La stilista Diane von Fürstenberg: «Venezia è città unica, può salvare il mondo»

Sabato 21 Gennaio 2023 di Costanza Francesconi
La stilista Diane von Fürstenberg: «Venezia è città unica, può salvare il mondo»

Un patchwork di parole, colorite in aforismi e cucite insieme come tagli di stoffa attraverso le ventisei lettere dell'alfabeto. L'ultimo libro della stilista, autrice e filantropa Diane von Fürstenberg è Own It: The Secret To Life. Solo a sfogliarlo, ricorda un abito fresco di sartoria, coloratissimo e raffinato come i saggi pensieri - 268 per la precisione - divisi in ordine alfabetico e raccolti tra sottolineature e appunti nelle 168 pagine edite dalla casa Phaidon Press, (New York, 2021). Sintesi di queste voci è il dizionario biografico di un'icona di fama internazionale, una donna simbolo del glamour liberty femminile, volto immortalato da Andy Warhol che lei stessa definisce con affetto un voyeur visionario, birichino e provocatorio, e a cui Newsweek del 1976 ha dedicato la copertina come imprenditrice di maggior successo per il celebre wrap dress di jersey di seta.
Ma per assaporare profondità, umorismo e gentilezza racchiusi nel testo serve fare un passo indietro e cogliere quanto di straordinariamente umano abbia fondato questi incredibili traguardi personali e lavorativi.

Ecco di cosa Diane von Fürstenberg ha dialogato a Venezia giovedì sera, in compagnia di Antonella Magaraggia, presidente dell'Ateneo Veneto, per l'occasione sede dell'incontro, e Toto Bergamo Rossi, direttore della Fondazione Venetian Heritage di cui la Fürstenberg è peraltro ambasciatrice internazionale.


LE ORIGINI
Talentuosa e riconosciuta nel mondo fin da giovanissima, la stilista di origine belga nata da una famiglia ebraica, Diane Simone Michelle Halfin, ha saldi in mente gli insegnamenti della madre Liliane, coltivati nella vita e condivisi in queste pagine sempre verdi. A partire dal non chiedere quanti anni hai ma quanti ne hai vissuti, esordisce sottile. Lei, che nei suoi settantasei sprigiona un entusiasmo trascinante. E scherzando confessa, «la bellezza di essere vecchi è di poter dare consigli. L'ho sempre fatto ma adesso me ne devo vergognare di meno». Sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, la madre l'ha temprata come un dono prezioso. «È tornata uno scheletro e pareva non potesse avere figli per almeno tre anni eppure dopo nove mesi sono nata io. Solo il mio nascere è stato un trionfo e da lì, mi ha fatto forte». Avere paura? Mai contemplato, «né il fare la vittima. La paura non è una azione, mi ripeteva, e se mi spaventava il buio, mi metteva in uno sgabuzzino. Non mi diceva di stare attenta ma piuttosto che i miei gesti e annesse conseguenze fossero mia responsabilità».


LE NOZZE PRINCIPESCHE
Sposa per tre anni del principe Egon von Fürstenberg, Diane è più che stimata. Da principessa, capisce subito l'importanza di essere autonoma e quanto perciò sia rilevante una professione, soprattutto perché donna. «Posso sognare una cosa e farla avverare, questo mi piace del lavoro. Anche come stilista tiro fuori la forza di ogni ragazza facendola sentire sicura di sé». In passerella, invita le sue modelle a «sorridere, sedurre ed essere loro stesse». Lei che da bambina desiderava i capelli biondi e lisci come le sue connazionali, «finché ho saputo che un compagno delle elementari mi voleva sposare proprio perché scura e riccia». Lei, che ha sconfitto un cancro. E a proposito di sfide inaspettate, le parole Doors, Zigzag e Authenticity compendiano nel dizionario quasi meditativo una delle chiavi per «percorrere ogni situazione rispettandone la fluidità. Mai andare contro corrente suggerisce Diane -. Vedi il meglio che puoi fare con quello che hai, agisci di cuore e porta sul tuo cammino chi invece predilige il conflitto. Sono convinta che il mondo sarà diviso tra questi due tipi di persone». E per preservare intatta questa energia, l'elisir è «onorare il contatto con la natura, gli spazi di silenzio, i rituali: il letto, dove nasci, muori, crei e dormi, il bagno, luogo della propria intimità, e la tavola, momento per un'intimità diversa, sociale». La sua tavola la descriverebbe «coperta di tessuti africani, imbandita con del cibo buono e ornata da oggetti di gusto, come bei bicchieri in vetro veneziano».


LA DICHIARAZIONE
Carismatica di una grazia delicata, la von Fürstenberg non ha mai desiderato la vita di nessun altro, «eppure avrei voluto essere Venezia dove sono stata per la prima volta diciassettenne con mio padre e mio fratello. 1600 anni di storia sbalorditivi. Un tempo profuga, ritratta e conosciuta da tutti, dipinta, descritta e fotografata nei secoli. Ha inventato il sistema bancario, la dogana, la diplomazia. Insomma, il mondo moderno. Ci sono poi tornata con Egon, scoprendone l'anima più esclusiva dei balli e delle feste a palazzo, e vi ho fatto ritorno con diversi tra gli uomini che ho avuto. Ne ho conosciuti tanti sorride -, e posso dire che l'uomo italiano è sempre il migliore». La città sull'acqua, eterea nella sua quiete, non ha mai perso nel frattempo il suo incanto agli occhi della stilista, anzi. «Venezia è da intendere come una donna, da interpretare come una dea. Bisogna ripartire da Lei. Eleggerla a luogo dove la gente si possa incontrare, confrontare e scambiare idee, come accadeva quando era ponte per l'Oriente continua enfatica di un'enfasi fiduciosa, come se parlando seguisse il profilo già tracciato di un cartamodello, di un progetto in fondo non così aereo -. E da qui, da questa città, provare a elevare l'umanità tutta. Qui la natura è ovunque», aggiunge, lei che al mare in Croazia con suo marito Barry Diller trascorre intere ore a nuotare come un pesce. Rivolgendosi al pubblico dell'Ateneo Veneto dice «non ci sono le macchine sul vostro tracciato! Il chiacchiericcio, il caos delle strade trafficate... Tutto, altrove, distrae mentre a Venezia rallenta e dà modo di ricrearsi». Venezia emerge nelle riflessioni della von Fürstenberg esattamente come quella condizione mentale e dannatamente fisica (è un'isola per davvero! ndr) a cui tornare e da cui rimettersi in cammino. «È una fonte luminosa e pertanto va estesa. Se c'è una certezza da non sottovalutare azzarda -, è che Venezia si salva da sola ma che da sola, Lei, può salvare il mondo».
 

Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 10:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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