Gamba compromessa durante l'operazione per asportare l'utero: paziente risarcita con 120mila euro

Mercoledì 24 Giugno 2020
Gamba compromessa durante l'operazione per asportare l'utero: paziente risarcita con 120mila euro
SAN DONA' DI PIAVE - Gamba compromessa durante l'operazione, la Asl 4 del Veneto Orientale condannata a risarcire la paziente. Durante l’asportazione dell’utero i medici le causarono una grave lesione al nervo femorale: dopo 8 anni il tribunale di Venezia ha dato ragione alla donna.

Non bastasse il brutto colpo di doversi togliere l’utero poco più che quarantenne, quell’intervento le ha sconvolto l’esistenza anche a causa di un errore medico. Oggi, a distanza di più di otto anni, però, una cinquantunenne di Jesolo, assistita da Studio3A, ha vinto la sua battaglia: il tribunale di Venezia ha condannato l’Asl 4 del Veneto Orientale, che l’ha pure costretta a intentare una causa, a risarcirla con oltre 120mila euro e a rifonderle anche tutte le spese legali, altri 14mila euro.

A fine 2011, a causa di un grosso fibroma, i medici della Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di San Donà di Piave consigliano alla signora, che all’epoca ha 42 anni, l’asportazione dell’utero: intervento di laparoisterectomia totale effettuato nello stesso reparto il 22 gennaio 2012. Al risveglio, però, la paziente non sente più la gamba sinistra, per giorni non riesce neanche a camminare, e non è una sensazione passeggera dovuta all’anestesia. Gli accertamenti neurologici rivelano che il problema è legato a una seria lesione del nervo femorale sinistro, subita evidentemente durante l’operazione, e, nonostante ripetuti cicli di fisioterapia e sedute di agopuntura, non recupera più la piena funzionalità dell’arto. Il danno ormai è irreversibile.

Nel 2015 viene presentata istanza al Tribunale civile di Venezia, che la accoglie, di un accertamento tecnico preventivo e i due consulenti tecnici medici legali nominati dal giudice a tal fine confermano in pieno le censure rilevate dalla ricorrente, chiarendo che la “prevedibile e prevenibile lesione del nervo femorale è da ricondursi causalmente all’atto di posizionamento del divaricatore automatico utilizzato dai medici nel corso dell’intervento”. I Ctu stabiliscono altresì che “la lesione di natura iatrogena del nervo femorale ha comportato un allungamento della malattia rispetto ai tempi normalmente prevedibili in esito di isterectomia senza compromissione neurologica”, con un danno biologico temporaneo protratto per nove mesi, ma soprattutto, come da essa sia residuata una pesante invalidità permanente del 20%, “trattandosi di lesione dei due terzi del nervo femorale”.

Neanche questo tuttavia basta all’Asl per ammettere le proprie responsabilità e così la paziente è costretta anche a intentare una lunga causa civile.
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