La guerra e poi la pandemia ancora bloccati in Iraq dodici lavoratori

Domenica 24 Maggio 2020 di Gaia Bortolussi
I lavoratori bloccati in Iraq
Il sindaco di Campolongo Maggiore Andrea Zampieri torna sull’intricata vicenda dei 12 connazionali, sei dei quali residenti nel suo Comune, bloccati da gennaio - prima a causa della guerra e poi per lo scoppio della pandemia da Covid-19 - a Erbil, capitale della regione del Kurdistan in Iraq, dove si erano trasferiti per seguire un cantiere edile in quanto imprenditori e lavoratori specializzati nel settore. A impedire il loro ritorno, quindi, prima la no-fly-zone dovuto al conflitto, poi il blocco dei voli commerciali per la pandemia verso l’Europa e l’Italia.
PRESSIONE DIPLOMATICA
«Di questo problema ci siamo occupati in più occasioni - ricorda Zampieri- facendo quanto nelle nostre possibilità presso il ministero degli Esteri. Da mesi siamo in contatto diretto con i nostri concittadini; avevamo ricevuto rassicurazioni dal Ministero in più occasioni che la situazione si stava risolvendo positivamente. Invece ora, dopo sei mesi, i connazionali bloccati in Iraq lamentano il fatto di essere stati abbandonati dalle autorità italiane, di non riuscire a trovare i biglietti aerei, e comunque di non poter pagare duemila euro o più a testa per tornare in Italia con voli commerciali».
Una possibilità si era infatti aperta lo scorso 5 maggio, grazie ai contatti presi dall’amministrazione con l’europarlamentare Paolo Borchia, che aveva intrapreso relazioni diplomatiche con l’ambasciata di Baghdad e, attraverso un negoziato durato giorni, aveva ottenuto dei posti aerei per i connazionali su un volo della Qatar Airways con scalo a Doha e atterraggio a Roma. Possibilità di cui avevano usufruito solo in cinque del gruppo di dodici. I sei di Campolongo, in quell’occasione, avevano infatti preferito attendere il primo volo commerciale diretto verso Venezia, programmato per il 22 maggio; possibilità che invece è sfumata nel frattempo e intanto la situazione della pandemia nella regione in cui si trovano sembra essersi aggravata, anche se gli italiani riferiscono di stare bene e non sentirsi in immediato pericolo anche se psicologicamente sono ormai provati. «Il tempo è inutilmente passato – commenta Zampieri - non si può attendere oltre. Come già fatto in altre occasioni, e come più volte ribadito dal ministro degli Esteri, nessuno italiano può e deve essere abbandonato. Per questo chiedo di attivare l’ambasciata in Iraq – dichiara Zampieri- al fine di garantire il più celere rientro in Italia dei 12 cittadini italiani bloccati, provvedendo ad acquistare direttamente i necessari biglietti aerei o mettendo a disposizione un apposito aereo di Stato».
IN MUNICIPIO
E la cosa è stata anche oggetto di discussione in Consiglio venerdì sera al fine di sensibilizzare tutti sulla questione: «Per rendere più pressante la mia richiesta – spiega il primo cittadino - in occasione del Consiglio comunale, abbiamo discusso con tutti i consiglieri della situazione arrivando a condividere l’intenzione di approvare nei prossimi giorni un apposito appello da consegnare al ministro, chiedendo l’immediato rimpatrio dei nostri connazionali e concittadini. Ne approfitto così, infine, per mandare ai sei nostri concittadini e ai loro famigliari i miei saluti e la solidarietà di tutti noi».
Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 07:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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