Nicola Pellicani: «Niente ex
nella mia squadra, deciderò io»

Domenica 22 Febbraio 2015 di Davide Scalzotto
Nicola Pellicani: «Niente ex nella mia squadra, deciderò io»
4
VENEZIA - Sui titoli spesso nelle redazioni dei giornali ci si lacera all’inverosimile: efficaci, evocativi, centrati e soprattutto brevi. Nicola Pellicani, in aspettativa come giornalista e con l’aspettativa di diventare sindaco, non ha perso il vizio: «Facciamo "Allenatore di una squadra di campioni".... No: "Regista di una squadra di campioni". Mi pare più efficace e più corto».

Pellicani, crede davvero di riuscire a mettere assieme una squadra di campioni?

«Ci metto la mia faccia, tanto per cominciare. La mia candidatura è nata come espressione della città, non come un qualcosa calato dall’alto. Con il mio lavoro e la Fondazione ho avuto modo di conoscere la città. Sono io a garantire il rinnovamento delle competenze, con la mia storia».







Ma se Massimo Cacciari non si fosse speso per lei, si sarebbe candidato ugualmente?

«La mia candidatura nasce a prescindere da Cacciari. Lui all’inizio aveva dato delle indicazioni, dicendo che bisognava cambiare, che erano finiti i tempi suoi. E aveva auspicato un candidato giovane e mestrino. Ma la mia candidatura è nata solo sulle basi che ho detto, la mia esperienza professionale e l’attività della Fondazione».

Lei sta avendo vari incontri in questi giorni: non le hanno mai fatto pesare di avere dietro di sè il sostegno di una parte di quel Pd che ha governato Venezia per 25 anni?

«Ma io non ho mai fatto politica. A un certo punto la mia candidatura è approdata nel Pd. Il partito ha dibattuto al suo interno, ma io me ne sono tenuto fuori. Una parte appoggia me, una parte Casson. Ma ho anche categorie, 14 comitati...».

Tra l’altro lei è l’unico candidato alle primarie non tesserato del Pd, ma ha il sostegno della maggioranza del partito...

«Non capita solo qua a Venezia».

Ma quando si tratterà di formare la Giunta, in caso di vittoria, teme condizionamenti?

«Deciderò in autonomia, puntando sulle competenze. Ma credo molto nel gioco di squadra, coinvolgendo anche la politica, che fa fatta tornare al centro».

Fuori dai denti: nella sua Giunta ci saranno ex?

«Quando parlo di rinnnovamento, mi riferisco a tutti i livelli. Dopo le primarie e prima delle elezioni dirò la mia squadra. E sarà una Giunta il più snella possibile. Non voglio fare l’uomo forte, ma il regista».

Veniamo ai contenuti. Cosa le chiedono con più insistenza i cittadini?

«Ho notato questo bisogno assoluto di ricostruire il rapporto tra amministrazione e cittadini. Vogliono un sindaco che si veda in strada. C’è stato un distacco che è nato ancor prima delle ultime vicende comunali e che va rinsaldato. Quando parlo di "un sindaco tra la gente" intendo proprio questo».

E sui problemi quotidiani, cosa le chiedono?

«Sicurezza a degrado sono percepiti in maniera forte, anche se declinati differentemente, tanto a Mestre quanto a Venezia. La prima cosa è riportare i vigili in strada. Il degrado va combattuto invece anche con un grande e serio progetto di riqualificazione urbana. Se ne parla da tempo, facciamolo. E anche qui va fatto un gioco di squadra. Ci sono strumenti efficaci, come ad esempio i distretti urbani del commercio, che possono essere applicati. Ma serve un coinvolgimento di tutti. Se devo cambiare un quartiere, lo devo fare con chi in quel quartiere vive e lavora. Fondamentale il dialogo con le categorie».

Categorie che si stanno muovendo. Qualcuna si è già schierata con lei. Ma come pensa di portare avanti il rinnovamento, se spesso è proprio alle categorie, alle lobby, che si imputa la ritrosia a cambiare?

«Invece negli incontri ho trovato da parte loro una grande disponibilità. Non le ho trovate arroccate. C’è voglia di rimettere in moto questa città».

La riqualificazione urbana e l’economia sono volani essenziali...

«La riqualificazione si fa anche riportando la gente in centro. Ormai le grandi aree commerciali sono fatte, ma ciò non vuol dire che non si debba puntare con forza su residenzialità e lavoro. Si dice che Mestre è una città giovane: non è vero. L’età media di Mestre è 46.5 anni, contro ma media regionale di 43,5. Ma soprattutto nel 1971 il 39,1% dei cittadini di Mestre aveva meno di 24 anni, oggi solo il 20% ha meno di 24 anni. Quindi riportare i giovani a Mestre è essenziale».

Venezia: emergenza turismo. Anche qui dati ce ne sono fin troppi, serve un progetto?

«Giusto. Personalmente non penso che servano nuove tasse sui turisti. Colpire i "mordi e fuggi" è impossibile. Ma sono convinto che con le nuove tecnologie, una rivoluzione radicale nella programmazione culturale e nella gestione dei musei, con la destinazione al turismo della tassa di soggiorno, si possa cambiare marcia. E poi va fatta una battaglia a Roma per un federalismo fiscale su cui improntare anche la nuova Legge speciale. Anche qui, se ne parla da tempo, c’è più di una proposta. Si trovi la sintesi».

All’inizio della campagna per le primarie tra lei, Casson e Molina sono volate stilettate. A lei hanno contestato un finanziamento del Consorzio Venezia Nuova per la Fondazione Pellicani.

«Su questo ho già risposto. Lo ridico: se un operatore culturale, come ero io nel 2007, chiede soldi per l’attività di una fondazione, a chi li deve chiedere? Agli enti pubblici no. All’Avis o alla Caritas? Si trattava di 5mila euro per due anni regolarmente dichiarati... Se poi è successo quello che è successo, cosa ne potevo sapere alì’epoca? Chiaro, da politico le cose sarebbero ben diverse».

Ma alla fine cosa la distingue da Casson e Molina?

«Casson è il passato, ha già perso un’elezione. Io sono il futuro. Rispetto a Molina? La sua è un’autocandidatura, la mia no».
Ultimo aggiornamento: 14:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci