Granchio blu, scoppia la "guerra" tra pescherie: «Serve chiarezza sui prezzi, è meglio vendere prodotti locali di qualità»

I pescatori insistono: «Capiamo che sta facendo grandi danni, ma non lo si può regalare»

Domenica 20 Agosto 2023 di Riccardo Magagna
Granchi blu in pescheria

Il "Callinectes sapidus", meglio come conosciuto come granchio blu, è oggi sulla bocca di tutti. E molti ora lo vogliono sulla propria tavola. Questa specie "aliena", originaria dell'Atlantico, sta causando ingenti danni ambientali ed economici al nostro ecosistema. Particolarmente a rischio sono gli allevamenti di cozze e vongole, ma non solo: anche gli avannotti, i pesci appena nati, e le uova sono nel menù del crostaceo azzurro.

Il problema esiste già da qualche anno, ma ha raggiunto il suo apice proprio durante questa estate e ora il governo ha stanziato 2,9 miliardi a favore dei consorzi e delle imprese di acquacoltura che provvedono alla cattura ed allo smaltimento di questa specie.

IL "KILLER" IN CUCINA

Un "killer nel mare", ma - a detta di palati sopraffini, chef ed esperti - anche un ottimo prodotto da servire sulle nostre tavole, pure in versione "moeca" data la frequenza con cui fa la muta.
E la nostra provincia si adegua: nel Padovano, infatti, sono sempre di più le pescherie che lo vendono e l'interesse dei clienti nel provarlo è altissimo.

«Il granchio è buono da mangiare in diverse forme, anche in "molecato" perché fa la muta ed è saporito. Ma, dal mio punto di vista, non possiamo pensare che sia più buono della nostra moeca dichiara Gianpaolo Finessi, proprietario de La Pescheria di Monselice Io nella mia pescheria lo vendo solo su prenotazione ed è importante dire che non è un prodotto facile da preparare.

Bisogna pulirlo e sistemarlo, è diverso da un branzino o da un'orata che richiedono meno tempo di preparazione e sono più semplici da cuocere».

Della stessa idea è anche Marco Salviato proprietario della Pescheria a Piazzola sul Brenta: «Noi li trattiamo e li vendiamo. Si tratta davvero di un buon prodotto, anche se sta facendo un disastro al nostro ecosistema. Ci sono vari modi per cucinarlo e, sia bollito che ai ferri, è molto buono. Anche in versione moeca è apprezzato, chi l'ha provato ne è rimasto entusiasta e penso che si venderà sempre di più nel corso dei prossimi mesi».

I PESCIVENDOLI SCETTICI

Nonostante l'alta richiesta da parte dei clienti, c'è anche chi rimane scettico e preferisce non venderlo rimanendo fedele ai prodotti tipici del nostro mare. «Noi non li cerchiamo e non li vendiamo, nonostante l'altissimo interesse della nostra clientela spiega Emiliano Scuttari, proprietario della pescheria Bragosso di Padova. A mio parere, quello che convince la gente a mangiarlo è soprattutto la questione ambientale. Siamo tutti d'accordo sul fatto che questo crostaceo sta facendo dei grandi danni nei nostri mari e sta mettendo a serio rischio anche gli allevamenti di cozze e vongole.

Secondo me, però, non è un prodotto da pescheria, ma da fabbrica. Per noi, come pescheria, è importantissimo distinguerci rispetto alle grandi distribuzioni perché presentiamo i prodotti nostrani. Io voglio tenere duro sotto questo punto di vista e non iniziare a vendere prodotti che sono originari dell'Atlantico o di altri mari. Un po' per principio e un po' per strategia commerciale cerco di evitarlo nonostante la gente me lo chieda molto frequentemente».

I PREZZI CAMBIATI

Anche i prezzi delle cozze e delle vongole veraci stanno cambiando dato che sono uno dei principali alimenti del granchio blu. «I prezzi di cozze e vongole stanno leggermente aumentando. In questo periodo un po' meno perché, nel mercato padovano, molte pescherie sono chiuse per ferie. Da settembre vedremo un aumento più sostanzioso dichiara Scuttari . Al momento, rispetto a prima, il prezzo è aumentato di circa il 5%. Per la cozza, essendo un prodotto economico, la differenza è quasi impercettibile. Per la vongola verace, invece, si sale maggiormente dato che ha subito altre variazioni negli ultimi anni. Sicuramente ci sarà un aumento anche di altre tipologie di pesce, perché è coinvolta tutta la pesca sottocosta».

Parecchia confusione, invece, persiste nel prezzo di vendita al chilo del granchio poiché, al momento, non esiste una regolamentazione precisa. «Sarebbe giusto stanziare un prezzo fisso sulla vendita al chilo di questo crostaceo. Si vede spesso, in Laguna, chi pesca direttamente questi granchi e li regala alla gente che si trova lì ed è curiosa di provarli. Così facendo il prodotto risulta essere senza certificazione ed etichetta - spiega Gianpaolo Finessi che oltre ad essere il proprietario della pescheria a Monselice, è originario del Basso Polesine e conosce bene questo problema. Se la vendita dei granchi blu deve essere legale bisogna etichettarli e registrarli al mercato prima di essere venduti. Ci sono più passaggi da rispettare e tutti questi step prevedono dei costi. Secondo me il prezzo giusto di vendita per sostenere tutte queste spese sarebbe almeno 9-10 euro al chilo. Bisogna fare chiarezza sui prezzi. Non si può pensare che per debellare questo problema basti venderlo a prezzi bassi».

Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 13:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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