Un patto per la quarta rivoluzione tra Confindustria Veneto est e i sindacati: «Ecco come affronteremo i cambiamenti»

Mercoledì 24 Maggio 2023 di Elisio Trevisan
Un patto per la quarta rivoluzione tra Confindustria Veneto est e i sindacati

La quarta rivoluzione industriale è alle porte, anzi per molti versi è già iniziata con internet e digitalizzazione che sono sempre più protagonisti, irrinunciabili per essere competitivi. E per la prima volta padroni e lavoratori hanno deciso di sedersi ad un tavolo e provare ad anticipare la trasformazione traendone il massimo vantaggio possibile. Confindustria Veneto Est, la seconda associazione d’Italia per vastità di territorio rappresentato e numero di associati, e i Sindacati confederali di Venezia, Padova, Treviso e Rovigo hanno siglato un “Patto metropolitano”: dopo la prima, la seconda e la terza rivoluzione industriale che travolsero come tsunami ciò che c’era prima generando nuove opportunità e crescita del mondo sviluppato ma anche crisi, licenziamenti, nuove povertà, con la quarta rivoluzione datori di lavoro e organizzazioni sindacali provano a governarla. 


IL VALORE
«Il grande valore di questo accordo sta nel fatto che non parte da premesse rivendicative, ma partecipate. - ha sostenuto il presidente di Confindustria Veneto Est, Leopoldo Destro, ieri mattina nella sede associativa di Marghera al Vega - Ha almeno 3 punti dirimenti: la legittimazione reciproca, a differenza di una politica che sembra avere scelto come metodo la delegittimazione dell’avversario; condividere alcune traiettorie sulle quali cercare di orientare ciascuno la propria azione, come il rafforzamento della contrattazione di secondo livello, la sicurezza sui luoghi di lavoro, il mercato del lavoro e la formazione, lo sviluppo sostenibile; condividere, infine, azioni di sensibilizzazione, di orientamento e di proposta nei confronti del decisore pubblico». E per i Sindacati il Patto è importante perché «apre a temi da tempo al centro della nostra agenda come, ad esempio, il coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte organizzative e strategiche d’impresa e l’accordo per l’apertura a sperimentazioni sull’organizzazione e orario di lavoro che concilino, a parità di salario, crescita produttiva con i tempi di vita e di lavoro». Il momento storico in cui questa quarta rivoluzione si sta dispiegando è particolarmente difficile da vari punti di vista, sociale, geopolitico, economico, e in un mondo in cui la complessità sta diventando la normalità è fondamentale mettersi nelle condizioni di gestire al meglio da un lato la crescita di produttività delle aziende e la loro competitività e dall’altro tutelare il potere di acquisto dei dipendenti, la loro sicurezza, la qualità della vita, specie in un territorio con oltre 5 mila imprese e 270 mila lavoratori, con 2 milioni e 900 mila abitanti, forte di un Pil aggregato di 96 miliardi di euro, 1,1 milioni di occupati, un tasso di disoccupazione al 5.7% contro il 9,5% nazionale. Organizzazione del lavoro, tempi di vita e di lavoro, parità di genere, welfare, sicurezza, formazione e, naturalmente, tutela dei salari sono tra gli obiettivi primari del patto che, poi, si dovranno tradurre anche nei contratti nazionali di lavoro e nella contrattazione di secondo livello, quella territoriale; e sono i cavalli di battaglia da opporre anche alle istituzioni locali e al Governo centrale. Il mondo, infatti, sta cambiando alla velocità della luce nonostante pandemia, choc energetici, guerre, inflazione, ma ci sono macigni che non cambiano come la tassazione italiana sul lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale, che causa un disincentivo all’aumento delle retribuzioni. E poi c’è la crisi demografica che sta già creando difficoltà e vuoti nelle aziende («il Veneto del 2030 potrà contare su 180 mila persone in età lavorativa in meno, e la difficoltà delle imprese a trovare competenze da assumere è aumentata di 20 punti rispetto al pre-Covid, con picchi del 70-80% per figure più ricercate dall’industria» ha ricordato Destro), per cui Industriali e Sindacalisti concordano sulla necessità di innalzare il livello dell’occupazione, soprattutto femminile, potenziando i servizi per l’infanzia e la non autosufficienza, e di uscire dalla logica dell’emergenza sulle politiche migratorie, investendo su accoglienza e integrazione dei cittadini migranti.

Per competere in un mondo che va a grandi passi verso l’epoca dell’intelligenza artificiale, il precariato nei luoghi di lavoro è considerato archeologia, per cui il patto siglato ieri dovrà servire anche a promuovere politiche attive per lo sviluppo e la stabilizzazione occupazionale: così si incrementeranno produttività e competitività delle imprese, favorendo al contempo la crescita salariale. 


LE SIGLE
Il documento congiunto è stato firmato ieri mattina, nella sede di Marghera di Confindustria, dal presidente Leopoldo Destro, Alberto Zanatta (vicepresidente vicario Confindustria Veneto Est), Luca Fabbri (vicepresidente per le Relazioni Sindacali), dai segretari generali Aldo Marturano (Cgil Padova), Mauro Visentin (Cgil Treviso), Daniele Giordano (Cgil Venezia), Pieralberto Colombo (Cgil Rovigo), Samuel Scavazzin (Cisl Padova Rovigo), Massimiliano Paglini (Cisl Belluno Treviso), Michele Zanocco (Cisl Venezia) e dai Coordinatori provinciali Massimo Zanetti (Uil Padova), Gianluca Fraioli (Uil Treviso), Igor Bonatesta (Uil Venezia) e Gino Gregnanin (Uil Rovigo). Sindacati e Industriali si sono impegnati a sviluppare tavoli specifici sui singoli temi dell’accordo, a partire dall’utilizzo delle risorse derivanti dal Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato dall’Europa) e dalla Zls, la Zona logistica semplificata che riguarda aree da sviluppare nel Veneziano e nel Rodigino che il Governo, però, non ha ancora reso operativa.

Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 10:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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