La festa è già finita, ripartenza bloccata dal maltempo e dalle nuove regole

Sabato 1 Maggio 2021 di Luca Bagnoli
In questi giorni, più che per il sole, gli ombrelloni dei plateatici servono a proteggere dalla pioggia

MESTRE - Il pranzo ancora ancora, ma per la cena all’aperto è un po’ freschino. E poi sta arrivando il maltempo.

Anzi, è già arrivato, e con due settimane di pioggia si rischia di buttare via anche maggio, complicando non poco una ripartenza segnata pure dai tentativi dei locali di riconvertire un servizio colpito duro dal taglio del consumo al banco, che per alcuni ricopriva altresì una sorta di ruolo sociale.

CLIMA NON IDEALE 
«La pioggia ovviamente ci rallenta, e ci priva di alcuni posti esterni non protetti - dice Moiza del wine bar “Macaco” in via Paolo Sarpi, che comunque dispone di un grande plateatico coperto -. In più la sera col brutto tempo fa ancora freddo, il clima non è proprio ideale per mangiare in serenità. Ma la cosa peggiore - aggiunge - è che noi lavoravamo tantissimo al banco, qui la clientela è abituata ad entrare, ordinare e portarsi a sedere i piatti e i drink. Adesso invece siamo costretti a cambiare l’offerta, aumentando il personale e dirottandolo al servizio ai tavoli, con la sottoscritta sulla porta d’ingresso come una guardia che ferma chi vorrebbe accedere all’interno, perché alcuni non sono ancora aggiornati, altri lo sanno ma non ci pensano, e qualcuno magari se ne frega in modo intenzionale». Ma non è finita qui, la nuova epoca della ristorazione induce pure a modificare il menù. «Abbiamo dovuto cambiare tipologia di piatto - spiega la titolare - non più solo cicchetti, bensì una vera e propria “apericena”, non avevamo davvero alternativa». 


«MANCANO LE RELAZIONI»
Per Leda del bar “Bleo” in via Comelico il bancone è sinonimo di chiacchiere; non solo fatturato, dunque, ma anche relazioni sociali, «i clienti hanno bisogno di parlare, di sfogarsi, e lo fanno, anzi, lo facevano, soprattutto quando si trovano al banco. Speriamo bene - commenta sconsolata la proprietaria - perché qui con la pioggia non c’è più spazio per fare niente». Da “Rosa Salva”, all’incrocio tra le vie Cappuccina e Tasso, non c’è quasi nessuno, ma la titolare non ha tempo da perdere, anche perché, dice, «è arrivata la pioggia e quindi siamo partiti malissimo». Sotto i portici di fronte si trova lo snack bar “Le Bollicine”, dove la proprietaria Alessandra è decisamente protetta dalle intemperie, o quasi: «Da noi di certo non piove in testa - dice -, ma proprio in questo punto dove abbiamo i tavolini esterni tira sempre un po’ di vento... La gente comunque è molto scocciata, i nostri clienti si lamentano di non poter entrare per il classico caffè veloce, in piedi, e ci dicono che sono misure inutili, che non aggiusteranno le cose». 
Anche al bar “da Dario e Patty” in via San Donà si parla di una situazione penalizzante. «Se ci sono i tavoli fuori occupati, che non sono molti, le persone vanno via per forza - commenta Patty -, ma così noi perdiamo clienti. E lo stesso discorso vale per la pioggia, che in questo momento complica enormemente tutto». 


SENZA ALTERNATIVE
Il meno concorde sulla nuova strategia “aperturista” del governo per arginare il diffondersi del contagio e rilanciare la macchina economica del Paese si dimostra Andrea del bar “Carducci”, nell’omonima via, argomentando però la sua posizione in modo da renderla vagamente propositiva, nella direzione di una chiusura prolungata ma ben sostenuta da ristori sostanziosi e vaccinazioni a tappeto. «Innanzitutto, meteo avverso e bancone off limits si commentano da soli - esordisce alludendo all’evidente negatività di queste due variabili -. Il punto vero è che a Roma stanno prendendo tempo, perché vorrebbero tenerci chiusi molto volentieri, ma non hanno il becco di un quattrino per ristorarci come si deve, e quindi sono costretti a fare così, non hanno alternative percorribili. Ritengo - chiarisce - che avrebbero potuto tenere chiuso un altro paio di mesi, vaccinando a più non posso, e pagandoci in qualche maniera le perdite. In questo modo, invece, il rischio di tornare indietro è altissimo, e allora sì che saranno guai per economia e salute. Già adesso la gente non ce la fa più - conclude - gli imprenditori si sono anche indebitati, vedrete ancora quanti di noi chiuderanno per sempre, mentre altri abbasseranno le serrande per poi alzarle con un altro nome...». 

Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 10:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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