Venezia. «Noi netturbini, 'maratoneti' dei rifiuti: ogni settimana 70 chilometri con i carretti»

Martedì 5 Dicembre 2023 di Redazione
Venezia. «Noi netturbini, 'maratoneti' dei rifiuti: ogni settimana 70 chilometri con i carretti»

VENEZIA - Rialto, ore 6.30: Federico Costantini, 46 anni, prende in mano la spazzola e inizia la sua giornata lavorativa occupandosi della "sua zona".

Alle 8.30 passa al carretto e con il suo compagno di squadra inizia il servizio porta a porta, suonando a ogni campanello per raccogliere i rifiuti ai richiami di "spazzino". Ha iniziato a lavorare per Veritas nel '98, a soli 21 anni dopo aver letto un annuncio nel Gazzettino. «Il mio lavoro mi fa sentire utile. Moralmente è molto appagante e mi permette di tessere un rapporto stretto con la cittadinanza spiega mentre tira il carretto dietro di sé oramai è un appuntamento fisso tra amici e conoscenti, poi è bello, perché lavoro all'aria aperta facendo anche attività fisica. A settimana facciamo circa 70 chilometri. Ci divertiamo tra di noi a raggiungere nuovi obbiettivi».

LA STORIA

Un lavoro manuale faticoso sotto molti aspetti: gli spostamenti dei carretti, che vuoti già hanno un peso di 50 chilogrammi, sui i ponti e le calli strette, l'acqua alta e le intemperie. «È un'ottima gavetta di vita. Quando c'è l'acqua alta ovviamente la cosa si complica perché si lavorare con gli stivali e spesso capita di dover far girare il servizio; quindi, aspettare che le condizioni siano idonee per svolgere bene il lavoro», spiega l'operatore ecologico. Infatti, sia la marea bassa che quella alta sono problematiche, perché impediscono il passaggio delle imbarcazioni, nelle cui finiscono tutti i rifiuti raccolti. «Oltre ad avere una «zona di città da accudire», come spiega il responsabile di reparto Adriano Beraldo, i netturbini sono impegnati nella posa delle passerelle per permettere ai cittadini e ai visitatori di arginare le zone che sono sotto acqua.

Un lavoro abitudinario ma in cui le quotidiane modifiche di casualità non mancano. Ogni giorno le condizioni meteorologiche possono cambiare lo scenario e le esigenze. Una "vita di strada" tra matrimoni, funerali, ore mattiniere solitarie e ore pomeridiani a farsi spazio tra il flusso di gente.
«Capita anche di dover soccorrere qualcuno che è caduto, chi anche nei canali», spiega il dipendente. A ringraziare molte volte sono i piccoli gesti, un sorriso, qualche volta dei cioccolatini e tanti ringraziamenti. Sopratutto alle tante domande che vengono poste agli spazzini ogni giorno, associati per la loro divisa gialla a servizio della città spesso diventano un "front office" mobili per studenti, visitatori e anche cittadini. Tra loro qualche volta anche qualche volto noto che riempie le raccolte delle immagini con i VIP. Costantini ricorda il periodo Covid, in cui «siamo stati per molti l'unico contatto sociale e con l'esterno, soprattutto per gli anziani. Chi aveva bisogno di una mano o chi di fare la spesa». Sopratutto dopo il Covid e l'Acqua Granda è cambiata l'immagine degli spazzini: «Molti cittadini hanno iniziato a capire la fatica e lo sforzo dietro al nostro lavoro». Alla domanda su chi fosse il più maleducato, il responsabile risponde «l'idiota ovviamente, chi ha già di per se una cattiva educazione e non rispetta i lavoratori».
La sua storia è una tra le 300 che compongono il gruppo Veritas, tra loro netturbini, caposquadra e motoristi. «Un "esercito" di operatori, donne e uomini, che lavorano per mantenere la città pulita precisa Riccardo Seccarello, responsabile della comunicazione Veritas è un sistema ad incastro tra chi raccoglie e chi guida le barche fino agli impianti. La comunicazione è fondamentale». Nella squadra anche una nuova recluta: Andrea, 19enne che ha iniziato a indossare tre settimane fa la divisa gialla. «Ho iniziato da poco, ma sono molto contento perché credo tanto nel lavoro che faccio e nell'azienda. È il mio futuro».

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