«Morti per Covid, Rsa senza responsabilità». La Procura archivia le indagini

Martedì 22 Novembre 2022 di Gianluca Amadori
La Residenza Venezia di Marghera

VENEZIA - Non è emersa alcuna responsabilità a carico delle Residenze sanitarie assistite (Rsa) della provincia di Venezia in relazioni ai decessi avvenuti nel periodo dell’emergenza Covid.
La Procura di Venezia ha chiuso con richieste di archiviazione le varie indagini penali avviate sulla base di segnalazioni ed esposti - una trentina in tutto - presentati dai familiari delle vittime, i quali avevano sollecitato alla magistratura di fare luce sui decessi dei loro cari.
Il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, ha annunciato ieri che gli accertamenti svolti non hanno condotto all’accertamento di alcun nesso di causa tra il comportamento (o le eventuali omissioni) delle Rsa e la morte dei singoli ospiti, i quali erano peraltro molto anziani e già sofferenti di numerose patologie pregresse. La valutazione della Procura di Venezia ha tenuto conto anche della situazione particolare vissuta dai gestori delle strutture di fronte ad un’emergenza sanitaria senza precedenti, per contrastare la quale, almeno nelle prime fasi, nessuno sapeva bene cosa fosse necessario fare.


DECESSI NON AUMENTATI
Gli inquirenti hanno svolto, infine, un raffronto tra i dati dei decessi avvenuti nelle Rsa della provincia di Venezia durante il periodo dell’emergenza Covid e quelli relativi agli anni precedenti accertando che i numeri sono pressoché analoghi, o che comunque gli scostamenti non sono significativi: il numero dei morti, insomma, non sarebbe stato superiore rispetto al passato. A tale riguardo il procuratore Cherchi non ha fornito alcuna cifra.
A coordinare gli accertamenti è stato il sostituto procuratore Giovanni Gasperini, il quale fin dalla primavera del 2020 ha iniziato a delegare i carabinieri del Nas di ricostruire, struttura per struttura, la vicenda relativa a ciascun anziano contagiato e deceduto nel periodo di emergenza coronavirus. 
Il punto di partenza per tutti i casi è stato analogo: il contagio era avvenuto all’interno della casa di riposo, ma ciò non implica necessariamente una responsabilità di natura penale a carico degli amministratori delle varie strutture.


PROTOCOLLI DI SICUREZZA
I carabinieri hanno lavorato per verificare l’adozione e il rispetto di adeguati protocolli e delle conseguenti misure di sicurezza, senza evidenziare particolari mancanze. In ogni caso le Rsa non erano e non potevano essere “blindate”, in quanto il personale di assistenza si recava ogni giorno al lavoro per poi rientrare a casa, e dunque impedire il rischio di contagio al cento per cento era una missione impossibile.
Gran parte dei casi finiti all’attenzione della Procura si riferiscono alla prima ondata di contagi, e dunque ai decessi avvenuti durante la primavera, o comunque prima dell’estate del 2020, denunciati dai familiari che, in molti casi, si sono rivolti ad uno studio legale per ottenere assistenza. In alcune segnalazioni si riferiva che gli infermieri giravano senza mascherina oppure usavano la stessa per molti giorni, circostanze che però non hanno trovato riscontro. E che, comunque, non possono costituire prova del contagio patito dal singolo anziano. Numerosi esposti riguardavano la Residenza Venezia di Marghera dove si sono verificati numerosi di decessi.

Ultimo aggiornamento: 16:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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