Con Klimt la grande arte sedurrà anche la terraferma

Martedì 13 Dicembre 2016 di Filomena Spolaor
Con Klimt la grande arte sedurrà anche la terraferma
Mestre diventa il luogo della contemporaneità a partire da un’opera che ritrae una delle più celebri donne bibliche di tutti i tempi: la mostra “Attorno a Klimt. Giuditta, eroismo e seduzione”, inaugurata ieri al Centro Candiani, è infatti la prima tappa del ciclo di appuntamenti dedicati all’arte moderna e contemporanea intitolato “Corto Circuito. Dialogo tra i secoli”, che porterà nel cuore di Mestre parte del patrimonio dei Musei civici veneziani.
Il progetto è voluto dal Sindaco, che ieri ha presenziato all’evento. Il capolavoro che l’anno scorso lo stesso Luigi Brugnaro aveva proposto di mettere in vendita per risanare il debito della città, è diventato dunque, paradossalmente, un potente elemento di attrazione per Mestre. «Vogliamo dare una nuova luce al Candiani, perché sempre di più diventi un centro di cultura per tutta la città - ha spiegato Brugnaro - A costo zero per il Comune, grazie al lavoro di tante persone che ringrazio di cuore, è stato possibile realizzare una mostra di altissimo livello che ha al centro l’icona di una donna-eroina, Giuditta, che sceglie di essere libera. Sono convinto che questa mostra rappresenti una risposta a chi parla di decadenza e di declino della città».
La mostra è allestita dall’architetto e scenografo di fama internazionale Pierluigi Pizzi, e presenta oltre ottanta opere provenienti dai musei veneziani ma anche dal Mart di Trento e Rovereto, e da varie collezioni private nazionali e internazionali: al suo centro c’è il capolavoro di Klimt “Giuditta II (Salomè)”, pezzo forte della Galleria nazionale d’Arte moderna di Ca’ Pesaro, per la quale venne acquistata dal Comune di Venezia nel 1910, l’anno dopo la sua presentazione alla Biennale.
Questa è una sfida per Mestre, ha detto Maria Cristina Gribaudi, presidente della Fondazione Musei Civici. «Il video che gira sui social di Klimt staccato dalle pareti di Ca’ Pesaro è un segnale di quella democratizzazione della cultura che come Fondazione stiamo perseguendo», ha affermato.
In un viaggio tra antico e moderno, il mito dell’eroina che sconfigge da sola il terribile condottiero assiro Oloferne viene indagato anche attraverso la sua fortuna artistica tra Cinque e Seicento, per arrivare al Simbolismo ottocentesco e al clima della Secessione Viennese, fino all’interpretazione del mito che Sigmund Freud diede nel 1917 con “Il tabù della verginita”. Differenti i linguaggi artistici proposti, dalla pittura all’incisione, dalla fotografia alla scultura, al cinema del primo ‘900. «C’è un filo conduttore legato a Mestre, come luogo della contemporaneità - sottolinea Gabriela Belli, direttrice dei Musei, che cura il ciclo di mostre – Ma la storia ci serve per interpretare il tempo presente».
La mostra resterà aperta fino al 5 marzo 2017, dalle ore 10 alle 19, chiuso il lunedì.
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Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 08:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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