Lavanderie industriali, il lavoro non manca, ma così non reggono: «Ridurremo i cicli»

Venerdì 2 Settembre 2022 di Sara Zanferrari
Lavanderie industriali, il lavoro non manca, ma così non reggono: «Ridurremo i cicli»

CAVARZERE - Bollette più che raddoppiate per centinaia di imprese italiane. Per alcune però la situazione è ormai insostenibile: quelle a forte consumo energetico, come la carta, la ceramica o il vetro, si sono viste recapitare bollette da fantascienza. Per mantenere i costi sostenibili alcuni hanno deciso di lavorare a regime ridotto, altri hanno scelto addirittura di chiudere a causa del carico economico. Valutazioni che sta facendo anche l'azienda Blue Jeans Lavanderie Industriali S.r.l. di Cavarzere, azienda famigliare fondata da Giorgio e Roberto Rossi, che si è ricavata un posto di eccellenza nel settore delle lavanderie e tintorie industriali. «Stiamo iniziando a ragionare se chiudere il venerdì, o se accorciare il ciclo lavorativo giornaliero a 12 ore anziché 16, o tenere chiuso un giorno alla settimana in turnazione, cosa assurda da pensare, essendoci lavoro. Nel contempo studiamo trattamenti che comportino meno consumo, cosa che però la nostra azienda ha sempre fatto».
A spiegarlo è il responsabile pianificazione e controllo Alberto Rossi, la cui azienda è saldamente ancorata al proprio territorio, a vocazione tessile, che vede tutto il personale provenire delle zone limitrofe, specie nel denim; e proprio per questo c'è preoccupazione per l'andamento dell'azienda che contribuisce alla vita di moltissime famiglie della zona.


PREZZI IMPOSSIBILI
«Già ad ottobre 2020, la prima bolletta del gas ci aveva dato la prima scossa, aumentando addirittura di cinque volte, da 15.000 euro siamo passati a 50/60.000, per arrivare ai 79.000 di dicembre e 85.000 di marzo - spiega - Da ottobre il prezzo da fisso è diventato variabile a seconda dell'andamento del mercato del gas, e mensilmente non so più quanto mi arriverà di bolletta. Il problema, quindi, oltre che la riduzione del margine è che così è diventato proprio impossibile fissare un prezzo col cliente: lavorando con la moda, ovvero in prospettiva della stagione futura, lavoriamo coi listini, e invece in questo modo devo lavorare alla cieca. A luglio c'è il cambio stagione e per fortuna abbiamo lavorato meno; tocca dire per fortuna perché il prezzo al metro cubo è arrivato a 10 volte rispetto a quello che lo pagavo luglio 2021: siamo passati da 0,16/mc fisso a 1,85 euro variabili».
L'azienda è certificata ambientalmente e pertanto ha già fatto un grosso lavoro sui consumi di acqua, diminuiti i chilowattora per singolo capo trattato: «i costi del gas hanno reso inutile tutto il lavoro fatto, tutti i benefici in materia di business sono stati praticamente annullati.

Ha senso indebitarsi per pagare dei nuovi macchinari, ma di sicuro non per pagare le bollette!»


CREDITI D'IMPOSTA
Le lavorazioni dell'azienda veneziana sono molte: Bagnando il capo per effettuare i trattamenti di tingere, stingere, invecchiare, devo andare in temperatura consumando metri cubi di gas, poi devo asciugare i capi in forno, perché all'aria diventano gialli. Ci sono poche alternative a certe tipologie di processo. Le lavorazioni essendo di alta qualità richiedono tanti passaggi e non abbiamo modo di ridurli».
Quali potrebbero essere le richieste a chi governa? «Il prezzo del gas dovrebbe essere calmierato, proprio per riuscire almeno a mantenere dei listini e non avere sorprese ogni mese. E poi bisognerebbe che le imprese virtuose in termini di sostenibilità aziendale o etiche coi dipendenti, venissero premiate non con crediti di imposta, ma con liquidità utilizzabili nel breve termine».
 

Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 10:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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