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Negozianti col fiato sospeso in vista del periodo natalizio: «Ogni restrizione è un danno»

Nordest > Venezia
Giovedì 26 Novembre 2020 di Luca Bagnoli
NEGOZI Il Natale si preannuncia difficile per i commercianti

LE VOCI E GLI UMORI
MESTRE «L’umore è nero». Lo dice senza pensarci mezzo secondo Paola Volpato, titolare del negozio di articoli usati per bambini “La Birba”, in via Spalti a Mestre. Una risposta secca, quasi istintiva, che viene da dentro e fotografa la condizione emotiva più diffusa tra i negozianti della città, stretti tra un possibile alleggerimento delle restrizioni, il paventato peggioramento cromatico del Veneto e l’ultima ordinanza del presidente Zaia. «La speranza è non cambiare colore – prosegue Volpato – perché in “giallo” qualcosina si fa, mentre i “colleghi arancioni” dicono che servono 3 clienti al giorno. La verità è che pure qui la normalità non esiste, perché qualunque restrizione, benché indiretta, blocca il lavoro, per non parlare dell’ansia e dell’incertezza che paralizzano le persone, fermando di conseguenza il commercio. Se a Natale e Capodanno non si potranno organizzare feste io non venderò mai tutti i vestitini carini pensati per uscire». Anche un’altra titolare, questa volta di un negozio di articoli da regalo, tradisce sentimenti negativi epperò contrastanti, aggiungendo infatti un particolare: «Viviamo male, non c’è lavoro, ma la paura è duplice, ovvero quella di fallire se chiudono e di ammalarci se aprono». In leggera controtendenza si dimostrano i tappezzieri “Semenzato” in via Slongo. 
INCERTEZZA 
«Non sappiamo come e se andrà – dice Francesco, figlio del titolare Luca – ma rimaniamo speranzosi, un minimo di clientela c’è, anche se ormai dobbiamo calcolarla a settimana. Certo che temo di mutare zona, ma non ho paura, che sarebbe controproducente, diciamo che non vorrei finissimo come l’ultimo lockdown, con persone radicalmente cambiate. Quello che però manca tanto è la sensazione confortante della certezza, la gente sembra aver perso la voglia di provarci». Per Francesco Ganzer, proprietario di “Marte Dischi” in via Bissuola, «il prossimo è un mese importante per i negozi, che verranno pesantemente penalizzati, creando un dicembre unico nella storia del commercio. Serve equilibrio tra economia e salute – aggiunge - ma ci saranno grandi problemi pratici, anche se non penso peggioreremo di colore, ma nemmeno vedremo allentamenti, e va bene così, perché c’è bisogno di coerenza, dunque sono contrario anche alla riapertura delle scuole». E l’ultima ordinanza regionale? «I negozi non sono tabaccherie, dove entri, compri e vai; da noi serve tempo per scegliere, e quindi fuori in coda aspetteranno mezz’ora. In più, una persona ogni 20 metri quadrati è una regola chiara ma troppo stringente, perché con le giuste attenzioni che ormai i negozianti hanno, si poteva prevenderne, chessò, quattro per 50 metri quadri». Gianfranco Mancinelli, invece, responsabile di “Martina Calzature” in via Fapanni, si dice d’accordo con gli ultimi provvedimenti, confidando una sola riserva e annunciando un nuovo servizio solidale per stimolare gli acquisti. «Non possiamo gestire le code fuori – sostiene - servirebbe una figura dedicata, non siamo vigili: basta un po’ di buon senso generalizzato, nonostante la gente si trovi in una psicosi preoccupante, senza pensare più al colore del Veneto, ma comprando solo il necessario perché mancano i soldi. Anche noi siamo in difficoltà, chiuderemo il Black Friday con meno della metà del fatturato di quello scorso, e così, per aiutare i clienti e pure noi stessi, da Natale ci appoggeremo ad una società di credito che permetterà di acquistare a rate senza interessi». 
LA TELEVENDITA
E poi la rivoluzione al grido «averlo fatto prima!» di Stefano Zurlo, del negozio di abbigliamento “Teto Style” in piazza XXVII Ottobre. «Mi sono buttato sulla televendita – racconta – è triste perdere la clientela “in presenza”, ma presto mi troverete solo sul canale 134, che per il momento frequento unicamente il giovedì pomeriggio. Mi dispiace – precisa - ma è tempo di pensare al proprio interesse, qui la sto vivendo male, non si fanno nemmeno 200 euro al giorno, e sì che ho prezzi bassi, invece mi tocca fare pure gli sconti, che comunque faccio volentieri perché tanti sono disperati. L’aspetto positivo – riconosce - è l’affluenza nel week end a causa dei centri commerciali chiusi, ma quello più terribile è l’atteggiamento della gente, che mi spaventa davvero, quando stanno fuori dalla porta, immobili, a guardare dentro senza entrare, sebbene a forza d’igienizzare abbia reso gli scaffali opachi. Sono tanto preoccupato per i negozi, mentre i mercati sono affollati, è ridicolo, non voglio credere che abbiano paura, altrimenti dovrebbero restare a casa». Ma ormai la decisione è presa. «Con il sistema televisivo sto lavorando molto con il sud-Italia – conclude - e una signora a cui ho telefonato per ringraziarla dopo l’acquisto, cosa che faccio sempre, mi ha detto che sono già 4 anni che compra i vestiti così». È dunque questo il futuro? 
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