Confindustria Veneto Est, Leopoldo Destro: «I progetti per costruire la metropoli "Veneto Est"»

Sabato 24 Giugno 2023 di Ario Gervasutti
Leopoldo Destro

«Buona la "prima"». Il "ciack" di mercoledì all'assemblea privata della nuova Confindustria Veneto Est soddisfa Leopoldo Destro.

Il presidente si è confrontato con 1200 degli associati, che hanno votato gli 85 membri del Consiglio Generale ed ora sono attesi da un'estate di lavoro. In autunno - è l'obiettivo - presenteranno in occasione della prima Assemblea pubblica le idee e i progetti per il Veneto (e l'Italia) che verrà. Già adesso, però, sono state definite le linee e i temi strategici.


Presidente Destro, per iniziare chiedete lavoratori immigrati e al contempo lamentate una carenza di competenze: non pensa che ci sia una contraddizione?
«C'è bisogno sia di "quantità" che di "qualità". Da un lato dobbiamo lavorare per eliminare la disconnessione tra scuola e lavoro. Il nostro impegno con gli Its e le Università è evidente. Ma si tratta di un progetto che formerà lavoratori pronti tra 4-5 anni se va bene. Nell'immediato dobbiamo spingere sulla formazione di chi già lavora e di chi è prossimo a entrare nelle aziende: sul fronte del digitale, della sostenibilità, con società di formazione in house come Forema e altre esterne al mondo confindustriale. Le academy aziendali sono nate per questo».


E la formazione degli immigrati?
«C'è un evidente problema di natalità. Dobbiamo mettere in cima alle agende politiche l'inversione della curva di denatalità. Ma anche questo non darà risultati immediati, serviranno 15-20 anni. E c'è una quota di Neet, in Veneto è più bassa ma sono pur sempre il 13% di ragazzi tagliati fuori da studio e lavoro. Le donne al lavoro ci vedono con il 51% penultimi dopo la Romania, la media europea è tra il 65 e il 70%. Solo alla fine c'è il tema degli immigrati. E finché non avremo risolto tutto il resto avremo bisogno "anche" dei migranti. Servono accordi specifici con paesi che possono darci immigrazione di qualità: la Germania l'ha fatto con Siriani, Turchi, Indiani».


Sui barconi però arrivano disperati, non selezionati.
«Infatti servono regole precise. Ma c'è bisogno di tanti lavori, non solo di ingegneri: ordinati e legali».


Un secondo tema su cui puntate è la necessità di un piano abitativo al passo con i tempi. È possibile ridisegnare le città italiane?
«È impensabile non avere alloggi adeguati per studenti e per lavoratori. Perciò va coinvolta CdP per sviluppare servizi abitativi sostenibili attraverso il recupero e la valorizzazione di un patrimonio immobiliare che già abbiamo. Confindustria ha una expertise sui capannoni mappati e inutilizzati; si può fare lo stesso per la parte abitativa. Sarà oggetto di una proposta concreta che presenteremo in autunno».


Il "ripensamento" delle città si lega a un altro grande tema: lo sviluppo dell'"area metropolitana" del Nordest. Viviamo in una metropoli ma i campanili ancora ne frenano la comprensione.
«Dobbiamo dare il buon esempio e Confindustria Veneto Est va in questa direzione. Ci sono cose che si possono fare assieme, mantenendo ognuno la propria identità: è il concetto di "e pluribus unum". C'è la volontà di creare questa area metropolitana, d'altra parte il trend mondiale è questo. Chi potrà ospitare più persone, capitali finanziari e culturali, sarà un'area avvantaggiata. Nel 2035 il 70% della popolazione vivrà in aree organizzate in modo metropolitano. È un'evoluzione necessaria».


Ma ancor oggi penalizzata da carenze infrastrutturali, oltre che culturali.
«È evidente che la premessa è avere una mobilità adeguata: va benissimo la Pedemontana, ora ragioniamo sulla metropolitana di superficie, i binari ci sono ma servono i treni e la frequenza. Abbiamo asset forti come gli aeroporti e i porti. Dobbiamo solo lavorare in sinergia con gli asset esistenti».


Ha letto che c'è chi sostiene che la riforma dell'autonomia può essere un pericolo per le imprese?
«Non vedo alcun pericolo. Anzi. Si devono sfruttare bene le risorse territoriali, sempre in un'ottica di apertura al mondo».


In questi giorni ci sono fibrillazioni nella maggioranza, secondo alcuni figlie della scomparsa di Berlusconi. Mancherà più l'imprenditore o il politico?
«È venuto meno un leader storico, credo che un periodo di assestamento sia inevitabile: è prematuro dare giudizi. Sicuramente è stato un imprenditore visionario, un dirigente sportivo eccezionale, e in politica ha fatto la storia della Seconda repubblica».


Condivide le frasi del premier Meloni sul Fisco che deve essere «amico delle imprese» e lo Stato non deve «essere vessatore»?
«Darei più valenza all'aspetto della riforma che alle battute politiche. Una riforma semplificatoria è assolutamente necessaria, oggi c'è una grande opportunità».


Il tira-e-molla sul Mes preoccupa gli industriali?
«Personalmente sono favorevole a un "via libera" italiano: anche per dare un segnale all'Europa che noi non abbiamo paura, perché tanto non lo useremmo».


E vi preoccupa l'aumento continuo dei tassi da parte della Bce?
«Penso che oggi sia il vero problema, insieme al rallentamento del mercato. L'inflazione sta dando segnali di discesa: 8 rialzi dei tassi di interesse in 11 mesi è un intervento pesantissimo. Così si fermano gli investimenti e a cascata si fermano tutte le filiere. È impensabile continuare così: va bene l'autonomia della Bce, ma la politica, a livello europeo, dovrebbe farsi sentire di più. Anche con crediti d'imposta che facilitino gli investimenti».


Ma Confindustria Veneto Est dopo l'integrazione tra Treviso, Padova, Venezia e Rovigo potrebbe allargarsi ancora?
«Non ci sono ulteriori movimenti, ma sicuramente tanti progetti che si possono fare in comune. C'è massima sintonia e dialogo per progetti a favore del territorio».

Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 10:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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