L'Ulss 3: «Picco superato, ora riorganizzeremo l'ospedale dell’Angelo»

Giovedì 23 Aprile 2020 di Nicola Munaro
La grande hall dell'ospedale dell'Angelo di Mestre

MESTRE - «Il picco ora sembra superato e sembra che le cose si mettano come speravamo ma bisogna stare attenti e rispettare le prescrizioni perché è una malattia che non conosciamo e da un momento all’altro può ripartire. Non si può dire cosa pensavamo quando sessanta giorni fa c’è stato il primo contagio, il nostro pensiero era rivolto alla tenuta delle strutture ospedaliere e delle terapie intensive: è una sfida che qui abbiamo vinto».
Giuseppe Dal Ben è il direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima. Tocca a lui tracciare un bilancio dei primi due mesi di coronavirus, da quel 22 febbraio quando all’ospedale di Dolo risultava positivo a Covid Mario Veronese, 67 anni di Oriago di Mira, deceduto l’1 marzo in ospedale a Padova per un’emorragia cerebrale. Due mesi dopo il picco sembra alle spalle anche se la crescita dei nuovi contagi rimane fin troppo ondivaga: erano 14 martedì, sono diventati 88 ieri. In tutto sono stati effettuati 31.963 tamponi di cui 2.604 positivi e 28.705 negativi.

PICCO SUPERATO
 
«I ricoveri sono effettivamente molto calati da fine marzo sia nei reparti sia nelle terapie intensive - analizza il dg - Il momento più critico è stato affrontato il 26 marzo in Terapia Intensiva e il 31 marzo in generale», quel giorno in provincia c’erano stati 308 letti occupati tra Ulss 3 e Ulss 4. «Potremmo anche dire - continua Dal Ben - che siamo abbastanza contenti dell’andamento. Certo, i positivi stanno aumentando in maniera lieve ma è più importante il dato dei guariti» arrivato a 860 nell’Ulss 3. Continuano però le montagne russe dei nuovi contagiati dopo un mese archiviato con una media di 50 casi al giorno. 
La cosa che più fa pensare sono gli 88 positivi in più tra martedì e ieri: «Sono i tamponi che stiamo facendo alle forze dell’ordine, ai volontari, alla protezione civile dei vari comuni, un piano iniziato oggi (ieri, ndr) da Martellago e che si chiuderà il 3 maggio. Nella variazione - precisa Dal Ben - ci sono anche i nuovi tamponi che stiamo facendo nelle case di riposo. La differenza è anche procedurale, dipende pure da quanti tamponi arrivano in laboratorio». 
LA RIPARTENZA DELL’ANGELO Superare il picco vuol dire anche pensare ad una vita normale pure per gli ospedali. «A Dolo e Villa Salus che a emergenza cessata torneranno alla loro funzione, resterà comunque un’area dedicata e approntata per una nuova emergenza Covid» chiarisce Dal Ben. Che poi lancia il restyling dell’Angelo, l’ospedale hub dell’Ulss 3. 
L’ospedale mestrino avrà una più vasta area al servizio dell’Unità operativa di Ematologia, il cui lavoro è in costante crescita. Ematologia e la sua attività di trapianti allogenici, andranno quindi ad occupare un’area che è quasi la metà dell’intero VI piano. 
Il trasloco porterà in dote un effetto domino di cambiamenti. Nella pancia dell’Angelo cambieranno posto Nefrologia, Gastroenterologia, Geriatria e Ortopedia. Traslochi che, seguendo una logica di funzionalità, permetteranno in sostanza di realizzare una serie di poli e aree omogenee funzionali: «Al piano II avremo finalmente - spiega la dottoressa Chiara Berti, direttore dell’ospedale - un settore tutto dedicato alla Breast-Unit, quindi alla chirurgia del seno, e alla Chirurgia plastica che con la Breast-Unit lavora in stretta continuità per la parte ricostruttiva. Il V piano metterà insieme Neurochirurgia e Ortopedia. Sempre al V piano Nefrologia, Gastroenterologia e Medicina daranno vita ad un polo omogeneo di area internistica. Un’altra area omogenea infine realizzarsi al VI piano, con l’Otorinolaringoiatria, la Chirurgia Maxillo-facciale e Oculistica».
LE CASE DI RIPOSO  Sono ancora il fronte dell’emergenza nonostante la seconda indagine epidemiologica dell’Ulss 3 abbia ridotto al 4,89% il numero degli anziani positivi tra gli ospiti: 170. I decessi di anziani ospitati nelel case di riposo, in provincia, hanno pero superato la cinquantina di casi. Ed è sulle case di riposo che la procura ha aperto un’inchiesta («ma stiamo verificando anche noi» è la stoccata del dg). «Ricordiamo per chiarificare meglio la questione - aggiunge il dg - che la positività non coincide per forza con la gravità del quadro clinico. La gravità ce la forniscono i sintomi che, più gravi sono, più ci costringono al ricovero ospedaliero. Attualmente, anche se alcune strutture presentano più casi di altre». A preoccupare sono gli oltre 50 casi nella Residenza Venezia di Marghera, al centro oggi di un incontro tra responsabili e figli degli ospiti. «In tutto però - replica Dal Ben - ci sono 20 residenze senza nemmeno un caso e solo 6 con positivi che vanno da 1 a 10 ospiti e 4 tra 11 e 50.

Appena abbiamo potuto siamo intervenuti e non abbiamo mai portato in casa di riposo un paziente positivo a Covid».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci