«Dentro quel locale in realtà c'è una scuola coranica e un centro di preghiera»

Martedì 9 Novembre 2021 di Elisio Trevisan
«Dentro quel locale in realtà c'è una scuola coranica e un centro di preghiera»
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MESTRE - Lo scorso 13 maggio hanno aperto un nuovo Centro Immigrazione bengalese che si occupa di una serie di pratiche: dai permessi per l'Italia al codice fiscale, dai certificati di nascita ai documenti di legalizzazione, fino al ricongiungimento familiare e al certificato di matrimonio, con anche la possibilità di assistenza legale. Per i vicini della zona tra via Cappuccina e via Piave, però, quel locale al piano terra di un condominio al civico 8 non lontano dalla mensa di Ca' Letizia, è soprattutto una scuola coranica e centro di preghiera. Gli inquilini dell'edificio hanno anche firmato una petizione per contestare la destinazione d'uso dell'immobile che un tempo, prima che a Mestre scoppiasse la crisi che ha provocato la chiusura di tantissimi negozi, era un'attività commerciale.


IL LUOGO

Dalle numerose vetrine di via Dante, vicino all'incrocio con via Cappuccina, occupate dal Centro Immigrati, non si intravede nulla tranne qualche scrivania e poco più.

In realtà i locali sono divisi in due da pannelli neri che separano la parte più grande posteriore da quella anteriore. E, come mostrano anche le foto in internet, quel centro è definito come Madrasatul Ittihad, una scuola coranica, e si vedono anche gli studenti, giovani adulti, impegnati a leggere i testi sacri. D'altro canto non è un mistero che la comunità islamica bengalese a Mestre è molto nutrita, si parla di circa 20 mila persone, e da tempo chiedono luoghi dove potersi riunire per pregare, come fanno i cristiani nelle chiese. Per il momento l'unica moschea ufficialmente operante a Mestre è in via Monzani a Marghera, oltre a quella di Altobello in piazzale Madonna Pellegrina, aperta al posto di negozi, che ha passato varie vicissitudini dato che il Comune l'aveva chiusa nel 2018 per irregolarità amministrative, ma il Consiglio di Stato a giugno dell'anno scorso aveva riaperto perché ad un centro culturale non serve autorizzazione per modificare la destinazione d'uso dell'immobile. Fine diversa hanno fatto le due realtà di via Mestrina e di via Fogazzaro, chiuse dal Comune dopo vari ricorsi e controricorsi. E forse anche per questo si sono spostati verso via Cappuccina in modo da continuare a rispondere alle esigenze della numerosa comunità bengalese. Il giorno dell'inaugurazione del Centro Immigrati uomini, ragazzi e bambini con i tipici camici lunghi al ginocchio e i cappellini da preghiera hongma sono giunti da tutte le vie laterali, e all'epoca i residenti pensarono che un afflusso così numeroso fosse dovuto ai festeggiamenti della notte del Ramadan. Col passare del tempo, però, la frequentazione si è stabilizzata e, più che una sorta di Caf islamico, sembra proprio un centro di preghiera, se non una moschea. Ora, a sei mesi dall'apertura, quasi ogni pomeriggio si assiste ad un andirivieni di bambini, con abiti tradizionali, e mamme vestite di scuro che li accompagnano, o in altri orari di giovani adulti. E da luglio è stata anche aperta una porta laterale a lato del condominio da dove, sempre dalla scorsa estate, in certi orari entrano anche bambine coperte da veli neri. La zona tra via Cappuccina e via Dante è molto frequentata da cittadini bengalesi, hanno anche vari negozi di prodotti tipici, ma prima dell'apertura del Centro Immigrati, vestivano con abiti normali alla occidentale, mentre da maggio in poi, tra la fine di via Dante e l'incrocio con via Cappucina, per uomini, donne e bambini prevalgono gli abbigliamenti tradizionali con hongma, camici lunghi al ginocchio e scialli neri.

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