Hacker, i russi rivendicano l’attacco a enti e imprese: «Stop fatture elettroniche». L’allarme in Veneto: «Aziende bloccate da 12 giorni»

Martedì 19 Dicembre 2023 di Angela Pederiva
Hacker

VENEZIA - Il gruppo criminale Lockbit ha rivendicato l’attacco telematico che dall’8 dicembre sta tenendo sotto scacco centinaia di enti pubblici e migliaia di imprese private in tutta Italia. Per sbloccare i dati criptati, fra cui quelli del Consiglio regionale e delle ditte coinvolte in Veneto, la banda hacker russa ha presentato una richiesta di riscatto in criptovalute Zcash a Westpole, la società presa di mira di cui si serve l’azienda PA Digitale all’interno del gruppo Buffetti.

Il virus ransomware utilizzato sarebbe di tipo 3.0, evoluzione del 2.0 che la stessa organizzazione con struttura piramidale aveva usato due anni fa per violare i sistemi dell’Ulss 6 Euganea. 

LE DITTE
La situazione in Consiglio regionale sta progressivamente tornando alla normalità. Dopo i timori della scorsa settimana, ieri sono stati accreditati gli stipendi e le tredicesime, anche se permangono alcune limitazioni nella gestione degli atti. Invece numerose imprese si ritrovano ancora bloccata la fatturazione elettronica, come testimonia il commercialista trevigiano Lorenzo Boscariol, che conta 25 clienti appoggiati alla “nuvola informatica” che è stata infettata: «I dati sono criptati e inutilizzabili, i tempi di backup sono biblici». La gravità del problema è tale da aver comportato l’interessamento del Copasir e pure dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, come dichiarato dal direttore generale Bruno Frattasi: «L’Acn è intervenuta per analizzare la vastità dell’impatto, indicare le modalità di recupero dei dati e aiutare Westpole a ripristinare i suoi servizi come pratica di resilienza». L’attività sarebbe arrivata al 50%: la precedenza data alle istituzioni, che vedevano a rischio la liquidazione degli emolumenti pre-natalizi, potrebbe però aver rallentato la riparazione per conto delle imprese. Il condizionale è d’obbligo, considerate le scarse informazioni diramate, ma i disagi sono tangibili, riferisce ancora Boscariol: «Nel mio piccolo di professionista, sono impedito da 12 giorni, e sono impediti i miei clienti, di emettere e ricevere fatture elettroniche con violazione dei termini di legge. La cosa che mi sento dire dai clienti è: “Se non emetto le fatture, non mi pagano il venduto”. Quindi il problema non è solo per le scadenze fiscali da rispettare, ma per l’equilibrio finanziario delle ditte». Ieri è circolata l’indiscrezione secondo cui l’Agenzia delle Entrate avrebbe accordato una dilazione dei tempi per gli adempimenti Iva, senza applicare sanzioni o interessi, alle imprese investite dalle conseguenze dell’incursione. Tuttavia a sera non erano ancora arrivate conferme ufficiali. «Ci sono metodi alternativi per l’invio e la ricezione di fatture – aggiunge il commercialista di Casale sul Sile – ma sono lenti e macchinosi e non implementabili da un giorno all’altro, se non per cose urgentissime. Ci si domanda a cosa serve spingere sulla digitalizzazione quando al primo attacco hacker, come ce ne sono milioni in giro per il mondo, tutto si ferma e non funziona più. Oggi una catastrofe informatica dal punto di vista socio-economico è peggio di una guerra». 

IL PALAZZO
La speranza delle imprese è di superare al più presto questo scoglio, come sta accadendo a Palazzo Ferro Fini, con la graduale ripartenza dei programmi Smart Urbi e Bolp, anche se non è stato risolto tutto. Ieri è stato infatti necessario attivare una funzione di emergenza, per consentire di inserire i testi almeno dei decreti urgenti. Quanto all’aggiornamento delle presenze, è stato indicato al personale di effettuare le timbrature, ma per ora il sistema non consente di vederle.
 

Ultimo aggiornamento: 07:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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