podistico Odeon o dagli anziani di Castello, in Seco Marina». La marea torna a crescere e d'un tratto di mulinelli e canne flesse dalle onde non c'è più traccia. Svaniti i pescatori, sui sanpietrini resta solo il profilo bagnato dei secchielli d'acqua.

 

Ultimo aggiornamento: 16:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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