La parità di genere? Sì, nella Serenissima del '700

Domenica 25 Luglio 2021 di Maurizio Crovato
Maria Boscola
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Ha fatto scalpore la discussione a Venezia sulla differenza dei premi in denaro tra uomini e donne trionfatori alla kermesse della Regata Storica. Ora il Comune ha deciso di eliminare le disparità, ma si scopre che nel passato era già così

Maria Boscola da Marina, guarda perplessa, dal suo stupendo ritratto ricco di bandiere rosse, conservato al Museo Correr. Sotto l'enorme cappello di paglia e le spalle larghe, sembra ammonirci a distanza di quattro secoli. In quasi cinquant'anni di carriera dal 1740 al 1784, ultima regata femminile della Serenissima, prima che gli austriaci le abolissero del tutto, Maria vinse tutte le regate, sia da sola che in coppia. Così per Anzola Scarpa detta Tiozza, oppure per le fortissime sorelle Checca e Maddalena Boscole da Marina, Anzola e Maria Meneguole da Cioza. Una storia tutta femminile, genere: campionesse. Godere di un ritratto non era dunque prerogativa solo maschile. 
Documenti e quadri conservati nei musei e negli archivi confermano questo importante aspetto storico. Campioni e campionesse hanno il privilegio di essere immortalati con ritratti, alla stregua di altri personaggi importanti della società (in particolare quella nobiliare).
Con la fine della millenaria Serenissima si perdono alcuni valori peculiari della vivace comunità lagunare (pensiamo, ad esempio, al contributo delle centinaia di scuole, Grandi o Piccole, di devozione o di mestiere, attive a Venezia) e si impongono nuovi modelli sociali.

Le varie dominazioni che si susseguono tendono a modernizzare la città, lasciando poco spazio alle abitudini del passato, per quanto lungimiranti, rispettose delle tradizioni e della parità di genere.


PARI DIGNITÀ

Fin dall'epoca medievale a Venezia donne e uomini partecipano con pari dignità alle competizioni che la comunità propone nei momenti di festa e di svago. Comunità che vive e lavora sull'acqua, che sull'acqua ha creato la propria fortuna e il proprio mito. E non va trascurato un aspetto storiografico significativo: non esiste in nessun'altra parte del mondo stiamo parlando del passato dove le donne, al pari degli uomini, sono le protagoniste di un evento sportivo. Sportivo tra virgolette, perché il concetto di sport prevale in epoca contemporanea, mentre quello della festa-spettacolo contraddistingue le epoche precedenti.
Il Settecento ci insegna anche che i premi erano uguali: 40 ducati per il primo, 30 per il secondo, 20 per il terzo e 15 per il quarto arrivato. Gondole per uomini e battelli per donne, uguali. Ancora di più: la regata femminile del 1493 (sic!) in onore della duchessa Leonora D'Este, fu un successo clamoroso di pubblico. I maschi facevano da comparse. Dopo l'800 un po' bacchettone, per l'unica regata in rosa bisognerà aspettare il 1880, sindaco Serego degli Allighieri. Donne su topi a 4 remi. Sono tutte di Sottomarina. La loro tradizione peschereccia infatti prevede che a bordo dei burci, uomini e donne pari sono. Primo premio 200 lire, secondo 150. Siamo già alle prime differenze: ai maschi andranno 350 lire per il primo e 250 per il secondo. Tentativi al femminile anche in periodo fascista. Tra il 1931 e 1934, per sole quattro edizioni le donne su mascarete partivano dal Macello di Cannaregio, giro del paleto a Rialto e ritorno. In Regata Storica del 1953 riappaiono finalmente e nuovamente le donne. Vincono Teresina e Maria Boscola (ti pareva!). Poi sospesa per malore di una atleta l'anno successivo. Finalmente, ma siamo nel 1977, Margherita Citon e Pina Carrara da Sant'Erasmo vincono in solitaria una entusiasmante regata seguita da un pubblico di oltre 100 mila spettatori. Sarà la prima ministra della storia repubblicana, Tina Anselmi, a consegnare orgogliosa e raggiante, le bandiere rosse.


IL DIBATTITO

La cronaca di questi giorni parla di un acceso e talvolta mediocre dibattito in Consiglio comunale per un'equa distribuzione di premi ai/alle regatanti. Ancora una volta, nella vivace e avvincente storia secolare delle regate , è l'intervento del sindaco in persona a dare una svolta significativa alla festa veneziana. «Ci saranno premi uguali per tutti, uomini e donne» - ha dichiarato Luigi Brugnaro. Una data e un sindaco segnano anche l'inizio delle moderne regate: 1895. Sindaco Riccardo Selvatico, il sindaco-poeta. Nel corso della Prima Esposizione Internazionale d'Arte, nel manifesto predisposto per l'occasione, una scritta a caratteri cubitali elenca gli eventi: regate e serenate. Si ricostruiscono bissone e false barche storiche per ricordare l'arrivo trionfale di Caterina Cornaro da Cipro a Venezia. In realtà, la vedova di re Giacomo, venne confinata poco trionfalmente al castello di Asolo, anche se con il titolo pomposo di Regina di Gerusalemme, Cipro e Armenia. Ora per mettere tutti i puntini sulle i, era stata una giunta di sinistra a creare la disparità uomo donna, sempre nel 1977, giunta Mario Rigo.
Altro punto delicato, senza disturbare l'art.3 della nostra Costituzione, quello dell'uguaglianza formale. Nell'attuale regolamento comunale le regate delle caorline sono riservate ai maschi. Le donne in regata storica non possono nemmeno salire in quella barca. E pensare che nel passato erano proprio le donne in caorlina a portare nei mercati i prodotti delle isole e della laguna.
E ancora. Esistono regate per giovani e giovanissimi, ma non per le giovani e le giovanissime. Ne vogliamo parlare?
Maria Boscola da Marina, continua a guardarci beffarda e sconsolata.
Scusaci tanto Maria.


      
 

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