Violenza di gruppo in discoteca al Molocinque: i “Pr” condannati a risarcire la ragazza

Martedì 13 Giugno 2023 di Gianluca Amadori
Un'immagine della discoteca Molocinque

MESTRE - Ribaltata in appello, anche se limitatamente alle statuizioni civili, la sentenza relativa ad una violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza, avvenuta all’interno del Molocinque di Marghera ad opera di due “organizzatori di serate” che lavoravano nel locale.
La terza sezione della Corte veneziana ha condannato i due imputati, entrambi oggi quasi cinquantenni (con moglie e figli), a risarcire i danni provocati alla vittima, fissando una provvisionale di 20 mila euro, un anticipo sull’ammontare esatto del risarcimento da quantificarsi in sede civile. I giudici d’appello non si sono potuti pronunciare sulla pena, in quanto né la procura di Venezia, né la procura generale hanno impugnato la sentenza di assoluzione pronunciata dal giudice di primo grado.
 

LA PARTE CIVILE
L’unica ad impugnare è stata l’avvocatessa Agnese Sbraccia, costituita parte civile per conto della ragazza: nell’accogliere il suo ricorso, la Corte ha di fatto ritenuto che i due “pr” siano responsabili della violenza sessuale, ma ne dovranno rispondere non sul fronte penale (dove la sentenza di assoluzione è già diventata definitiva) ma soltanto su quello civile.
Il fatto, avvenuto nell’aprile del 2016, non è stato negato da nessuno, neppure dai due “pr”, i quali hanno ammesso di essersi appartati nel locale con la ragazza, all’epoca diciannovenne, sostenendo però che si trattò di sesso consenziente. In primo grado la procura si era battuta per dimostrare che la giovane aveva bevuto molto e non era in grado di capire cosa stesse facendo e che i due organizzatori di serate per la discoteca ne erano consapevoli e avevano approfittato di questa situazione per finalità sessuali, commettendo un reato. Versione che la difesa, rappresentata dall’avvocato Alberto Berardi, ha cercato di smontare. Alla conclusione del processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato, il gup David Calabria aveva concluso che non era emersa prova che i due imputati avessero consapevolezza dell’incapacità della ragazza dovuta al troppo alcool bevuto, e li aveva assolti, con una motivazione tale da convincere la stessa pm Lucia D’Alessandro (che pure in udienza si era battuta per una condanna a 5 anni di reclusione) a non impugnare.
 

CONSAPEVOLEZZA
La Corte d’appello ha rinnovato in parte il dibattimento e alla fine si è convinta che i due “pr”, che peraltro avevano offerto da bere alla ragazza prima di appartarsi con lei, erano consapevoli dell’ubriachezza della diciannovenne e che, dunque, nel fare sesso con lei hanno commesso il reato di violenza sessuale. «Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza - ha dichiarato l’avvocato Berardi, incredulo per la decisione - Dal processo non è emerso nulla che possa provare tale consapevolezza».

Ultimo aggiornamento: 16:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci