Coronavirus a Mestre. L'esito dei tamponi: tra i farmacisti nessun contagiato

Lunedì 6 Aprile 2020 di Maurizio Dianese
Coronavirus a Mestre. L'esito dei tamponi: tra i farmacisti nessun contagiato

MESTRE La prima buona notizia è che i tamponi fatti ai farmacisti di Mestre il 23 marzo sono negativi. La seconda è che tendenzialmente i tamponi agli asintomatici sono quasi tutti negativi. C'è un solo caso, a Chioggia, su poco meno di 200 tamponi esaminati in un lotto complessivo di 700, tutti negativi. La terza notizia è che sono iniziati ad arrivare ieri i risultati dei tamponi fatti ai medici di base di Mestre il 24 marzo. Dopo 11 giorni. Stiamo parlando degli asintomatici e cioè di coloro che non presentano alcun sintomo di infezione da coronavirus.

I TEMPI
Perché tutto questo tempo? Semplicemente perchè al Laboratorio di Venezia, dove processano migliaia di tamponi per tutta la provincia, hanno istituito due linee di lavoro, uno per i sintomatici, che vengono lavorati subito e per i quali la risposta arriva normalmente in un giorno, massimo due, e un'altra linea per gli asintomatici, che aspettano una decina di giorni in media. Non basta annunciare che si fanno i tamponi, poi per farli bisogna avere uomini e mezzi. Tant'è che da domani all'Ulss Serenissima si cambia di nuovo e si inizia a dare priorità alle richieste dei medici di base. E' il risultato della protesta di un cittadino di Marghera il quale l'altro giorno si è presentato in conferenza stampa dal presidente Zaia e gli ha chiesto come mai sua figlia stesse aspettando da 10 giorni il risultato del tampone. Zaia ha chiamato al telefono la direzione dell'Ulss 3 ed ecco il miracolo: non solo arriva subito il risultato della figlia del margherino, ma da lunedì l'azienda sanitaria ordina tamponi a tutti i pazienti per i quali c'è la richiesta del medico di base. Ovvero tamponi sui sintomatici, mentre quelli sugli asintomatici per adesso vengono messi da parte.

MEDICI E MASCHERINE
Ma i medici di base, che si sono riuniti in assemblea anche l'altra sera, coordinati dalla Fimmg, continuano ad essere preoccupati perchè si sentono considerati sempre di serie B. Solo da giovedì per ogni medico di base dell'Ulss veneziana sono arrivate la bellezza di 3 mascherine Ffp2, cioè con i filtri. Tenendo conto che ogni mascherina dovrebbe essere buttata al massimo alla fine di una giornata di lavoro, i medici di base avrebbero una autonomia di tre giorni. Va anche detto che la Regione sta facendo i salti mortali per acquistare mascherine e quelle chirurgiche che prima pagava 0,5 centesimi, adesso le paga 1 euro e 40 l'una. Le Fpp2 che pagava 0,75 adesso costano 6 euro al contribuente. Tanto per dire che arrivare in ritardo costa un sacco di soldi e, in più, fa fare soldi a palate a qualcuno.
Eppure nel 2003, quando scoppiò il caso della Sars, la Regione Veneto e tutte le Ulss misero in atto una miriade di iniziative proprio per fronteggiare una emergenza che poi per fortuna non si verificò. Stavolta invece nessuna Ulss si è mossa, al punto che nemmeno negli ospedali c'erano mascherine per tutti. Nonostante questo si registrano negli ospedali di Mestre, Venezia, Dolo, Mirano e Chioggia alcuni casi positivi tra medici e infermieri, ma nessuno che sia ricoverato in Rianimazione e cioè in serio pericolo. E' vero che non sono stati fatti i tamponi a tutti i medici e a tutti gli infermieri degli ospedali, ma il dato è per ora tranquillizzante ed è difficile che possa cambiare visto che negli ospedali ormai si lavora a pieno regime solo nei reparti dedicati al coronavirus.

Basti dire che i Pronto soccorso sono deserti, con un calo del 70 per cento degli accessi, e anche gli altri reparti viaggiano a scartamento ridotto. Ma questo non vuol dire che nessuno si ammala più e nessuna ha più bisogno del professionista. Ne sanno qualcosa i medici di famiglia che sono subissati di telefonate di pazienti cardiopatici e ipertesi, diabetici o semplicemente angosciati dal coronavirus. Pazienti che chiedono consigli perchè vedono la pressione che schizza alle stelle e non hanno il coraggio di andare in ospedale. Ma anche chi ha l'artrite o i calcoli renali in questo periodo cerca di non mettere piede in ospedale. La soluzione che è stata avanzata dai medici di base è quella di istituire per ogni reparto un call center per qualche ora al giorno. Così gli specialisti potrebbero dare consigli per telefono e decidere chi, come e quando vedere in ambulatorio. Costerebbe zero, almeno questo.
Maurizio Dianese

Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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