«Unesco, hanno vinto i fatti. Ora serve la Legge speciale». Il sindaco di Venezia: «Niente polemiche, il mondo ha riconosciuto il nostro lavoro»

Sabato 16 Settembre 2023 di Davide Scalzotto
Luigi Brugnaro

Sindaco Luigi Brugnaro, come siete riusciti a convincere l'Unesco a non includere Venezia tra i siti culturali a rischio?
«Con i fatti. È stato un lavoro di squadra tra Governo e istituzioni.

L'Unesco ha potuto constatare che il Mose è entrato in funziona, che le navi sono state spostate a Marghera, che stiamo scavando i canali perché le navi più piccole possano entrare dal canale Vittorio Emanuele in Marittima, abbiamo scavato e ripulito i rii, messo in atto un piano di rifacimento delle rive, lavorato alla riconversione energetica con il primo distributore a idrogeno a Marghera. E non ultimo, il contributo d'accesso che sperimenteremo il prossimo anno».


Sia lei che il ministro Sangiuliano avete lasciato trasparire (in maniera neanche tanto velata a dire il vero) una manovra «puramente politica e priva di un ancoraggio su dati oggettivi», come l'ha definita il ministro. Insomma, che sull'Unesco ci sia stato un tentativo di condizionamento da parte di comitati locali.
«Guardi, si dice che "la gallina che canta ha fatto l'uovo". Siamo contenti che gli Stati presenti all'assemblea dell'Unesco di giovedì abbiano riconosciuto gli sforzi fatti. Inutile ora da parte mia fare polemiche che non servono».


Qual è allora il messaggio uscito dall'assemblea di Riad?
«Il messaggio che arriva è che il mondo intero ha riconosciuto il grande lavoro fatto per difendere Venezia e ci chiede di continuare su questa strada. A noi, come Comune, e anche al Governo».

L'Unesco ha sì "salvato" Venezia, ma raccomanda anche allo allo Stato di impegnarsi per la città: può essere la molla per avere il finanziamento di Legge Speciale? Quei 150 milioni che lei chiede da tempo, ad esempio?
«Il rifinanziamento della Legge Speciale è certamente molto importante. L'abbiamo chiesto anche agli ultimi governi senza successo, speriamo in questo».


Siete arrivati a Riad portando in dote il contributo d'accesso, approvato lunedì in consiglio comunale. Sarà veramente la risposta all'overtourism che soffoca Venezia?
«Lo ribadisco ancora: stiamo parlando di una sperimentazione che non ha avuto il coraggio di fare nessuno al mondo e per la quale abbiamo avuto un riconscimento internazionale. Riguarderà solamente alcune giornate nell'anno e saremo attenti a fare le cose nel migliore dei modi per non disturbare nessuno. In ogni caso non è certo l'unica azione messa in campo per la difesa della città, come ho detto prima».


Senta, proprio nel corso del consiglio comunale di lunedì vi siete beccati duramente con il consigliere Gianfranco Bettin. Lei gli ha detto che sono 30 anni che non fa nulla (a dire il vero ha usato un rafforzativo...). Vi siete chiariti?
«Ma sì, con Bettin non c'è alcun problema da parte mia, ci siamo anche abbracciati».


Se l'era presa anche con alcuni manifestanti contro il contributo, dicendo che sono la vergogna della città. Cosa risponde a chi l'accusa di andare spesso sopra le righe dicendo che un sindaco non dovrebbe mai perdere le staffe?
«In Consiglio ero più offeso che arrabbiato, ho sentito forte un attacco al funzionamento di un'istituzione democratica e non mi è piaciuto affatto. Semplicemente ho risposto a tono e per le rime. Cosa rispondo? Che sono una persona onesta e non so fingere. Reagisco quando credo ci siano in gioco modalità molto serie e non accettabili di confronto, difendo fino in fondo gli interessi di tutti quei cittadini silenziosi che mi hanno delegato a farlo. E quei cittadini silenziosi meritano il massimo impegno».

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