Frutta e verdura, il mercato è diventato monopolio Bangladesh

Domenica 18 Agosto 2019 di Maurizio Dianese
Frutta e verdura, il mercato è diventato monopolio Bangladesh
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MESTRE - Il primo è stato Bilal Hussein che, nel 2003, dopo una lunga esperienza alla Breda-Fincantieri anche come sindacalista Cgil ha mollato tutto e si è messo a vendere frutta e verdura al mercato di via Fapanni. Prima come garzone e poi da padrone. In tre lustri Bilal Hussein è diventato una vera potenza, con un banco di frutta e verdura che è il più grande di tutti e dove si fa eternamente la coda per comprare. Dopo Bilal Hussein un po' alla volta sono arrivati tutti gli altri e ormai il mercato di via Fapanni al 50 per cento parla bangla, almeno per quanto riguarda la frutta e verdura. Si vede qualche timido tentativo anche ai banchi del pesce, ma è presto per dire se anche lì avverrà quel passaggio di mano tra italiani e stranieri che ormai è evidente nel settore della frutta e verdura.

 
Dove, oltre alle 5 licenze di cui sono proprietari diretti, i bengalesi lavorano come dipendenti praticamente in quasi tutti gli altri banchi ancora di proprietà degli italiani. I quali, quando non vendono o non affittano, comunque assumono solo gente del Bangladesh.
VOGLIA DI LAVORARE
Del resto una cosa è evidente a tutti e cioè che i bangla lavorano come matti dalla mattina alla sera, si accontentano di guadagni ridotti quando sono proprietari e di stipendi molto bassi quando sono dipendenti. Hanno voglia di lavorare, di fare, di arrivare, di costruire il loro futuro. Era così anche per i nostri nonni, nel Dopoguerra, lavoravano e si accontentavano di portare a casa pranzo e cena. Esattamente come fanno i bangla che sono partiti dalla Fincantieri adesso più di 1500 di loro ancora lavora ad allestire le nuove navi da crociera si sono allargati a bar e ristoranti, alberghi e affittacamere a Venezia e poi hanno iniziato a buttarsi sul commercio più o meno fisso, acquistando o affittando negozi in tutta la città e in particolare nella zona di via Piave. Sia chiaro, non sono improvvisati, il più delle volte sono ex commercianti o figli di commercianti che già in Bangladesh avevano attività imprenditoriali. Dunque è gente che sa come muoversi nel mondo della vendita all'ingrosso e soprattutto al dettaglio. Al Tronchetto, ad esempio, sono riusciti a prendere acquistando o affittando tutti i banchetti della cosiddetta casbah che fino a qualche mese fa era davanti all'imbarcadero dell'Actv e ora è stata spostata sotto il people mover.
PREZZI BASSI
Chi lavora al mercato di via Fapanni mediamente è qui da almeno 10 anni e sembra essersi adattato perfettamente e prima degli italiani alle nuove richieste dei consumatori, che puntano al prezzo piuttosto che alla qualità. E infatti loro vendono a prezzi stracciati. Nei banchetti bengalesi si trova poca roba di prima scelta e tantissima di seconda scelta, ma a prezzi che sono ridicoli anche per un discount. Vuol dire che oggi con nemmeno 10 euro ti porti a casa un'anguria da 7-8 chili, due chili di banane, due di pesche nettarine, un paio di meloni e un paio di mango pakistani, che sono migliori di quelli brasiliani.
Come fanno? Semplice: controllano la catena degli acquisti, a partire dal grossista. Che è sempre di Padova ed è del Bangladesh. Sono anni ormai che funziona così e il monopolio dei bengalesi a Padova si vede, eccome. Lì, peraltro, vanno tutti, italiani e bengalesi perchè a Padova la scelta è più varia e i prezzi sono inferiori rispetto a Mestre. Il Mof di Marghera infatti continua a vivere solo grazie a Venezia, che ha bisogno di prodotti freschi che arrivano in barca, ma tutti gli altri commercianti comprano a Padova.
Succederà la stessa cosa con il mercato di via Fapanni? Dipende soprattutto dai consumatori che, però, par di capire che, complice la crisi, che non è mai passata, guardano soprattutto ai prezzi. E così i banchetti degli italiani resistono con i loro clienti affezionati che hanno più soldi o che semplicemente spendono di più perchè ci tengono alla qualità mentre i banchetti dei bangla sono eternamente affollati di pensionati male in arnese, ma anche di professionisti decisi a risparmiare sulla spesa. Del resto spesso la seconda scelta di frutta e verdura è semplicemente meno bella da vedere, ma è buona come la prima scelta.
In ogni caso, mentre si attende di capire se il consumatore diventerà sempre più o sempre meno esigente, ecco che i banchetti passano di mano. Su 55 concessioni comunali al mercato fisso di via Fapanni, tolti edicola, fiori, alimentari e pesce, quel che resta è una ventina di banchetti di frutta e verdura. Cinque sono già stati acquistati dai bengalesi, per altri c'è la trattativa, per altri ancora siamo all'affitto dell'azienda.
Maurizio Dianese
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Ultimo aggiornamento: 18:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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