Ecco il testamento di Peggy:
​non smembrate la mia collezione

Lunedì 17 Marzo 2014 di Daniela Boresi
L'inizio della lettera scritta da Peggy Guggenheim
VENEZIA - Un carteggio fitto fitto in cui Peggy Guggenheim, già dieci anni prima della sua morte, stabilisce il destino delle sue opere, che affida a Harry Guggenheim, presidente della "Solomon R. Guggenheim Foundation". Nella lettera la miliardaria è molto chiara nel chiedere che la collezione non venga smembrata e di questo ne ottiene garanzie nella risposta che arriva quattro giorni dopo dal presidente della Fondazione. Ed è quanto sostiene ora anche il nipote Sindbad che con una lettera al nostro giornale ha ricordato come si stia impegnando affinché queste disposizioni siano rispettate. I figli della figlia di Peggy, Pigeen, si sono infatti rivolti al tribunale di Parigi per chiedere la revoca della donazione che, nel 1976, concesse alla Fondazione Guggenheim la gestione della casa-museo sul Canal Grande.

La risposta di Harry a Peggy è affettuosa: "Lasciami dire ancora una volta quanto la tua proposta ci abbia riscaldato i cuori", conclude la sua missiva che prende in esame quanto chiesto dalla filantropa. «Ho ricevuto la tua lettera - scrive il 31 gennaio in risposta della lettera inviata il 27 - e sono ammirato dalla tua proposta molto generosa. Ho apprezzato che tu voglia la garanzia dalla "Solomon R. Guggenheim Foundation", farò tutto il possibile per perorare la tua istanza». A risposta di quanto sostenuto da Peggy, e cioè che ci dovesse essere una lista di opere che non si muovono e altre che possono essere esibite altrove ma in un periodo stabilito dell'anno, Harry risponde che in futuro si possono «ipotizzare importanti mostre di alcuni segmenti della collezione, a New York o in altri luoghi». «Io sono sicuro che nessun altro accordo potrebbe raggiungere così efficacemente questi obiettivi, e sono certo condividerai con me la grande soddisfazione che mi deriva da questa prospettiva».

Il presidente della "Solomon R. Guggenheim foundation" arriva a suggerire a Peggy di formalizzare in modo più esplicito le sue condizioni, questo anche a sua garanzia: «Presumo che gli avvocati ritengano di registrare in modo più formale quanto contenuto nelle lettere che ci siamo scambiati. E faremo tutto quello che serve affinché ciò avvenga al meglio».

Nel novembre del 1979, poi, un mese prima della sua morte, Peggy invia un'altra lettera cambiando un punto del suo "testamento". Gli orecchini, che voleva legati alla sua camera da letto e all'installazione dello scultore Alexander Calder, erano stati consegnati alla nipote.
Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 07:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci