Luigi Brugnaro chiama la Lega e promette: «Un nuovo patto con i cittadini»

Martedì 31 Dicembre 2019 di Melody Fusaro
Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia
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VENEZIA - La conferenza di fine anno del sindaco Luigi Brugnaro a Mestre si trasforma in una sorta di bilancio del mandato e in una corposa anticipazione del programma elettorale 2022. 
Per quanto riguarda il futuro, in particolare, sembra voler mettere in chiaro le sue intenzioni: se sarà riconfermato sindaco, potrà dire di avere il benestare dei cittadini su tutti i progetti annunciati, compresi gli interventi ai Pili e all'ex Poste che difende a spada tratta, rivendicandoli come simboli di questo cambio di rotta. «Se i cittadini mi voteranno, sceglieranno chi vuole sbloccare lavori, ristrutturare, modernizzare e attirare gli investimenti». 

NUOVO PATTO
Dopo aver affidato agli assessori e ai consiglieri delegati il riepilogo degli ultimi 5 anni, l'intervento del sindaco è una lunga lista di ringraziamenti, che partono dai presidenti della Repubblica e del Senato e i governi che si sono succeduti negli ultimi anni («qualche ministro escluso - precisa, riferendosi a Danilo Toninelli - in particolare quello che arrivava a Venezia in elicottero per poi fermare tutto sulle grandi navi») e arrivano fino ai consiglieri comunali e in generale ai veneziani che «hanno capito quanto la città stia cambiando e che con l'ultima chiamata elettorale (quindi il referendum sulla separazione) hanno dimostrato in modo trasversale di voler andare avanti». 

Una fiducia che, se si rifletterà sull'esito delle amministrative, porterà, a detta del sindaco, a un nuovo patto con i cittadini, ai quali promette elasticità in città storica, con possibilità di «aprire porte, ristrutturare, ampliare anche ai piani superiori negozi che sono troppo piccoli rispetto al resto del mondo, agevolare le locazioni ai residenti», e innovazione e investimenti a Mestre, Marghera e in tutta la terraferma, dove vuole completare tutto ciò che adesso è anche solo su carta, come la stazione, l'area di via Ulloa, i piani per porto Marghera e appunto il nuovo palazzetto. 

OLTRE IL 2020Alla domanda se di fronte a una grande fiducia dei cittadini confermerà l'intera giunta, è vago: «Fosse per me confermerei tutti gli assessori». Da chi dipenda questa decisione, però, non lo spiega. Si parla già di un possibile braccio di ferro con la Lega, che chiede di contare di più. E con il Carroccio Brugnaro spiega di voler arrivare a un accordo in vista delle elezioni: «così come ho aperto a tutte le forze politiche ma il patto lo farò solo con i cittadini». Difficile per il sindaco anche stimare una percentuale di promesse mantenute in 5 anni: «Il nostro programma non era così dettagliato e abbiamo avuto anche tanta fortuna perché a Roma hanno avuto fiducia in noi. Le persone sono contente e stanno bene. Adesso è il momento che si vada a decidere: ci sono investimenti, imprenditori, lavori da fare, in città abbiamo in corso opere pubbliche per 540 milioni di euro. Se i cittadini decideranno di premiarci porterò tutto a termine». 

RINGRAZIAMENTI E ATTACCHI
Se i ringraziamenti sono trasversali, dal sottosegretario Pd Andrea Martella («lo stimo e con il Comitatone arriveremo alla soluzione per le grandi navi») al presidente della Regione Luca Zaia, il nemico numero 1, il cui nome in modo più o meno esplicito torna spesso nel corso delle quasi tre ore di conferenza, è Andrea Ferrazzi: «Il 31 luglio, quando ero stato convocato in commissione per l'audizione sulle Grandi navi, Ferrazzi è stato l'unico senatore a fare domande sul Lido e su questioni che non c'entrano niente». 
Poi ancora, più generico: «C'è chi dice che un privato non può fare il palasport sulla sua terra ma deve farlo sulla terra di un altro. E questo è un parlamentare della Repubblica. Perdono a Venezia e si fanno eleggere come senatori a Roma. Gli irriducibili che hanno venduto la città e che hanno sempre bisogno di dimostrare che qualcosa non funzione, come per il palazzo ex poste, un rottame bombardato su cui nessuno metteva le mani da cinquant'anni su cui hanno raccolto 63 firme per inviarle al Presidente della Repubblica, che secondo loro non ha di meglio da fare». 

IL CASO PIL
IIn particolare respinge le accuse sui suoi piani per i Pili: «Chiunque sia mediamente intelligente si rende conto che non c'è un vantaggio a costruire un palazzetto, che è solo un costo. Quella è un'area inquinata e va bonificata ma è comunque edificabile. Io volevo fare un regalo ai cittadini, per fare pezzo di città diverso, anche per la vita notturna. Prima di diventare sindaco avevo detto che non lo avrei fatto perché mi candidavo e ho fatto il blind trust, passando le proprietà immobiliari, ma non sono incoerente: non posso chiudere le mie attività imprenditoriali perché faccio il sindaco. Non prendo soldi da sindaco, faccio il mio lavoro». 

NAVI, MOSE E PORTO
Se sulle grandi navi promette di spingere approfittando di un governo favorevole, sul Mose la promessa è vigilare: «Dopo quello che è successo il 12 novembre si è capita l'unicità di questa città. Ho chiesto 150 milioni per dieci anni e il governo sta valutando. Ciò che chiederemo sul Mose, invece, sarà trasparenza: non è possibile tenere fuori la città da queste decisioni. Il sindaco deve avere informazioni e a sua volte riferirle ai cittadini». Tra i tanti temi, anche un aggiornamento sulla diatriba per la potestà urbanistica del porto. «Questa mattina (ieri, ndr) abbiamo mandato una lettera all'Autorità portuale per segnalare che non possiamo far diventare tutta porto Marghera un'area di porto e retroporto. La legge non dice questo e non possiamo pensare che nelle aree dell'Eni si debba dichiarare di lavorare per il porto. C'è anche un'area industriale privata, altrimenti significa fare un esproprio».
Melody Fusaro
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