Maria Callas, Venezia nel destino della Divina

Giovedì 30 Novembre 2023 di Elena Filini
Maria Callas, Venezia nel destino della Divina

VENEZIA - Quando arriva a Venezia Maria Callas è tutt'altro che una divina. Ha ventiquattro anni, non veste alla moda, è appena sbarcata da New York e ha avuto un debutto, a Verona in Gioconda, di fronte a cui non si grida al miracolo.

Ma la bellezza della città, quel suo essere insieme porta d'Oriente e di mare la conquista subito. E Venezia si rivelerà- per la giovane Maria Callas- un città fatale, pronta a regalarle fama e amore. È a Venezia che, nell'estate del 1947, Giovan Battista Meneghini, industriale del laterizio con una passione per l'opera, accompagna la giovane cantante americana di origini greche con cui si appresta ad allacciare una liaison. E' a Venezia che Tullio Serafin porta la Callas per alcuni dei suoi più importanti debutti. La Fenice le dà infatti in 7 anni la possibilità di cantare i suoi ruoli principali. Ed è infine a Venezia che una Callas all'apice del successo, trasformata in modo evidente anche sotto il profilo fisico, incontrerà Aristotele Onassis ad un party dato dalla columnist americana (e appassionata di musica) Elsa Maxwell al Danieli. Maria Callas, in una conversazione con Anita Pensotti uscita su Oggi (I miei primi trent'anni) racconta in prima persona gli esordi veneziani. «Dopo le recite di gioconda all'Arena di Verona mi illudevo che avrei ottenuto molte scritture. Intanto la Scala mi aveva chiesto (grazie a Meneghin che si era procurato una lettera di presentazione da parte di Guarnieri ndr) un'audizione». Labroca, direttore artistico del Teatro, spiega alla giovane Callas che la sua voce ha troppi difetti e le chiede di correggerli. «Aspettai un mese, due mesi inutilmente (quante lacrime sulle spalle di Titta); poi il buon Dio volle aiutarmi. Un giorno il maestro Serafin decise di mettere in scena il Tristano alla Fenice di Venezia e per la parte di Isotta pensò alla giovane cantante americana che aveva diretto in Gioconda a Verona». Dà l'incarico di rintracciarla al sovrintendente Nino Cattozzo ma per un'errata comunicazione la proposta non arriva mai a Maria Callas. È un caso che, davanti all'ufficio di un agente a Milano, Maria ritrovi proprio il Sovrintendente di Venezia. «Cattozzo mi disse anche che Serafin sarebbe venuto a Milano il giorno seguente per l'audizione e mi chiese se conoscessi il Tristano. Per il timore di perdere la probabile scrittura risposi senza esitare di sì». La prova andò bene e Serafin si congratulò. «Ma io non potei trattenermi dal confessargli la verità, e cioè che, de Tristano, avevo imparato molto tempo prima solo un po' del primo atto. Serafin non si spaventò; mi propose di recarmi a Roma per un mese, a studiare con lui l'opera. Così feci, e firmai un contratto per la Fenice che comprendeva anche Turandot. Il cachet era salito a cinquantamila per recita!». Il 1949 è l'anno che consacra la Callas soprano drammatico d'agilità. A gennaio è alla Fenice ancora alle prese con Wagner: questa volta protagonista de La Walkiria diretta sempre da Tullio Serafin.

