Morì a 12 anni dopo l'incidente in barchino, inchiesta chiusa. Il padre straziato: «Ecco com'è andata»

Mercoledì 26 Maggio 2021 di Michele Fullin
Roberto Piva con la figlia Cecilia, morta a 11 anni nell'incidente avvenuto il 30 giugno 2019
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VENEZIA - Per Roberto Piva è uno dei giorni più pesanti della vita. A quasi due anni dall’incidente nautico che gli ha portato via sua figlia Cecilia (12enne), ora si trova come unico indagato nell’inchiesta che sta per sfociare in un processo. La pm Federica Baccaglini ha infatti provveduto a inizio  aprile al deposito degli atti relativi all’inchiesta, che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Con l’uscita dall’inchiesta di A. T., il conducente del granturismo di City Sightseeing che secondo Piva avrebbe compiuto una virata improvvisa “sollevando un muro d’acqua” (parole testuali) egli è ora l’unico indagato per il reato di omicidio colposo della figlia per il quale con ogni probabilità subirà un processo, considerato che ha intenzione di andare avanti fino alla fine per far emergere la verità dei fatti.
Una verità che per lui, evidentemente, non è quella delle consulenze di parte alle quali il pubblico ministero si è rifatto per trarre le proprie conclusioni.

«Ci sono tante, troppe cose che non tornano - spiega Piva - a cominciare dalle cose più immediate come i tracciati gps. Il mio è rimasto sotto sequestro per tutto questo tempo senza che ne siano stati estratti i dati. Cosa che avrebbe consentito di ricostruire la mia traiettoria. Quanto al tracciato dell’altra imbarcazione, è stato consegnato agli inquirenti un foglio excel con dati di posizione e velocità presi a intervalli non uguali e nessuno ha acquisito la registrazione originale. E poi sono amareggiato dopo aver letto la consulenza dell’accusa. Cose che non stanno in cielo né in terra». 

Ieri mattina, Roberto Piva ha rotto il silenzio con un lungo post sulla frequentatissima pagina dei Diportisti laguna veneta. Un intervento in cui racconta per filo e per segno ciò che è successo. Difficile trattenere le lacrime e centinaia sono stati i commenti, per lo più commossi, tra i quali si trovano anche i primi soccorritori.
Ecco la fase cruciale: “...

arriva frontalmente un lancione rosso, inizio a rallentare, accosto sulla sinistra, par darghe acqua … più accosto, più questo mi segue, tanto è vero che dico: “ ma el xe drio puntarne??”, la testa mi cade l’occhio sul mio gps, posto sulla plancetta in posizione ben visibile, indica 10.8 nodi in ulteriore decelerazione. Ci avviciniamo sempre più, siamo quasi al momento dell’incrocio, sollevo ulteriormente la manetta, sono lo scatto prima della folle, pronto a prendere la sua onda al mascone di dritta, pronto a dare leggermente gas sulla seconda onda per poi ripartire. Ma non pronto a quell’ulteriore accostata alla sua dritta per poi virare secco a sinistra … un muro d’acqua, la mia prua si solleva in un istante per poi ricadere, Tommaso al mio fianco cade in avanti sbattendo la guancia sulla plancetta, Catia distesa sul divanetto di poppa viene sbalzata, io che mi stavo tenendo con la sinistra sulla ruota del timone e con la destra sulla monoleva cado in avanti dando tutta forza … la successiva onda, ci spinge violentemente verso sinistra, spostando così pure la nostra prua … questo movimento fa sì che nel tentativo di sorreggermi scardino la monoleva, rimango con la stessa in mano, la fisso per un istante … un urlo, Tommaso: la bricola!!! L’’unica cosa che mi vien da fare è provare la virata per evitarla, mi butto di peso provando a virare a dritta … il botto, abbiamo impattato circa al mascone di sinistra … un altro urlo, Tommaso: Cecy!!! Il tutto è avvenuto in un attimo...”

Ultimo aggiornamento: 08:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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