VENEZIA - I lavori per collegare con la fibra ottica il sistema di comando del Mose, tra l'Arsenale e le tre bocche di porto, sembrano non interessare le società del settore. Per la seconda volta la gara bandita dal Consorzio Venezia Nuova è andata deserta.
UN ESITO A SORPRESA
L'esito della nuova gara ha sorpreso lo stesso Cvn, anche perché in questi mesi più di un soggetto aveva manifestato il suo interessamento. C'erano stati sopralluoghi e anche richieste di prorogare il termine per la presentazione delle offerte. Pubblicato ad ottobre, il bando inizialmente fissava la scadenza il 12 dicembre, successivamente spostata al 10 febbraio. Venerdì scorso, quando in realtà non è arrivata alcuna offerta. E il Cvn non ha potuto far altro che dichiarare deserta anche questa gara. Da un punto di vista pratico, il Mose continuerà a funzionare grazie al ponte radio dell'Esercito. Un sistema che anzi, in questi anni, ha dimostrato di funzionare, tanto che si è deciso di mantenerlo in qualche forma, anche quando l'opera sarà a regime, per maggior garanzia. Ma per completare l'opera, per collegare tra loro la control room centrale dell'Arsenale e quelle alle bocche di porto, servirà la fibra. Come procedere, dopo il doppio flop delle due gare, lo decideranno Cvn, Provveditorato e commissario al Mose nei prossimi giorni.
LE TRE GARE
Dopo la gara per la fibra da 2 milioni e mezzo andata deserta a luglio, la numero 56, il Cvn aveva subito bandito una seconda gara, la 57, stavolta da 3,6 milioni per la «fornitura, installazione e configurazione dei sistemi di telecomunicazione delle bocche di Lido Treporti, San Nicolò, Malamocco, Chioggia, Arsenale». Questa partecipata da tre concorrenti e in assegnazione a Sirti spa. Le altre in lizza erano state Telecom e Telbit. Restava aperta la questione fibra. Ed ecco la successiva gara, la 58 di ottobre, da 4,8 milioni per l'«attivazione ed erogazione del servizio di fibra ottica spenta tra le bocche di porto e l'Arsenale e relativa manutenzione per 15 anni con facoltà di riscatto». La proposta prevedeva lavori di attivazione da completare in 270 giorni, quindi 15 anni di nolo, con una prima possibilità di riscatto dopo tre anni, a fronte di un pagamento di 4,9 milioni, e una seconda alla fine dei 15 anni per 500mila euro. Proposta che alla fine non ha interessato nessuno.
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