LA SFIDA DEI PURITANI

Margherita Carosio, proprio in quei giorni si ammala ed è in forse la prima de I Puritani. «È inutile continuare a cercare: non si troverà nessuno disposto a mettere in gioco la propria carriera per quest'opera. L'unica che può fare i Puritani è Maria Callas» sentenzia Elena Rakowska, moglie di Tullio Serafin. La notizia che Serafin avrebbe fatto I Puritani a Venezia con Maria Callas venne accolta con sarcasmo. «Ci risulta- scrive un giornale di Milano- che alla Fenice di Venezia Serafin ha accettato di dirigere I Puritani con una Elvira soprano drammatico e precisamente con la Callas. Evviva questi vecchi senza coscienza artistica che si divertono rammollendosi e mandando a rotoli l'arte lirica. A quando una nuova edizione di Traviata con Gino Bechi nella parte di Violetta?». Maria Callas ebbe un successo strepitoso consacrandosi come fenomeno vocale, e precisò meglio i suoi ruoli d'elezione tra Bellini, Donizetti e Verdi. Il 1949 è anche l'anno in cui Maria diventa la signora Meneghini-Callas grazie ad una costante manovra d'aggiramento che alla fine fa capitolare il facoltoso e maturo fidanzato. Alla Fenice canterà ancora Norma, Violetta nella Traviata del centenario nel 1953, poi Lucia di Lammermoor e infine un'indimenticabile Medea. Ora è un'artista acclamata in tutto il mondo, e grazie a Meneghini, la cantante più pagata della storia. In quegli anni, folgorata dalla visione di Audrey Hepburn in Vacanze Romane, inizia una profonda trasformazione fisica che avrà ripercussioni sul suo mezzo vocale. È la celebre sarta milanese Biki a favorire in qualche modo la trasformazione a lady sofisticata del soprano. Bellissima, stilosa, magra, Maria Callas a partire dal 1956 si consegna ad una nuova giovinezza. Ed è in questi anni che inizia la frequentazione con il jet-set. Grazie, soprattutto, a Elsa Maxwell, columnist potente e temuta che, da una grande ammiratrice di Renata Tebaldi finisce per innamorarsi di Maria. Ed è proprio Elsa Maxwell ad organizzare il party al Danieli nel settembre 1957 in cui Maria conoscerà Aristotele Onassis. Onassis detesta l'opera lirica e ha scarsissima sensibilità per l'arte. Però è incuriosito da questa donna greca, i maligni dicono voglia appuntare una nuova medaglia al petto. Elsa, da tempo invaghita di Maria, crea al Danieli una delle sue indimenticabili feste mascherate. Si presenta nei saloni Marco Polo con un cappello da Doge e, durante il ballo, al pianoforte accompagna Maria Callas in un blues, Stormy Weather. Il party si protrae per 4 giorni tra Harry's bar, il Lido, la vista del film Le notti bianche di Visconti. Onassis e la Callas si rivedranno a Parigi dopo un grande ricevimento organizzato da Meneghini per la Legion d'Honneur: in sala anche Juliette Greco, Brigitte Bardot, Charlie Chaplin e tanti altri.

LE FESTE AL DANIELI

Nel 1959, in primavera, sempre al Danieli sarà Wally Toscanini a dare una festa: Maria Callas ritrova Onassis che la invita sempre più pressantemente a trascorrere l'estate sul Christina, il panfilo di proprietà dell'armatore greco. Il 16 luglio arriva un'ultima telefonata: Callas e Meneghini accettano e il 21 sono a Montecarlo. Nemmeno tre settimane e Maria romperà il matrimonio con Meneghini, inizierà un allontanamento lento ma progressivo dalle scene e si consegnerà (non senza dolori e umiliazioni) al rapporto con Onassis. È qui che Elsa Maxwell, avendo capito il gioco della Callas, si decide a scriverle un'ultima lettera (mantenendo però sempre integra la sua amicizia e il suo appoggio). «Cara Maria, ti scrivo solo per augurare a te e a Battista uno splendido viaggio a bordo del meraviglioso yacht, con quel meraviglioso e intelligente padrone di casa che è Ari. Di fatto tu sostituirai la Garbo, ormai troppo vecchia, sul Christina. La Garbo non mi è mai piaciuta, e ho amato te. Non sono più gelosa. Non provo più amarezza. Nemmeno voglio più vederti. Il mondo dirà, e in verità lo sta già dicendo, che tu hai solo voluto usarmi. Questo lo nego categoricamente. Il poco che ho fatto, l'ho fatto con gli occhi bene aperti e con il cuore e l'anima. Tu sei già grande, e diventerai ancora più grande...».

Ultimo aggiornamento: 16:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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