Lutto in città, morto Luigi Danesin figura centrale della massoneria

Domenica 5 Luglio 2020 di Lorenzo Mayer
A sinistra Luigi Danesin con Luciano Romoli
 Venezia è in lutto per la perdita di uno dei suoi personaggi più noti: nel tardo pomeriggio di ieri è morto Luigi Danesin, decano dei consulenti del lavoro veneziani nonchè per due trienni (dal 2002 al 2007) primo e unico veneziano ad essere eletto Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia Obbedienza di piazza del Gesù palazzo Vitelleschi, la Massoneria Italiana. Danesin aveva 88 anni, compiuti a maggio, e abitava al Lido in via Dandolo.
Il decesso è sopraggiunto all’ospedale Civile, dove si trovava ricoverato da lunedì. Parlare di Danesin significa anzitutto ripercorrere la storia di un ordine professionale che proprio lui, fin dagli anni ’50, aveva portato a costituirsi, creando l’Ordine nazionale dei consulenti del lavoro. Alla professione ha dedicato ben 70 anni di attività, un primato anche a livello nazionale. «La città – aveva detto, commentando qualche mese fa il riconoscimento alla carriera appena ricevuto - deve tornare a pensare in grande perché ne ha le potenzialità».

LO STUDIO E LE TRE SEDI
Lo studio Danesin è sempre stato il suo “regno”: sotto la sua regia, oltre alla sede principale in centro storico, sono stati aperti altri due studi a Mestre e al Lido. Complessivamente venivano seguite circa 900 aziende ed elaborate le paghe di ottomila dipendenti ogni mese. Luigi è rimasto iscritto all’albo fino al 31 dicembre scorso, e ha continuato, instancabile, a frequentare il suo ufficio a Cannaregio, fino al lockdown. Era molto impegnato anche nella promozione della venezianità e nella solidarietà: tra i suoi numerosi incarichi (impossibile ricordarli tutti) era presidente onorario e socio della ultracentenaria società veneziana “Duri i Banchi” alla quale era iscritto dal 6 gennaio 1956.

MASSONERIA E CARRIERA
L’altra esperienza fondante della sua personalità è stata, senza ombra di dubbio, l’appartenenza alla massoneria, sempre sbandierata con orgoglio. Questa militanza faceva parte dei suoi valori più intimi insieme alla dedizione alla famiglia e a una fede forte. «Per me, lo ripeterò sempre con orgoglio, la massoneria è una vera scuola di vita – aveva raccontato in una delle ultime interviste - Senza l’insegnamento della massoneria non sarei arrivato a tanto: è un cammino di crescita che perfeziona l’uomo, in un mondo di simboli, e con una certa ritualità. Dà un modo di comportarsi a cui attenersi. Ad esempio non si parla mai né di politica né di religione perché sono tematiche che possono innescare divisioni». Nel febbraio scorso, prima dell’allarme pandemia, l’incontro a Venezia con l’attuale Gran Maestro, Luciano Romoli, cui Danesin era profondamente legato, ha rappresentato una sorta di simbolico passaggio di consegne e di consegna del “testamento spirituale” di Danesin. I suoi ottimi rapporti con l’estero intrecciati in questi decenni, gli hanno permesso di diventare membro onorario del prestigioso Supremo Consiglio di Francia (considerata la massima espressione della massoneria continentale) e di Spagna, di Portogallo e di Grecia.
Durante il coronavirus Luigi Danesin era stato in prima linea per aiutare, con i “Duri i Banchi” le persone più bisognose messe ko dall’emergenza prima sanitaria e poi anche economica. Luigi Danesin lascia la moglie Adriana, la figlia Cecilia e cinque adorati nipoti. L’amato figlio Giulio era scomparso all’età di 45 anni, nel 2008, per un tragico incidente stradale in moto. Non è ancora stata fissata la data dei funerali.
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