La maggior parte dei giovani vuole un lavoro flessibile ma non accetta un pieno di smart working. Secondo un'indagine promossa dall'agenzia Umana sulla generazione Z nata tra la fine degli anni 90 e il primo decennio del XXI secolo, il 57% degli intervistati vorrebbe un lavoro flessibile, che consenta di cambiare azienda e posizione nel corso della carriera.
Cambia completamente l'approccio. Dalla ricerca condotta dal centro studi di Umana emerge la preferenza anche per un lavoro a vocazione innovativa e in linea con le proprie passioni (39%), che permetta di viaggiare (23%) e di conoscere nuove persone (16%), dinamico e con sfide continue (14%). I ragazzi, che negli ultimi due anni di pandemia si sono confrontati con l'esperienza della didattica a distanza (Dad), dichiarano inoltre di preferire offerte di lavoro che non siano di completo smart working (59%).
CREATIVITÀ
Tra i requisiti del lavoro ideale, per i ragazzi della Gen Z sembrano esserci le prospettive di crescita e di carriera: circa il 60% dei futuri lavoratori intervistati le ritiene essenziali. Una sfida che i giovani, coinvolti in una riflessione sul tema dall'indagine di Umana, desiderano affrontare sviluppando le proprie soft skill, competenze e abilità personali oggi indispensabili nel mercato del lavoro. Nello specifico, il campione intervistato ritiene fondamentali il problem solving (37%) e la creatività (25%), mentre intelligenza emotiva, pensiero critico (entrambe al 13%) e leadership (12%) vengono considerate meno rilevanti. Per quanto riguarda i settori in cui i giovani si immaginano tra 5-7 anni, spiccano: sanità (25%, scelta ovviamente anche questa legata a un effetto pandemia), turismo e ristorazione (17%), moda e lusso (11%) e i sistemi integrati di comunicazione (10%), mentre non va trascurato l'interesse verso le energie rinnovabili (9%), un settore che comprendono già da ora essere ricco di molte opportunità occupazionali perché per esempio è al centro delle politiche da Pnrr.